Una settimana senza la Regina Elisabetta: cosa è cambiato da quando “Il Ponte di Londra è crollato”

Giovedì 8 settembre 2022, precisamente una settimana fa, ci lasciava la Regina Elisabetta II. Regina del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord e degli altri reami del Commonwealth, Elisabetta II ha detto definitivamente addio ai suoi sudditi. Con un comunicato che annunciava l’arrivo urgente della famiglia reale a Balmoral, residenza privata della Famiglia britannica, in Scozia, il Regno Unito o meglio l’intero mondo si preparava a ricevere la notizia della sua morte. Un annuncio che è arrivato poche ore dopo, e che è stato gestito, così come stabilito già in accordo con la Regina stessa, secondo il piano segreto denominato London Bridge.

“London Bridge is down”. Questo il messaggio che la nuova premier britannica ha ricevuto prima di dare l’ufficialità del decesso di Elisabetta II al resto del Mondo.

La nuova prima ministra inglese Mary Elizabeth Truss, detta Liz, ha inaugurato il suo governo con un vero e proprio battesimo del fuoco. Neanche due giorni prima aveva incontrato la Queen, la quale l’aveva autorizzata a formare il nuovo governo inglese.

La Truss si trovava, quindi, pronta già a fronteggiare una nazione fortemente segnata in ambito economico. Adesso, con la morte della Regina più longeva e amata di sempre, dovrà affrontare anche l’umore di un’intera popolazione a lutto. E fare, dunque, i conti con il loro aspetto morale.

Ma adesso che “Il Ponte di Londra è crollato” cosa è successo e cosa succederà?

Primo step: Carlo è re. Il primogenito della Regina Elisabetta finalmente ha quello per cui si è preparato sin dalla nascita.

Una sorte diversa rispetto a quella della madre, che a soli 25 anni per via di un cambio repentino della corona, si è trovata ad avere nelle mani un Regno. Carlo, invece, è diventato ufficialmente sovrano d’Inghilterra a 73 anni. Raggiungendo un altro record: è il sovrano del Regno Unito più anziano al momento dell’insediamento.

Al suo fianco, come da anni ormai, la Regina consorte – così come Elisabetta II aveva auspicato che fosse durante i festeggiamenti del Giubileo di PlatinoCamilla. L’umore dei britannici è, però, molto contrastante a riguardo.

Oltre ai sostenitori e i fedeli alla corona, sono tanti ad urlare a gran voce e a manifestare con lo slogan Not my King e Abolish the monarchy”. L’urlo dei protestanti recita così: “Carlo non è il mio re, abolite la monarchia”. Si evince, quindi, un nuovo, o meglio, rinnovato malessere tra i cittadini britannici che non si vedono rappresentati né da Carlo – considerando anche le passate vicissitudini nei confronti di Lady Diana – né dalla monarchia.

A questo proposito c’è chi si lamenta del budget spregiudicato che si sta spendendo per tutto l’iter che è stato pensato per i funerali della Regina. I quali come da protocollo, si terranno a Westminster lunedì 19 settembre. Ed ancora lamentele riguardano il fatto che Carlo non pagherà le tasse di successione sull’eredità lasciategli dalla Regina, perché così era stato già stabilito da una vecchia legge.

Nonostante gli oppositori Carlo è re. In primo luogo, è stata la prima ministra a definirlo così in un comunicato ufficiale sui propri social che concludeva con la solita scritta: “God save (questa volta) the King”.

 

Questo perché la corona britannica non può restare neanche un secondo scoperta. Ciò genererebbe ancora più caos di quello che la morte di Elisabetta II non abbai creato.

Le dinastie, d’altro canto, hanno proprio questa funzione: stabilire in anticipo il successore al fine di evitare scontri e squilibri. E la corona, in questo momento storico più che mai, ha proprio lo scopo di essere sempre il perno della bilancia, il pilastro intramontabile.

Di ciò, ne è ben a conoscenza William. Primogenito di Carlo che da duca di Cambridge è stato automaticamente investito della nomina di Principe del Galles, così come lo era fino a qualche giorno fa suo padre.

A differenza del fratello Harry, William è sempre stato attento e rispettoso nei confronti dei protocolli reali. Ad oggi è ufficialmente primo erede al trono e dopo di lui si prepara già a crescere in quest’ottica il piccolo George. Il quale per una strana e curiosa regola non può neanche prendere l’aereo con il padre. Dato che vi è il divieto, per i primi tre nella linea di successione al trono, di viaggiare insieme. Qualche deroga prima della morte di Elisabetta II era stata applicata, d’ora in poi, però, le cose si faranno sempre più stringenti anche per il piccolo erede al trono.

In occasione dei funerali della Regina Elisabetta hanno fatto ritorno a Londra dalla California anche Harry e Meghan.

I due avevano deciso di non avere più niente a che fare con la corona, rinunciando persino ai loro titoli reali, rivendicando però il diritto ad una maggiore sicurezza. Tuttavia, anche in questo caso con la nomina di Carlo a re, qualcosa è cambiato. I duchi di Sussex, infatti, si sono mostrati fedeli alla propria decisione, presentandosi ai sudditi sempre  mano nella mano – cosa che invece è proibita per Carlo e Camilla e William e Kate, membri della royal family.

A subire, però, le conseguenze di un Carlo re sono i piccoli Archie e Lilibet, figli di Harry e Meghan, che per una legge del 1917 di re Giorgio V, essendo i nipoti del monarca avrebbero il diritto di usare il titolo di principe o principessa. Carlo, però, ha tolto loro l’appellativo di “Sua altezza reale”, inasprendo ancora di più i rapporti con il suo secondogenito.

Secondo fonti ufficiali, tale decisione intrapresa da Re Carlo è frutto di un progetto che vuole rendere “meno affollata la corte”. Infatti, si ritiene che la popolazione possa essere meno sofferente se paga per un’istituzione, quella della corona, che risulti essere allora poco numerosa.

Tentativi, quelli di Re Carlo III, pensati per cercare di inimicarsi quanto meno possibile i sudditi di una corona che con la morte di Elisabetta II sembra essere più smantellata e divisiva che mai.

Differenze che si colgono già dagli abiti che i reali indossano durante i giorni di lutto. Per esempio, ad Harry – nonostante i numerosi anni di servizio militare – è stato proibito di indossare la divisa durante il corteo funebre del 14 settembre. Questo perché non è più un membro senior della famiglia reale. Come lui anche il Principe Andrea. Il quale a causa di diversi scandali che lo hanno interessato, si è visto costretto a rinunciare allo status di working member per difendere l’integrità della corona.

Tutto gira, come sempre, intorno all’apparenza di un sistema che deve mantenersi puro e solido nonostante le mille fratture che lo attraversano. Per quanto tutto ciò fosse stato già previsto e stabilito quando ancora la Regina Elisabetta era in vita, nessuno era completamente pronto ad accettare che diventasse realtà. La vita a Buckingham Palace rimane la medesima, così come è da anni, se non secoli, eppure è cambiato tutto. Il ponte di Londra è crollato. Quello che era la legittimata incarnazione dello spirito conservatore di un intero popolo, è ormai andato via. Nonostante le contraddizioni della corona, la Regina Elisabetta era stata capace di trovare sempre un equilibrio anche con rispetto a nuove forme di innovazione.

Era il 2 giugno 1953 quando per la prima volta il mondo intero assisteva in diretta tv all’incoronazione di una sovrana. Allo stesso modo si prepara a salutare per sempre l’ultima donna monarca d’Inghilterra con alle spalle sette decenni di regno. Emblema di femminilità, forza, educazione. Per chiunque nel Mondo desiderasse lasciare una dedica o un messaggio di condoglianze alla Regina, il sito della famiglia reale ha aperto una pagina appositamente dedicata. Una scelta naturale dato il livello di consenso che Elisabetta II aveva a livello internazionale.

Tra decisioni giuste ed altre sbagliate, vale la pena dire ancora una volta, per l’ultima volta:

Dio salvi sempre la Regina!

Giulia Grasso