Vascelli fantasma al largo del Giappone

E’ dalla metà di ottobre che al largo delle coste Giapponesi vengono ritrovati dei “vascelli fantasma”. Questi sono pieni di cadaveri in putrefazione, alcuni dei quali decapitati altri invece contengono solo scheletri.

Le imbarcazioni ritrovate sulle coste del Giappone dalla fine di ottobre, per lo più vascelli in legno danneggiati e in pessimo stato, sono almeno 14. A bordo nessun segno di vita, ma una ventina di corpi in decomposizione, due dei quali decapitati. Scheletri, un pezzo di stoffa che sembra appartenere a una bandiera nordcoreana, attrezzi da pesca e, su alcuni scafi, la scritta «Esercito del popolo della Nord Corea».
Il giallo non è ancora stato risolto. La guardia costiera giapponese ha detto che negli ultimi cinque anni ci sono stati oltre 200 incidenti in mare, ma la frequenza degli ultimi ritrovamenti è davvero inquietante.
La provenienza dei vascelli non è ancora stata accertata ufficialmente, ma tutti gli indizi portano a pensare che si tratti di barche salpate dalla Corea del Nord.
Resta da stabilire se gli equipaggi fossero formati da marinai che non sono riusciti a fronteggiare il mare, o se si trattasse invece di persone che tentavano di fuggire dal regime dittatoriale di Kim Jong-un. Secondo gli esperti marittimi giapponesi le imbarcazioni, tutte vecchie e pesanti, non sono in grado di viaggiare velocemente e non hanno motori abbastanza potenti per affrontare le correnti. Quello che resta da stabilire è da quanto tempo quegli uomini fossero in viaggio e cosa li abbia portati fuori rotta.
In Corea del Nord, secondo il Dipartimento di Stato Usa, ci sono circa 200 mila detenuti, mentre sono circa 300 mila i rifugiati che vivono in Cina. Shin Dong-Hyuk, costretto a vivere in un campo di internamento dalla nascita fino all’età di 22 anni, dopo essere riuscito a scappare ha raccontato la sua odissea in un libro, Fuga dal Campo 14. Oggi è ambasciatore Onu per i diritti umani e ha denunciato la crudeltà dei trafficanti, che rapiscono e poi rivendono i nordcoreani che vogliono evadere dal Paese, bambini compresi. «Vengono trattati come animali e il loro prezzo di mercato si aggira intorno ai 200 dollari», ha detto Dong-Hyuk, mentre il salario medio di un operaio nordcoreano oscilla tra 1,5 e 2,5 euro al mese. L’80% delle donne che fuggono dal regime sono sfruttate e abusate sessualmente.
Secondo Christopher Green, analista di DailyNK, organo d’informazione sudcoreano per cui lavorano molti rifugiati provenienti dalla Corea del Nord, sono circa 1.500 le persone che ogni anno tentano di fuggire da Pyongyang.
Il loro numero esatto, tuttavia, è impossibile da stabilire, per via del carattere per definizione clandestino del fenomeno.
redazione