Se si parla di vini italiani tipici, non si può ignorare tutto il peso e l’importanza del lambrusco, uno dei vini più antichi in assoluto. Si tratta, infatti, di un prodotto il cui successo risale ai tempi dell’Antico Romano Impero, derivato da vitigni selvatici. Eppure il lambrusco conserva moltissime sorprese, dunque non può essere liquidato in poche parole: serve una guida piuttosto corposa per raccontare ogni sua sfaccettatura, dalle origini fino ad arrivare alle varie tipologie di lambrusco, passando dal suo forte legame col territorio.
Origini e storia del lambrusco
Come detto, il lambrusco è un vino realizzato a partire da un vitigno selvatico. Lo spiega il suo stesso nome: il termine “lambrusco”, difatti, deriva dalle parole latine “labrum” e “ruscus” (rispettivamente “margine” e “selvatico”). È impossibile risalire alle radici di questo vino, dato che i primi nettari prodotti dagli uomini sono stati realizzati a partire proprio da queste viti. Quel che è certo, è che già in epoca romana il lambrusco godeva di una fama a dir poco eccezionale. A livello storico, alcune delle prime testimonianze provengono da Modena, dove la contessa Matilde di Canossa incentivò le coltivazioni di viti nei territori conquistati per favorire lo sviluppo economico. Chiaramente il lambrusco di Modena non è l’unico con un’etichetta storica di una certa rilevanza: basti pensare a quello di Parma, insieme ai vini di Padova, Bologna e Mantova.
Le tipologie di lambrusco
Un aspetto molto interessante di questo vino è il seguente: ne esistono di diverse tipologie, una più buona dell’altra. E per provare le tante varianti non serve fare molta fatica perché è possibile trovare facilmente questo vino anche sugli e-commerce di settore, come accade con la vendita di lambrusco online su Tannico.it, la più grande enoteca digitale di vini italiani. Quali sono, dunque, le varietà più interessanti? Si comincia con il lambrusco modenese di Sorbara, caratterizzato dal fenomeno dell’acinellatura, prodotto a sua volta in diverse varianti, dal rosso al rosato. Un altro lambrusco che merita di essere citato è il Grasparossa, noto anche come Castelvetro o Spezzano: è il più fruttato di tutti, con le sue note ai frutti di bosco e il suo colore brillante e dai toni viola. Anche il Salamino merita di entrare di diritto in questa lista, per via del suo rosso intenso, del sapore ancora una volta fruttato e per merito della sua freschezza. Nell’elenco figurano pure il lambrusco di Modena, il Marani e il Maestri, insieme al Ceci, al Montericco e all’Ancellotta, il più rosso in circolazione.
Il legame con il territorio
In Italia sono numerosi i prodotti legati a doppio filo al territorio e il lambrusco rappresenta uno degli esempi più evidenti di questo fatto. Al punto da diventare un vero e proprio simbolo delle tradizioni della regione che lo produce. Non è un caso che proprio il lambrusco sia uno dei prodotti di maggior successo a livello internazionale, dunque in termini di esportazioni all’estero e non solo di vendite in Italia. Si parla, infatti, di un vino che mette d’accordo tutti gli attori della filiera, che lavorano e operano all’unisono, in una sorta di meccanismo perfetto. Un altro fattore da sottolineare è questo: il lambrusco, per definizione, viene realizzato solo ed esclusivamente a partire dall’uva locale ed è per questa ragione che se ne trovano così tante varietà in giro per la Penisola.
Infine, è un vino tipico delle pianure, che è riuscito anche a trasformare un’apparente debolezza in un punto di forza: essendo meno alcolico dei concorrenti, è più fresco e anche più leggero, quindi adatto a un pubblico di estimatori molto più vasto. E poi è anche un vino moderno che sa come rispettare le tradizioni: un punto di forza del lambrusco, che da questo punto di vista non teme rivali.