Rugby: cos’è, come funziona e come si svolge il terzo tempo?

Il Rugby è uno sport di squadra che spinge alla socializzazione e al fair play, che sia tutto merito delle sue regole e del terzo tempo?

Sin dal 800, quando il rugby union è nato in Inghilterra, si ha notizia che questo sport porti in alto i valori dell’amicizia, del rispetto per sé stessi e per l’avversario. Praticare uno sport come il rugby non significa solo fango, umidità e infortuni. Giocare significa anche sacrificio, forza di volontà e naturalmente terzo tempo. Lo sport dalla palla ovale europeo da sport elitario e da college è poco a poco diventato alla portata di tutti. In Italia, ancora oggi, è il calcio ad andare per la maggiore, ma vi possiamo assicurare che nelle regioni del nord est molti cuori battono per una mischia e una meta. Il rugby in Italia è uno sport per lo più sconosciuto e stereotipato, ma in alcune città come Treviso, Calvisano, Padova e Rovigo non è così. Vedere per credere.

Vi ricordiamo che dopo la Rugby World Cup 2019, inizia il campionato d’Eccellenza 2019/20 e se ne vedranno delle belle tra derby d’Italia e play off agguerriti. Se siete profani alla disciplina e volete saperne di più continuate a leggere e andate in stadio a vedere una partita.

Cos’è il terzo tempo?

I profani diranno un gruppo di tifosi ubriaconi che si ubriacano e mangiano insieme, e se volete vedere solo l’apparenza allora vi potremmo anche dare ragione, ma in realtà il tanto amato post partita della palla ovale non è solo questo questo. Ma questo rito post partita è, sin dai tempi antichi, un modo per far socializzare le squadre avversarie. Al termine di ogni partita, dopo aver corso e sudato in campo, ogni Club Hause ospitante organizza una cena o una “merenda” per tutti i giocatori. Se a livello dilettantistico il tutto si può ridurre a una “birra, patatine e salsiccia”, a livello internazionale le cose cambiano. Il terzo tempo per le grandi squadre è composto da una cena tipica che riassume la cultura e la storia del paese ospitante attraverso la cucina. Il terzo tempo è unione, fare nuove amicizie e festeggiare (che si vinca o che si perda).
Un giocatore di rugby raramente insulterà o sdegnerà un suo avversario durante il terzo tempo in quanto sarebbe visto come un tradire, o anche peggio, un infangare le regole e i principi dello sport che pratica. Il rugby, pur essendo uno sport crudo in cui ci si fa male per forza, non insegna a far rissa e massacrare fisicamente e psicologicamente l’avversario. Questo sport insegna, a chi lo pratica e a chi lo segue, che anche il peggior avversario può essere tuo amico e che in quanto persona sia degno del tuo rispetto.

Vociferano numerosi aneddoti sul terzo tempo, ma come si legge su Insider, ecco i migliori 4:

Nel 1982, durante il ricevimento del terzo tempo del Cinque Nazioni di Inghilterra-Francia, i francesi furono dispettosi. Misero sul tavolo delle bottiglie di Acqua di Colonia per i giocatori inglesi, burlandoli e alludendo alla diceria che i britannici non si lavassero. Ma gli inglesi furono più furbi. La seconda linea inglese Maurice Colclough svuotò la sua bottiglia e ci mise dentro del vino bianco. Brindò con il compagno di squadra Colin Smart, ma Maurice bevve il vino e Colin il profumo. Poco dopo Colin Smart venne portato in ospedale per una lavanda gastrica.

Durante il Cinque Nazioni del 1967, a Parigi, il giocatore gallese Gareth Edwards non digerì la sconfitta (20-14). Al termine dell’incontro l’estremo “rubò” il pallone usato per il match, e durante il terzo tempo sottrasse 14 piatti dal tavolo (punti segnati dal Galles).

Ci sono anche due aneddoti riguardanti la nostra nazionale azzurra: pronti a scoprirli?

Nel 1987, durante la Rugby World Cup in Nuova Zelanda, l’Italia subì una delle sue numerose sconfitte contro gli All Blacks (70-7). Il coach Marco Bollesan, sdrammatizzando, sostenne che il terzo tempo servì a recuperare “in birra quello che avevano perso in campo”, e aggiunse che erano volati in Nuova Zelanda solo per il terzo tempo in quanto sapevano già di perdere.

Infine, negli anni ’80, l’Italia giocò un test match contro l’Unione Sovietica, a Krasnojarsk (Siberia). Massimo Giovanelli ricorda che per via del freddo glaciale, i sovietici brindarono a vodka durante il terzo tempo. In Inghilterra si beve birra, in Italia il vino e in Russia la vodka: degustidus.
Per maggiori informazioni vi invitiamo a consultare il blog l’Insider dove troverete ulteriori informazioni sul rugby e sulla sua eleganza.

Silvia Menon