#siamofatticosì – Come funziona la memoria?

Quante volte ci siamo interrogati su come sia possibile memorizzare una poesia o una formula matematica? Cosa c’è dietro alla nauseabonda ripetizione di versi, di aree e perimetri? Perché ancora oggi, a distanza di qualche anno, molti ricordano ancora il teorema di Pitagora? La memoria è un argomento di studio della neurologia molto affascinante che ancora oggi è una delle sfide più difficili nell’ambito della medicina, soprattutto per le malattie degenerative come il morbo di Alzheimer.

Concettualmente la memoria è, detto molto semplicemente, la capacità del cervello di immagazzinare informazioni. Addentrarsi nei dettagli sarebbe, in questa sede, dispersivo se non addirittura troppo complicato. Per questo, noi di Social Up, ci limiteremo a illustrarvi caratteristiche e funzioni principali della nostra capacità mnemonica.

In primo luogo, sarebbe più corretto parlare di “memorie“. Infatti, nel corso della nostra vita, sviluppiamo in diversi momenti diversi tipi di memorie. La prima, che sviluppiamo a partire dalla nascita, è la memoria motoria, ovvero quella che riguarda l’apprendimento di sequenze di movimenti. Segue lo sviluppo della memoria iconica, ovvero quella legata alla ricostruzione mentale delle immagini. Infine, intorno al quarto o il quinto anno di età, si rafforza quella che è la memoria linguistica. Non è un caso, infatti, che i bambini imparino più velocemente le lingue: la capacità ricettiva dei bambini è decisamente molto più accentuata rispetto agli adulti proprio perché il loro cervello è “plastico”, ancora in formazione e, se sottoposto a poliglossia, ovvero se impegnato nello studio di diverse lingue, decisamente più propenso all’apprendimento.

L’area in cui è situato il centro della memoria sono l’ippocampo, i corpi mammillari, e il nucleo medio-dorsale del Talamo tutti situati nella zona più interna del cervello. L’immagazzinamento dei ricordi avviene attraverso l’attivazione di segnali che stimolano i neuroni ad attivarsi in tal senso grazie a specifiche proteine. Ogni informazione, quindi, viene memorizzata grazie all’operato di una specifiche proteine, passando dall’ippocampo, parte imprescindibile nei processi mnemonici perché codifica l’informazione, alla parte più esterna del cervello chiamata corteccia, dove alla fine viene immagazzinata. Ogni area del cervello svolge funzioni specifiche, pensate addirittura che ne esiste una interamente predisposta al riconoscimento dei volti. Recenti studi hanno dimostrato che, già all’età di 3 mesi, i bambini riescono a riconoscere i volti familiari e, a partire dal sesto mese, riescono a categorizzare gli oggetti intorno a loro, riconoscendoli. Le conseguenze delle lesioni a queste particolari aree del cervello sono state raccolte in un libro dal titolo evocativo di “L’uomo che scambiò sua moglie per un cappello” del neurologo Oliver Sacks. Curiosi di sapere che cosa comporta un danno di questo genere? La risposta, almeno in parte, sta nel titolo!

Il processo mnemonico non è univoco, né prevedibile. In che senso vi starete chiedendo. Se non è prevedibile, come è stato possibile studiarlo? La non prevedibilità dei processi mnemonici sta proprio nella loro varietà. Un ricordo può seguire diverse strade nella nostra mente e non possiamo prevedere a priori quale di queste userà. Parliamo di processo di acquisizione e codificazione quando un ricordo viene registrato nella mente associandolo a categorie in essa preesistenti. Questo lavoro di etichettatura e catalogazione rende possibile ricordare per molto tempo, se non per sempre.Si tratta invece diritenzione ed immagazzinamento quando l’informazione viene stabilizzata e fissata nella memoria, ma non processata, per un determinato lasso di tempo. Attraverso il processo di recupero, riportiamo sul livello cosciente i ricordi del passato, grazie a stimoli associativi  o attraverso un richiamo diretto del ricordo, senza facilitazioni.


Perchè si perde la memoria?
I casi possono essere diversi: i più gravi contemplano le malattie degenerative come il già citato Alzheimer, altre volte contusioni lievi possono comportare patologie non meno gravi come l’amnesia che può presentarsi sotto molteplici aspetti. Nel dettaglio, distinguiamo l’amnesia anterograda, che impedisce di ricordare dopo una contusione, e l’amnesia retrograda prevede la cancellazione dei ricordi prima della lesione. I due fenomeni, i più conosciuti, sono spesso interconnessi e possono essere associati a al danneggiamento di diverse aree, come quella dell’apprendimento linguistico o del riconoscimento.

 La memoria è qualcosa che ci accompagna nella vita di ogni giorno, anche la routine della colazione in qualche modo ne fa parte. Non siamo abituati a pensarcene privati, ma forse è meglio prendercene cura, come già facciamo con molte altre funzioni del nostro corpo!