American Vandal: il mistero delle seghe e dei cazzi sulle macchine

Oggi giorno la TV ci offre un’infinità di nuove serie definite “crime”, per farne un elenco servirebbe una vita e probabilmente le conoscete tutte o quasi perché è praticamente impossibile non capitarci almeno una volta. Anche noi oggi abbiamo deciso di parlarne, ma vogliamo farlo con il nostro piglio che tanto ci rende particolari. Vogliamo parlare della serie crime del secolo: American Vandal in programmazione su Netflix dal 15 settembre del 2017.  Composta da 8 episodi e ideata dal duo Tony Yacenda e Dan Perrault, American Vandal è una sfacciata satira dai toni grotteschi del genere true-crime.

Il documentario, o meglio la vicenda riguarda una bravata avvenuta nel parcheggio dell’Hanover High School dove vengono ritrovate 27 macchine del corpo docente vandalizzate con delle immagini falliche. Come nelle migliori vicende di crimine si indaga subito sul principale indiziato:  il diplomando Dylan Maxwell, già noto per essere uno degli studenti con numerosi procedimenti disciplinari all’interno del liceo che durante il documentario, per sua stessa ammissione, non nasconde di amare disegnare “bei cazzi” nei momenti di noia tra una lezione e l’altra. La trama è dunque scritta e tutta la scuola si schiera contro il principale indiziato. Tutti tranne uno, Peter Maldonado che dirige il telegiornale scolastico e che, pur non provando particolare simpatia nei confronti di  Dylan, crede alla sua innocenza. Per scagionarlo, con la complicità del suo amico Sam, realizzerà un documentario volto a scoprire la verità e, chissà, trovare il vero colpevole.

La serie risulta scorrevole e ben strutturata; prosegue come fosse uno di quei classici documentari true crime, raccontando e documentando ogni passo delle indagini con numerosi  interrogatori agli studenti della scuola. Vengono fuori assurde storie, come flirt tra la più bella del campo e un ragazzetto sfigato. Tutto documentato appunto, riprendendo e facendo una fantastica parodia di tutti quegli interessanti documentari sui criminali che abbiamo imparato a odiare.

La serie ha avuto talmente tanto successo (inspiegabilmente) che hanno deciso di realizzare una seconda stagione che non potremo non vedere per ammirare e lodare il dio del trash come siamo soliti fare. La cosa che rende ancora più assurda questa serie trash e che sia stata la serie “vista con maggiore intensità” dello scorso anno: cioè vista per almeno due ore al giorno dagli utenti Netflix.

Se alla fine dell’articolo non avete capito se il nostro giudizio è positivo o negativo, non è che vi siete distratti, è che proprio non siamo stati in grado di capirlo.

Andrea Calabrò