11enne si lancia dal balcone ed una 15enne programma la morte dei suoi genitori: il gioco horror diventato virale

Potrebbe esserci una connessione triste e macabra tra le vicende del ragazzino di 11 anni che si è suicidato a Napoli lanciandosi dal balcone della sua casa e la studentessa 15enne che a Vicenza è stata fermata perchè stava organizzando la morte di entrambi i suoi genitori. Un gioco perverso, sfide lanciate sui social, plagi su adolescenti in erba che esaltano le gesta di psicopatici del web, come quello di Jonathan Galindo, un gioco che porta alla morte. Così è successo al bambino di 11 anni a cui è stato dato l’estremo saluto nella basilica di Santa Chiara a Napoli. Una bara bianca, tanti fiori, un attonito silenzio e l’incredulità per ciò che è avvenuto. Si è tolto la vita lanciandosi dal balcone della propria abitazione, forse per adempiere ad una challenge a cui aveva partecipato sul web. Ma cosa vuol dire? Da parecchio tempo ormai, serpeggiano diversi account con l’identità fittizia di Jonathan Galindo, un personaggio dalla maschera grottesca che irretisce minorenni, statisticamente più fragili. Li attira a sè circuendoli, facendogli compiere delle sfide che mettono a repentaglio la loro stessa vita. E’ una manipolazione mentale lenta e sottile, quando si è invischiati ormai è difficile tirarsene fuori. E’ ciò che sarebbe successo al ragazzino di Napoli. Monsignor Vincenzo De Gregorio, che ha officiato la messa insieme a Giovanni Paolo Bianco, parroco di Santa Chiara,  si chiede il perché di questa scomparsa così assurda. “Ammesso che possa essere trovata una risposta.”

Molto toccanti le parole del padre che non sa darsi una spiegazione. Fino all’ultimo istante in cui ha visto il figlio a cena, era felice. “Mi sono dato una immagine. Lui pescava pensando di aver preso un tonno, lo ha addentato e invece era un pesce velenoso.”
Ha continuato dicendo che la vita del bambino, seppur breve, è stata molto intensa e gioiosa. “Tanti bambini non hanno avuto gli 11 anni di felicità come li ha avuti mio figlio.” Un altro episodio altamente problematico è quello della ragazza di 15 anni di Vicenza, che voleva uccidere mamma e papà, e stava programmando tutto forse con l’aiuto del fidanzato. Il piano era già stato studiato, ma a farlo saltare è stato un amico della ragazzina che, impaurito da quanto la 15enne, che non faceva mistero dei suoi propositi, raccontava in chat, è andato dai carabinieri, rivelando quanto stava accadendo. I militari hanno avviato le procedure del caso, avvisando genitori e servizi sociali. Stando a quanto emerso, la 15enne non aveva particolari problemi: studentessa, brava ragazza, figlia unica di una giovane coppia perbene, aveva con i genitori un rapporto definibile buono. Sul coinvolgimento del fidanzatino invece gli inquirenti invitano alla prudenza.Da parte sua la 15enne si è difesa spiegando che non lo avrebbe mai fatto: il suo era poco più che un gioco. D’altra parte però il tono dei messaggi, spiegano gli inquirenti, non sembrava particolarmente ironico, anzi. I genitori della giovane ora vogliono capire cosa possa aver spinto la figlia a scrivere messaggi di tale crudeltà. Entrambi gli episodi mascherano l’azione di menti malate che molto sicuramente influenzano con giochi estremamente pericolosi la normale vita di molti adolescenti attratti dalla popolarità e del fascino mediatico del web.

Alessandra Filippello