Le fiabe sono uno dei capisaldi dell’infanzia di tutti noi. Tutte seguono lo stesso intreccio narrativo: la principessa in difficoltà, l’ostacolo da superare e il principe che la salva. Il tutto chiuso dalla fatidica frase “E vissero tutti felici e contenti”.
Che si tratti di Biancaneve ingannata dalla perfida Grimilde, di Rapunzel intrappolata nella torre o di Aurora messa a dormire dalla strega cattiva, siamo tutte cresciute con il falso mito che abbiamo bisogno di protezione e soprattutto di un uomo che ci salvi.
E che dire di Cenerentola? Maltrattata dalle brutte e invidiose sorellastre e dalla matrigna, trova la sua rivalsa in un magnifico abito nuovo e in un paio di scarpette di cristallo. Viene poi notata dal principe che per giorni la cerca disperatamente fino a trovarla e renderla sua sposa.
Tutti conoscete questa storia qui, no?
Rebecca Solnit, scrittrice e attivista femminista, ha immaginato un finale alternativo, diverso e contemporaneo.
Solnit ha scritto molti libri. Tra i più conosciuti ritroviamo “Chiamare le cose con il vero nome” una raccolta di saggi in cui affronta il tema della discriminazione riflettendo sull’uso dei termini corretti. O ancora “Gli uomini mi spiegano le cose”, una raccolta di saggi sul femminismo nei quali rientrano le sue considerazioni sul mansplaining; un termine da lei coniato con cui s’intende l’atteggiamento di un uomo che spiega a una donna qualcosa di cui è già esperta e con tono di chi parla ad una persona che non capisce.
Cenerentola non si sposa con il principe. Non diventa una principessa.
Il suo sogno è aprire una pasticceria e poter essere libera. Libera tutti però, non solo sé stessa.
Lei dalla schiavitù. Le sorellastre, Perlita e Paloma, non hanno la possibilità di scelta e vivono infelici, incatenate ai pregiudizi della madre e alla continua ricerca della bellezza. Il principe vorrebbe la libertà di poter conoscere persone, di svolgere attività nella sua giornata come quelle dei ragazzi comuni. La matrigna è invece imprigionata dall’ansia di non avere abbastanza.
E’ Cenerentola la vera liberatrice perché è il suo desiderio di cambiamento ad aprire agli altri la possibilità di potercela fare. La felicità è di chi se la cerca, lavorando per ottenerla e chiedendo aiuto quando ce n’è bisogno.
Il libro è pieno di spunti attuali, ma è scritto con toni dolci e semplici, tipici della fiaba.
E’ una lettura piacevole, sia per i piccoli che per i grandi, che possono riscoprire la favola più vicina a sé di quanto non lo fosse stata durante l’infanzia.
Divertente, ironico, femminista. Cenerentola libera tutti è il libro che ogni adolescente dovrebbe leggere. Essere principesse va bene, purché nessuno sceglie per noi.