Brigitte Bardot: E Dieu créa une femme très charmant

Il personaggio di Lolita si era appena affacciato dalle pagine di un libro e intanto il suo alter ego cinematografico già si imponeva all’attenzione generale sconvolgendo l’ordine costituito. Era una procace e attraente ragazzina francese già apparsa a 15 anni sulla rivista di moda “Elle”. Una cascata di capelli biondi arruffati con finta noncuranza, adornava un visetto dal broncio facile su cui spiccava una deliziosa boccuccia di rosa. Il resto poi, in un delirio di sinuose rotondità, lo lasciava immaginare il suo splendido corpo.

Correva l’anno 1956:” Et Dieu créa la femme”, divenne un film non per caso.  Proiettate sul grande schermo, queste invitanti sembianze accoppiate alla ribelle sfrontatezza della protagonista, ebbero il magico potere di sedurre milioni di spettatori.

L’attrice nei panni di Juliette Hardy, impersona una giovane ed esuberante bellezza che col suo modo di fare ingenuo e al contempo perverso, irretisce Eric un maturo possidente (Curd Jurgens); affascina il platonico Antoine (Christian Marquand) e sposa per calcolo il timido Michel (Jean Louis Trintignant). Una storia banale, niente di rivoluzionario che sfruttava ancora una volta il mito dell’eterno femminino di cui l’uomo è destinato a essere vittima, diventò speciale per la significativa presenza dell’attrice che da quel momento in poi venne identificata con le sole iniziali: B.B.

Il film però costituì un vero e proprio choc per la società benpensante dell’epoca, e riscosse ovunque un successo straordinario, soprattutto negli Stati Uniti.

Fu così che Brigitte Anne Marie Bardot, nata a Parigi nel 1934, divenne un sex-symbol planetario: adeguata risposta europea al mito hollywoodiano di Marilyn Monroe.

Roger Vadim, pigmalione per diletto, playboy per vocazione, visionario di natura e in cerca di una propria collocazione nella vita, agli inizi degli anni cinquanta, quelli della Nouvelle Vague, l’aveva incontrata sul set del film “Ragazze folli” di Marc Allégret, di cui era aiuto-regista. Proveniva da una buona e agiata famiglia quella parigina che da bambina si vedeva un poco bruttina e pensava solo alla danza e alla musica.  Non fosse stato per lui che si rese immediatamente conto delle sue virtù più apparenti e anche di quelle più o meno nascostamente quasi indecenti, forse sarebbe rimasta solo una crisalide da conservatorio, oppure una figuretta patinata, anziché una farfalla variopinta del cinema pronta a svolazzare leggera sulle ali del suo irresistibile e malizioso fascino.

Invece quell’uomo dall’occhio lungo e dalla mente svelta la mandò a scuola di recitazione, la sposò e la fece esordire come protagonista di questa sua opera prima, decisamente la migliore, il cui titolo italiano pur tradendo in qualche modo il potente significato francese, era lo stesso esaustivo recitando” Piace a troppi”.

Due anni dopo B.B, ancora incantata dallo scenario di quel film in cui spiccava il riverbero turchese della Costa Azzurra e con ancora nella mente i ricordi passati, acquistò La Mandrague: una villa il cui edificio principale piuttosto diroccato con annessa rimessa per barche e capanno da pescatore faceva parte di una tenuta immersa in una fitta vegetazione di canne, inondata dal profumo di lavanda e protetta dai pini marini. Il fidanzato del momento: l’unico notaio di Saint Tropez aprì l’ufficio di domenica per concludere l’affare. Brigitte ne rispettò la fisionomia naturale ma fece arrivare la necessaria modernità.

Bastò la sua presenza per convogliare colà, oltre a eccentrici personaggi, divi del cinema e buona parte del jet set internazionale. Al mattino la spiaggia di Pampelonne divenne la calamita naturale per giovani frementi d’avventura che si crogiolavano al sole e nella loro spavalderia mentre frotte di famelici turisti In cerca di forti emozioni tampinavano i Vip. A sera col chiaro di luna le stelle brillavano in cielo, alcune stelline vestite di lamè si esibivano in scatenati twist, Signore e Signori vestivano alla marinara, e i night club non erano solo rifugi per attempati play boy. L’antico borgo di pescatori in breve si trasformò nella cittadina simbolo degli anni 60. E in quell’anno splendidamente la Bardot sotto la guida del maestro Henri Clouzot riuscì a bucare lo schermo oltre la sua bellezza per l’intenso ritratto di una ragazza accusata di omicidio nel film:“La verità”. Poi nel 1961 per la regia di Luis Malle l’irrequieta attrice girò un film drammatico accanto a Marcello Mastroianni:” Vita privata” dove anima di luce, calore e significato l’esistenza di una donna.

In quegli anni di grande fermento e con tanta voglia di fare, B.B per non farsi fagocitare dall’ambiente si concedeva qualche pausa, decisa a scappare via dalla pazza folla e si ritrovò improvvisamente per qualche tempo cantante. Poi ritornò sul set diretta dal suo mentore nonché ex marito Vadim per impersonare la ricca borghese Geneviève in cerca d’identità nel “Riposo del guerriero” in cui non manca di spargere qualche dose di cerebrale erotismo e l’anno dopo ribadisce la sua caratteristica di donna che vuole a ogni costo uscire dal fascino discreto della borghesia sul set di un film in coppia con Michel Piccoli tratto da un romanzo di Alberto Moravia: “Il disprezzo”. Dopo vari flirt finì col cedere alle lusinghe amorose del ricco industriale tedesco Gunter Sachs e prima del divorzio, ebbe una storia con Serge Gainsbourg, un cantautore che incoraggiò le sue ambizioni musicali.

Sparsi qui e là nel frattempo in quel decennio seguirono altri titoli come” Viva Maria” con Jeanne Moreau; un episodio di “Tre passi nel delirio” diretta ancora da Vadim e per non farsi mancare niente, apparve ancora in grande spolvero nel western” Shalako” come partner di lusso del carismatico Sean Connery. “Le pistolere” assieme a Claudia Cardinale segnò di fatto come film di una certa importanza il suo passo d’addio nel cinema e chiuse il suo essere personaggio pubblico per iniziare un’altra vita sociale fatta di rinnovato impegno musicale, di fervente attivismo a favore degli animali e al contempo cominciò a manifestare forti simpatie politiche. Così quasi in contemporanea al suo quarantesimo compleanno Brigitte ormai felicemente sola malgrado un figlio avuto dal cantante Jacques Charrier, conosciuto sul set di un film di taglio prettamente antimilitaristico, “Babette va alla guerra” del 1959, dichiarò a suo tempo a tal proposito: “Non sono tagliata per fare la madre”e si ritirò nel suo eremo preferito.

Oggi il twist non si balla più e sono demodé i vestiti in lamé, d’estate la luna lassù illumina sempre il mare calmo della sera e di giorno non solo spiagge, vita mondana, drink e vipwatching, ma visite al museo della cappella di Notre Dame per ammirare le tele di alcuni pittori fine Ottocento inizio Novecento. Saint Tropez oggi è una citta di mezzo: esibisce un look architettonico aggressivo e conserva ancora qualche antico particolare. Il passato come un’onda del mare si infrange contro gli scogli del futuro, ma dalla spuma biancastra riaffiorano i ricordi. Basta un nulla, un fremito del vento che trasporta un profumo di fiore, un suono di campana dal soave rintocco, uno sguardo tutto intorno a frugare le particolari intimità del luogo e ritorna in mente Lei, il simbolo incancellabile degli anni d’oro in quella latitudine: Brigitte Bardot.

Rinserrata in quella dimora, attorniata dai suoi animali, libera e selvaggia come prima e più di prima si è da quel tempo consacrata come una vestale al fuoco sacro dei diritti della fauna terrestre.

Ormai ottantatreenne s’impone il disincanto come bisogno, ma le sue pieghe più intime custodiscono gelosamente la sua vicenda privata segnata dai contrastati momenti e mai da forti rimpianti: la diva che disegnò un’epoca, anche se sfiorita, una volta di più mostra il suo carattere di donna impegnata a difendere prima se stessa e poi le sue idee affinché vincano sempre e non muoiano mai.

Vincenzo Filippo Bumbica