finley ritorno band
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We are Finley, il sorprendente ritorno della band di Legnano

We are Finley, è questo il titolo dell’album che sancisce il ritorno della band di Legnano. Un album che ripesca dal passato e ripropone un ascolto live di brani già noti al pubblico, impreziosendosi però, di un inedito, San Diego. Un brano che strizza l’occhio alla città dei Blink 182 e alle spiagge dorate di Baywatch, ma che è soprattutto una dedica al figlio di Pedro, nato lo scorso febbraio. L’obiettivo di questo nuovo lavoro è quello di dare al pubblico la sensazione di ritrovarsi davanti al palco. Sì, perché è proprio il palcoscenico l’habitat naturale dei Finley, dove riescono a sperimentare e a rendere al meglio. We are Finley si prefissa l’obiettivo di far rivivere le stesse emozioni di un live, sia al grande seguito della band, sia a coloro che li ascoltano per la prima volta.

Pedro, Ka, Dani e Ivan hanno dato il via ad un nuovo tour, partito il 24 maggio al Parallel Festival di Brescia e tentando di rendere calda quest’estate italiana che tarda ad arrivare.

We Are Finley da dove nasce l’idea di un album live?

Negli ultimi anni, ma in generale la nostra carriera è contraddistinta da una grande presenza sui palcoscenici. E’ venuto perciò facile dopo 15 anni, pensare ad una raccolta di canzoni registrate in studio, che non rappresentano la band con le caratteristiche odierne. Si è pensato a qualcosa di attuale e che prendesse in considerazione l’evoluzione delle canzoni. Un live ci è sembrata la soluzione migliore come dimostrano anche i risultati delle nostre esibizioni e come il pubblico reagisce. E’ anche un bel modo di rivivere le sensazioni, ed inoltre è sembrato un bel modo per fermare il tempo e rivivere un live ascoltandolo, ma anche vedendolo e, mi sembra che ci siamo riusciti.

Una scelta che vi fa giocare in casa con glorie passate, ma poi ecco che spunta un inedito, San Diego. Perché uno solo?

Uno solo, perché siamo stati molto impegnati, tra concerti e con l’esperienza radiofonica su radio 101. Dopo qualche settimana dall’inizio ci siamo trovati subito a meraviglia con l’editore e con il pubblico ed è avvenuto il passaggio in una fascia importante, dalle 17 alle 20, in una radio che ci sta dando e ci darà tutti gli strumenti per far bene. Il tempo nel frattempo non è stato moltissimo. Si è allargata la famiglia, come ben sai e, per quanto ci siamo dedicati alla produzioni di canzoni, San Diego sembrava l’unica pronta ed era quella giusta a raccontare quello che stavamo vivendo in questo periodo.

Il genere punk pop, punk rock ha ancora possibilità di riemergere o è destinato a fan affezionati e nostalgici?

Dipende. Non vive sicuramente una bella fase, è discendente. Il rock in generale vive un momento di stanchezza. Ci sono però delle realtà che riescono a generare buoni risultati, penso ai Sum 41 che si sono rilanciati benissimo negli ultimi anni, sia in termini numerici che in termini di proposte. Ma non solo loro, ci sono tante realtà che riescono a fare grandi numeri. Sicuramente è un genere musicale che è entrato nel cuore di tanti adolescenti, penso anche alla mia generazione, in cui si ci rifugia molto spesso- Soprattutto chi non ha trovato una corrente o un genere artistico che gli entrato nel cuore e lo rappresenti.

Per chi produce un genere musicale di questo tipo, quanto è importante lavorare con un’etichetta indipendente come la vostra?

Sì, è importante. Ti permette di essere più rapido e mettere in pratica le tue idee in fretta. Il fatto che lavoriamo da soli da molti anni ci ha insegnato tutta cose, leggere le situazioni ed è sicuramente un vantaggio…

E se fosse in realtà uno svantaggio non avere un’azienda che indirizzi l’artista nel panorama musicale?

Certamente, perché esci da certi circuiti che ti permettono di partecipare a grandi manifestazioni di grande visibilità, ci sono tanti contro… Però, è giusto porre la luce anche sui pro, perché sono molti e ti permettono di crescere anche come individuo e persona che lavora a tutto tondo nel mondo della musica.

Un periodo fecondo, da speaker a We are Finley, il tour parte oggi. Come vi preparate?

Sì, è un periodo denso di appuntamenti su più fronti… e poi c’è chi dice che gli uomini non sono multitasking. Ci stiamo preparando e ci siamo preparati molto. Il fatto di suonare tantissimo già ti allena molto, sono più le volte che negli ultimi mesi abbiamo suonato su di un palco che in una sala prove. Suonare sul palco ti da modo di provare e mettere a punto tutto. Il tour che parte oggi, sarà rafforzato da San Diego che è stato accolto con gran entusiasmo dal pubblico al di là delle storie raccontate dal brano. Nel tour primaverile l’avevamo già proposta in anteprima, nessuno la conosceva, ma la risposta è stata buona. Non vediamo l’ora di riproporla al pubblico che ormai la conosce. Sarà bello, perché nell’insieme la scaletta è oliata e abbiamo apportato numerosi accorgimenti. Sarà un bel tour in giro per l’Italia.

Quindi andrete in giro per le città cantando i vostri successi…Pedro è un ripasso estivo prima di un nuovo progetto invernale?

Sicuramente quest’autunno ci prenderemo qualche mese. Stiamo producendo cose nuove, nuove canzoni. Ci sono novità su cui lavorare.

Benito Dell'Aquila