Uomini che odiano le donne che odiano il fantacalcio

Fine dell’estate, inizio del campionato. E, insieme a esso, del fantacalcio, un gioco che permette a ognuno di noi di creare la propria squadra e farla scontrare contro quella degli amici, con i quali si fa l’asta per ogni singolo calciatore. Non bastava il calcio e il tifo per la propria squadra del cuore a rovinare la maggior parte dei weekend amorosi. “Ma amore, oggi è il nostro anniversario”. “Eh ok, ma gioca il mio portiere contro il suo attaccante nel posticipo. Non possiamo fare settimana prossima?” Il fantasma che aleggia davanti a qualsiasi donna, fidanzata, compagna che abbia un ragazzo in fissa totale con questo fenomeno. E che non colpisce solo i ragazzini, ma anche adulti pronti a perdere qualsiasi dignità al momento dell’asta. Rispettabili professionisti pronti a sfoggiare un linguaggio da erotomane, battute cameratesche e i peggiori insulti agli amici di una vita per garantirsi questo o quel giocatore. Roba da andare a nascondersi.

“Alla tua età ancora giochi a ‘ste cose per bambini”, la classica frase che l’appassionato fantacalcista si sente ripetere dalla sua dolce metà. Una donna, però, non può capire. Mettiamo subito in chiaro: il fantacalcio è roba da maschi. Ed è una cosa serissima, non si può derubricare nella sezione “hobby”.

“Eh vabbè dai, è solo un gioco”. Una frase tanto sensata quanto da non dire, per non scatenare l’ira del vostro interlocutore. Il quale ha, come sempre, perso ed è già concentrato sulla settimana successiva, nella speranza, anzi nella convinzione, di potersi rifare. Per il fantacalcista NON è un gioco. Perché passare le giornate a guardare statistiche, quotazioni, scrivere tabelle excel, consumarsi i polpastrelli con la calcolatrice, vestirsi da sceicco o da petroliere per guardare le partite non può essere un gioco. È qualcosa di più. Qualcosa che condiziona totalmente la propria vita.

Da www.m.calciomercato.com

Che vinca o che perda, il fantacalcio cambia radicalmente la persona con cui avete a che fare. In ogni agglomerato fantacalcistico c’è colui che vince sempre, il vincente. Colui che gli altri guardano e pensano: “Che fortunato, sposato, figli, un lavoro. E vince pure al fantacalcio”. Provate a chiedere alla moglie, se la vita sia facile, e ai figli, se conoscano il loro padre. Le cose peggiorano drasticamente per tutti gli altri, i quali, ovviamente perdono. Il lunedì si arriva in ufficio imbruttiti, barba sfatta, occhiaie, perché si è persa una partita di mezzo punto. E ogni anno, alla fine di una mediocre stagione, dicono: “Basta, smetto”. Salvo poi ritrovarsi tirati nuovamente in mezzo ad agosto ad accapigliarsi per Balotelli, come se dopo averlo acquistato venisse a palleggiare nel loro giardino.

Non preoccupatevi troppo, non è tornato bambino. Sì, probabilmente è un po’ infantile mettersi a piangere per un gol sbagliato dal proprio attaccante o insultare l’arbitro per un’ammonizione di troppo. Ma il bambino dentro di lui ogni tanto va nutrito. È una droga e cercare di farlo smettere potrà solo peggiorare le cose. È come se lo costringeste a smettere di fumare o a rinunciare ai dolci. Pazientate, prendetelo come un fioretto che ogni anno anno vi avvicina sempre più al Paradiso.

Viverla serenamente, comunque, è possibile. Pensarlo come è un gioco, è possibile, altrimenti si diventa degli sfigati. Io proprio non li capisco. Ora scusate, scappo perché ho l’asta. Se mi fottono qualcuno di quelli che ho messo in busta mi incazzo come una bestia. E me lo sento, quest’anno è il mio anno. Anche perché se non vinco nemmeno questa stagione, è la volta buona che smetto.

redazione