Adolescenti, sessualità e dipendenze ne abbiamo parlato con la psicologa Alessandra Cazzaro

Spesso ci capita di discutere della società moderna, lo facciamo quotidianamente in questo giornale, lo riproponiamo a casa o con gli amici discutendo di eventi che ci toccano da vicino o generalizzando le esperienze. 

Il focus di questo articolo sono gli adolescenti, la materia viva e malleabile della nostra società. Se è vero che dagli adulti bisogna imparare, è anche vero che poca attenzione viene rivolta ai giovani: viziati, piagnoni e menefreghisti sono gli aggettivi che sempre più spesso troviamo all’interno di articoli, analisi scientifiche o discussioni in famiglia facendo riferimento agli adolescenti. Eppure, sono ragazzi che amano viaggiare, sono aperti a nuove culture, lingue ed esperienze, ma più di tutto vogliono comunicare, forse lo fanno in modo sbagliato, ma voi avete insegnato loro come si fa? 

Sono, quindi, i ragazzi a chiudersi e impigrirsi o siamo noi che non riusciamo ad ascoltare? 

E’ proprio di esperienze, di vita, di problemi e possibili soluzioni che ci sembrano troppo difficili da capire, ciò di cui abbiamo discusso con la psicologa Alessandra Cazzaro. Laureata in psicologia e con una specializzazione in neuroscienze, abbiamo deciso di porle delle domande per capire un po’ cosa accade sotto i nostri occhi, rompere i pregiudizi e magari invogliare qualcuno di voi a fermarsi a riflettere, sul proprio ruolo e sulle proprie esperienze.

Aiutare le persone a comprendersi, com’è nata la sua passione per la psicologia?

La mia passione per la psicologia nasce dalla curiosità di capire il comportamento delle persone

I due ambiti di cui si occupa sono psicologia e neuroscienza, che punti di contatto hanno queste due discipline?

Ho capito che la psicologia non poteva rispondere a tutte le domande che mi ponevo e avevo bisogno di altro, per questo ho scelto una specializzazione in neuroscienze.

La psicologia studia il comportamento e la mente, mentre le neuroscienze sono l’insieme degli studi scientifici sviluppati nel cervello. Per la mia idea di professionista credo sia importante conoscere come la mente influenza il cervello, come il cervello influenza la mente e quali fattori esterni possono influenzare la mente e il cervello, intendo dire che uno psicologo dovrebbe conoscere gli effetti dell’alcool, delle droghe o di un trauma nel cervello per poter lavorare con i pensieri, i ragionamenti e le emozioni delle persone.

Esiste ancora oggi molta diffidenza nei confronti della sua professione, non è facile al giorno d’oggi parlare dei propri problemi o insicurezze. Qual è stato l’ostacolo più grande che ha incontrato nel corso della sua carriera?

Si, al giorno d’oggi le persone pensano ancora che andare dallo psicologo significhi essere “pazzo”, ma riconosco anche il nostro limite nel non riuscire a farci conoscere come promotori di benessere, ma solo
risolutori di patologie. Spesso il grande limite che riscontro è il pregiudizio sulla mia giovane età che dovrebbe denotare inesperienza, ma come sempre, poi sono i fatti che chiariscono ogni dubbio e preconcetto, sono le persone che selezionano i professionisti in questo campo.

Parlando di adolescenti, media ed esperti non fanno altro che sottolineare l’insoddisfazione delle nuove generazioni. Lei cosa pensa a riguardo? Come sono realmente gli adolescenti moderni?

Spesso credo sia più facile colpevolizzare le nuove generazioni che revisionare le vecchie. L’esempio è la più grande forma di apprendimento per l’essere umano, se manca i ragazzi fanno riferimento al gruppo dei
pari, ai media, a tutto ciò che in qualche modo li possa far sentire guidati e indirizzati. Credo che gli adolescenti di oggi abbiano bisogno di un’educazione più evoluta e coerente per potenziare al meglio le loro idee e incanalare la loro grande creatività.

Esistono ancora tanti tabù dettati dalla cattiva informazione e dal pregiudizio, in ambienti come la scuola o la famiglia, parliamo ad esempio di disturbi dell’apprendimento, aggressività, autismo e scarsa autostima. Come possiamo combattere questi stereotipi?

Credo che il più delle volte le persone sentano il bisogno di etichettare alcuni comportamenti per renderli più comprensibili, sottovalutando l’influenza che può avere una prognosi nei ragazzi. Speso gli adolescenti perdono di vista le loro attitudini rassegnati e legati da una diagnosi, in questo il mio lavoro è fondamentale: credo nell’evoluzione.

Se ci fermiamo a parlare con i ragazzi è sempre più evidente la loro insicurezza. Cosa possono fare concretamente i genitori per migliorare la loro autostima?

Vedo i ragazzi privi di guide, ideali e valori. Vedo dei genitori impegnati nelle loro routine e mancano dei momenti di sincero ascolto dei propri figli, senza giudizi, senza pretese, ma il comprenderli per avere una massima lettura di un adolescente. Spesso i genitori vogliono che i figli si comportino secondo le loro aspettative non tenendo conto dello sviluppo psicologico e cognitivo che stanno vivendo.

Si occupa di disturbi alimentari, dati recenti mostrano come il numero dei ragazzi stia aumentando in modo preoccupante. Cosa si innesca nella mente di questi ragazzi tanto da indurli ad una progressiva distruzione?

I disturbi alimentari denotano negli adolescenti la mancanza di qualcosa e l’impossibilità di trovare delle alternative percorribili per raggiungere un sano livello di benessere. L’anoressia e la bulimia sono degli atteggiamenti che prevedono un forte bisogno di controllo di sé, perché troppo spesso dettato da altri. L’adolescente per riconoscersi come persona in grado di pensare e agire da solo, senza pressioni, aspettative, standard da raggiungere o prestazioni da mantenere esercita un fortissimo controllo sul proprio corpo, aspetto che nessun altro può governare.

Le dipendenze possiamo dire sono transgenerazionali, ne sono vittime sia gli adulti che i ragazzi, perché siamo spinti verso qualcosa che sappiamo ci farà del male?

Le dipendenze non sono nient’altro che la nostra responsabilità ( cioè il dare risposta alle nostre abilità) traslata in fattori esterni come il gioco d’azzardo, l’alcool, le droghe ecc… O meglio l’incapacità di vivere e affrontare alcuni eventi o situazioni della nostra vita, di fronte ai quali cerchiamo soluzioni alternative per stare meglio. Oggi cerchiamo soluzioni senza pensare al domani e purtroppo nel nostro cervello si innescano i circuiti neurali del piacere che portano le persone a riprodurre i comportamenti gratificanti anche se dannosi.

Sesso, tutti ne parlano, ormai è diventato un argomento super sdoganato dall’arte, fotografia, moda, film. Sembra non sconvolgerci più nulla, quanto è stato positivo nell’evoluzione umana la perdita del pudore?

Oggi si parla ancora troppo poco della sessualità anche se è più visibile di un tempo. Spesso mi ritrovo davanti alla difficoltà dei genitori di non saper come affrontare il tema della sessualità con i propri figli e di conseguenza gli adolescenti o cercano su internet o chiedono ad amici e parenti quasi coetaneo, quindi non viene mai trasmessa una cornice completa di cosa significa avere un rapporto sessuale, di come si vive, di cosa implica, a quali rischi si va incontro, e non vengono trasmessi i livelli valoriali dell’intimità.

Una domanda da un miliardo di euro, penso una delle chimere dell’esistenza umana, cosa dobbiamo fare per essere felici?

La felicità è un’emozione e come tale non può essere costante ma presente nei momenti più significativi, perciò preferisco parlare di serenità e benessere che rientrano in uno stato d’animo più prolungato nel tempo. Per stare bene, si può iniziare dall’amare se stessi accogliendo i propri limiti e i propri pregi senza giudizi, dal relazionarsi con persone che ci fanno stare bene, evitando coloro che percepiamo molto lontani dal nostro mondo valoriale, fare ciò che ci piace e credere sempre nelle nostre possibilità per rincorrere i sogni desiderati!

Claudia Ruiz