Fidia: un affascinante viaggio nella Grecia classica

Fidia rappresentò la massima espressione del lungo quanto tortuoso percorso che l’arte greca affrontò nel corso della sua storia, legando indissolubilmente la sua essenza alla cultura classica che ne derivò. Assoluta perfezione, atemporalità dei valori, massimo godimento estetico e un essenziale spirito matematico: furono queste le peculiari quanto faticosamente plasmate, caratteristiche dell’arte greca classica.

Da una fase crescente fino al suo massimo apice, la cultura classica maturò una concezione del corpo umano basata sulla progressiva perfezione armonica  in ogni sua parte; Fidia ne fu un massimo esponente, il quale portò ad una suprema intensità ed efficacia la simmetria rivelatrice del “corpo greco” attraverso una finissima e ben calcolata proporzione matematica.

Sapevano fondere un’estrema quanto suggestiva passionalità di “moti interni” con una scrupolosa misurazione di ogni membra, di ogni dettaglio corporeo, così da poter quasi se non superare la perfezione tanto bramata e difesa da quelli che fungevano da loro imprescindibili modelli: le divinità.

Naturalismo ed immedesimazione emotiva, estrema e fedele razionalizzazione delle forme umane, queste furono le fondamenta imperative tanto magistralmente raggiunte; l’intera statuaria classica quindi anche Fidia puntarono a rappresentare non “un uomo” bensì la figura dell’uomo ideale, ovvero quel limite perfetto a cui poteva giungere il corpo umano. “L’eternità di un momento”, gli artisti greci arrivarono a formulare il concetto di “momento pregnante” di grande concentrazione interiore e partecipazione emotiva.

Fidia estremizzò perfezionandole dolcemente tutte queste fondanti caratteristiche. Nato ad Atene nel 490 circa morì molto probabilmente nel 430 a.c; lavorò anche a Platea, Tebe ed Olimpia. Se Pericle rappresentò la massima espressione degli ideali greci in politica applicati ad una concezione democratica della società, Fidia fu senza dubbio il maggior interprete  degli ideali artistici e culturali della “Grecia classica”.

Nel 447 Pericle e Fidia si unirono in quella che sarebbe diventata una delle più suggestive e cruciali, artisticamente e culturalmente parlando, collaborazioni mai costituite prima; non solo, ma con l’aiuto degli architetti Ictino e Callicrate,  iniziarono una monumentale e tra le più illuminanti ricostruzioni del Partenone, distrutto qualche anno prima dai persiani. La realizzazione del tempio durò circa dieci anni e Fidia realizzò per il complesso monumentale una quantità enorme di sculture: oltre le 40 statue. Sua fu anche la celebre statua crisoelefantina di Atena Parthenos, realizzata in oro ed avorio successivamente inserita all’interno del tempio, oggi distrutta e di cui ci rimangono solo delle copie in scala molto ridotta e qualche raffigurazione su gemma.

Come per ogni grande epoca greca vi era particolare preminenza nel dover e saper raffigurare,  nel “dar forma e sentimento” alla natura divina nel modo più idoneo possibile, rasentando quasi obbligatoriamente la perfezione. Fidia portò ai massimi livelli questi imperative necessità di conferire “l’oggettiva” passionale grandezza e rigorosa compostezza. Fu capace di padroneggiare alla perfezione ogni materiale ed ogni tecniche finora conosciuta, da quelle a tutto tondo a quelle a bassorilievo. Con Fidia si raggiunse quell’armonia, quell’equilibrio della rappresentazione plastica che così lentamente plasmò l’arte greca.

Tra le sue opere più famose compaiono un Apollo Parnopios in bronzo e un’Atena Lemnia. Atena e Zeus rappresentavano le più importanti divinità greche (insieme ad Apollo ed Ares) e riflettevano come per Pericle e Fidia in politica e in scultura, gli assoluti perni dell’intera cultura e popolo greco; intorno al 450 realizzò la grande statua crisoelefantina di Zeus per il tempio di Olimpia, considerata nell’antichità una delle sette meraviglie del mondo. Opere queste tutte scomparse, di cui si rimangono solo qualche copia frammentaria o riproduzioni iconografiche.

Alfonso Lauria