The Beast (2023), film di cui vi presentiamo la recensione è un film francese scritto e diretto da Bertrand Bonello, liberamente tratto dal romanzo La bestia nella giungla di Henry James.
Bad Karma e una tecnologia per purificare il DNA dagli errori del passato
Nel futuro è stata inventata una tecnologia che permette di viaggiare con la mente indietro nel tempo, per esplorare i ricordi di vite precedenti al fine di trovare un fil rouge, un punto di snodo che possa spiegare la propria esistenza, dare un senso al futuro e possa portare chi si sottopone a questo trattamento alla cosiddetta “purificazione” ,una sorta di rilettura dei traumi costanti nelle proprie reincarnazioni, un modo per comprendere le motivazioni dei propri ripetuti errori che hanno originato il proprio karma negativo ed eliminare quelle emozioni superflue dal proprio DNA , per vivere una vita serena e pacificata. Per la protagonista, interpretata da un`intensissima Lea Seydoux, la terapia diventa un tentativo di rispondere ad un’angoscia senza nome che l’attanaglia: l’idea di un oscuro presagio, della venuta di un “mostro”, il verificarsi di un evento nefasto che possa abbattersi sulla sua vita e distruggere ogni cosa. Questi turbamenti scaturiscono dall`incontro con un uomo (un ottimo George Mackay), il quale è una costante delle vite parallele della donna: l’attrazione tra i due è però oscura e sempre in qualche modo mortifera.
Tre spaziotempo per tre oscuri destini
Il complesso film di Bertrand Bonello si snoda su tre linee temporali: 2044 il futuro in cui i due protagonisti si sottopongono alla procedura di purificazione (Ed è paradossalmente proprio lì che si conoscono); il 1914 la belle epoque in cui la donna, sposata, come una moderna Cassandra è afflitta dalla preoccupazione di un evento tragico che si verificherà (che si rivelerà essere poi un alluvione) e proprio nel raccontare quest’ansia al misterioso uomo, conosciuto ad una festa, trova in lui un ascoltatore attento, che è a sua volta irresistibilmente attratto dalla sua angoscia; il 2014 a Los Angeles in cui le loro solitudini si incontrano in modo a di poco mortifero, con lei, aspirante attrice, che desidera ardentemente stare con uomo appena conosciuto dopo una scossa di terremoto per non rimanere sola e lui, un estremista misogino (esempio di appartenente alla cultura incel), che l’ha scelta come capro espiatorio per il suo odio contro tutte le donne che lo rifiutano.
In The Beast il regista imbastisce questi tre racconti utilizzando elementi comuni che ritornano in ognuno: una colomba all’interno di un appartamento, considerato un oscuro presagio; una chiromante che predice un’ infausto futuro; delle bambole, feticci plastici o robotici e dotati di ia che sono spettatori di questo incontro distruttivo tra due anime che non possono stare separate; una sala da ballo affollata e piena di gente estranea e respingente. Sono raccordi cinematografici che fanno da sfondo all’ attrazione-pulsione tra l’uomo e la donna che in ogni epoca sono l`uno l’oggetto del desiderio dell’altro, agognato ma proibito e alla fine negato.
La fine ineluttabile di un amore che sabota se stesso
Come in Eternal Sunshine di Michel Gondry l’incontro tra i due è serendipico, esaltante, intenso ma al contempo rovinoso per entrambi. Allo stesso tempo è impossibile rinunciarvi…
Così per Bertrand Bonello la Bestia del titolo sembra essere la pulsione, impossibile da trattenere anche quando è distruttiva, un desiderio che va oltre l’intelletto e l’idea di rinunciarvi è mortifera quanto il desiderio stesso… Una storia d’amore in cui le crepe non possono che manifestarsi, ma che allo stesso tempo è ineluttabile.
In The Beast del regista non mancano rimandi ad altri film, tra cui ad esempio L’anno scorso Marienbad (1961) di Resnais (soprattutto per la parte ambientata nel 1914)cui è comune l’ossessione per un incontro tra un uomo e una donna che è avvenuto in un tempo imprecisato, un incontro che c’è stato e che come un mantra è presente nella mente dei due, in un’attesa reciproca, in un eterno inseguirsi senza mai raggiungersi.
La pellicola è innescata dalla ricerca di un una “lente” con cui rileggere il passato “sbagliato” per porvi rimedio nel futuro, ma i protagonisti perseverano nell’errore, alla fine, accettandone consapevolmente le conseguenze.
Bonello fonde con eleganza generi cinematografici diversi: dalla fantascienza distopica, al thriller, al dramma in costume per comunicare l`angoscia per la fine ineluttabile di un amore che come un mostro divora l’amore stesso, sabotandolo. In un gioco di rimandi la paura della catastrofe (il fallimento di un amore fortemente desiderato) diventa una profezia autoavverante provocando un destino infausto.
Il film è illuminato senza dubbio dalla bravura dei due interpreti che cambiano i ruoli nelle tre storie raccontate, un meccanismo visto anche in Cloud Atlas dei Wachowski, che ricorda The Beast anche per l’utilizzo di particolari filmici (Ad esempio gli anelli) che nelle diverse epoche storiche tornano con variazioni quasi impercettibili delineando una linea invisibile spazio temporale che collega ogni singolo evento.
Tra fantascienza, thriller e storia sentimentale in costume, tre film in uno per descrivere un’attrazione distruttiva che trascende il tempo VOTO 8 su 10