Tornano alla luce 2000 anni di storia: gli archeologi scoprono i giardini di Petra

Il sito archeologico di Petra è oggi annoverato fra i beni protetti dall’UNESCO. Non solo: Petra è stata classificata fra le sette meraviglie del mondo moderno, forse non a caso gemellata con la città italiana di Matera, la città lucana dei sassi! Petra è situata in Giordania e fu un’antica città edomita (una delle antiche popolazioni della Palestina) e venne abbandonata nell’alto Medioevo a seguito della crisi dei commerci. Il complesso archeologico venne ritrovato nel 1812 da Johann L. Burckhardt.

Segni di civiltà presso Petra si rintracciano sin dal Neolitico, per l’esattezza dall’età del ferro. La colonizzazione dell’area ha avuto grande sviluppo soprattutto nel periodo antico della storia e nel periodo romano a seguito della conquista delle regioni del vicino Oriente. La prosperità della città e i fiorenti commerci rendevano la città di Petra un vero e proprio crocevia per gli scambi culturali e commerciali. Solo nel 106 l’area, sotto ordine dell’imperatore Traiano, venne annessa all’impero ma per una maggiore prosperità bisognerà aspettare soltanto il periodo di Diocleziano che attribuì a Petra lo status di una delle capitali della Palestina. Oggi il sito archeologico è molto vasto e comprende colonnati, tempi, porte maestose, un teatro e tombe antiche.

Oggi la quasi sconosciuta Petra torna a far parlare di sé: è recentissima la scoperta dei suoi giardini monumantali. Le maggiori testate definiscono la nuova scoperta “un’isola nel deserto” oppure “un’oasi”. Cerchiamo di capire perché…

Tutto ciò è partito dallo studio del sottosuolo del sito. Gli archeologi hanno dimostrato che i Nabatei (le antiche popolazioni del luogo) avevano conoscenze approfondite in campo ingegneristico. I giardini del tempo erano dotati di complessi sistemi di irrigazione e recentemente è stata trovata anche una piscina annessa ai giardini, larga ben 44 metri! Era questo il luogo dove sembra venissero convogliate tutte le acque del sistema di irrigazione. Si ipotizza che gli antichi giardini fossero percorsi da florida vegetazione, prevalentemente palme e viti. Questi complessi sistemi di irrigazione e la piscina stessa erano alimentati da una complessa rete di acquedotti. Tale monumentale complesso venne eretto per celebrare la grandezza dei regnanti. E’ dunque evidente che questo complesso sistema idraulico avrebbe permesso di produrre persino olio e vino nel bel mezzo del deserto!

La perizia ingegneristica delle popolazioni antiche non è indifferente: infatti, già prima dei Romani, le popolazioni del luogo hanno saputo amministrare con una più che discreta oculatezza l’acqua, un bene difficilmente reperibile nel deserto. Un approvvigionamento autonomo di acqua potabile e irrigua in una regione dove mediamente cadono dai 10 ai 15 centimetri all’anno è davvero una cosa sorprendente! Infatti l’acqua veniva raccolta in cisterne sotterranei e contenitori di ceramica che filtravano e raccoglievano l’acqua. E’ stato addirittura trovato un pozzo profondo più di 10 metri!

Come è stato detto, questi sistemi idraulici e i giardini volessero rispecchiare la potenza dei regnanti: infatti il mantenimento del rigoglio dei giardini era simbolo di una civiltà estremamente potente, fulcro del commercio del tempo. Era, insomma, impossibile rimanere senz’acqua nel mezzo del deserto e si poteva dare ristoro ai commercianti che passavano giornate intere nell’afoso caldo del deserto mediorientale.