In Sicilia nella costa occidentale, sorge nella pianura della Conca d’oro, la città di Palermo, perla indiscussa del mar mediterraneo. E’ proprio da qui arriva un “piatto” che potremmo definire l’oro di Palermo, parliamo delle panelle, simbolo indiscusso dello street-food palermitano, capace di imporsi anche all’infuori della zona della Conca.
Le panelle palermitane sono delle sfiziose frittelle fatte di farina di ceci, aromatizzate con un po’ di prezzemolo e mangiate secondo la tradizione in un panino (solitamente una “mafalda” con i semi di sesamo o una “muffoletta”, ad ogni modo si tratta in entrambi i casi di pane bianco semplice), da qui il celebre nome pane e panelle. Alle panelle si suole accompagnare la tipica crocchetta palermitane creando così la formula “pane panelle e cazzilli”(vista la forma fallica delle crocchette)
La loro storia millenaria inizia con la dominazione della Sicilia da parte degli Arabi (827 d.C.), un popolo di esperti gastronomi, che sperimentò la tritatura dei semi dei ceci per ricavarne una farina che, mescolata all’acqua e cotta, dava vita ad un impasto da friggere simile a quello della polenta: la “panella”.
Le panelle nascono come cibo povero, consumate in particolar modo dal popolino, spesso come unico pasto quotidiano, data la semplicità e il basso costo degli ingredienti per la preparazione. Povero ma sublime nel sapore, tanto che una volta fritta la panella diventa irresistibile per chiunque (palermitano e non) si trovi a passare davanti ad una delle tante friggitorie (panellerie) disseminate per la città.
Proprio perché cibo consumato dalla popolazione povera, si dice che venissero chiamate originariamente “piscipanelli”, venendo realizzate a forma di piccolo pesce così da sembrare di mangiare una irraggiungibile frittura di pesce troppo cara a quei tempi per la maggior parte della popolazione.
Ma le panelle palermitane col tempo ha sfamato le bocche anche personaggi illustri, la Casa Reale, Giovanni Guttusu, Luigi Pirandello, Leonardo Sciascia, e ancora tanti uomini politici e di grande potere, eliminando la distanza tra popolo e nobilità.
In passato il panellaro camminava con un “carretto” sul quale era montata un “baracchino” di legno chiuso da tre lati al cui interno vi erano: un fornello in pietra lavica sul quale era posta una grande padella utilizzata per la frittura, un ripiano con le panelle già fritte, un contenitore di latta per il sale e un altro ripiano in cui venivano tenute le mafalde ricoperte di sesamo. Oggi la panella rappresenta il simbolo dello street food di Palermo, tanto che è possibile trovarle in tutta la Sicilia, servite come aperitivo insieme a delle ottime fritture di pesce o come antipasti sfiziosi per fare colpo con i propri ospiti.
Per chi si troverà nella splendida Palermo e voglia gustare le autentiche panelle vi consigliamo alcune delle più importanti friggitorie. In via Monte Pellegrino, di fronte la Caserma Cascino, i palermitani di vecchia o di nuova generazione hanno gustato almeno una volta nella propria vita le “panelle palermitane” di Zù Totò, friggitoria ambulante da sempre e puntualmente la più frequentata. A piazza Indipendenza Testagrossa è il must delle friggitorie. A piazza Marina, angolo Corso Vittorio Emanuele, Franco “u Vastiddaro”, delizia i turisti in giro per il nostro centro storico, nonché i palermitani che, nelle sere d’estate, animano la storica piazza per un tuffo nel passato e per concedersi un peccato di gola.