Richard Ramirez: storia di un “night stalker”

Ricardo “Richard” Ramirez, nato a El Paso viene ricordato dalle cronache con il nome Night Stalker. Durante la sua breve carriera da serial killer almeno 14 persone rimasero vittime delle sue follie. Apparentemente era un ragazzo tranquillo ultimo tra i figli, padre poliziotto (in molte occasioni utilizzava le punizioni corporali per educare i figli) e madre super cattolica. Per molti la sua voglia di vendetta contro il mondo, o comunque il fascino di uccidere, viene dal cugino Mike, ex vietnamita, infatti in molte occasioni mostrava al ragazzo foto delle sue vittime dopo averle torturate o decapitate o ancora mentre faceva sesso orale e in tutto questo va ricordato che Mike, uccise la moglie davanti a Richard all’età di 13 anni. Quindi se sommiamo il ruolo educativo dei genitori e se a questo aggiungiamo Mike, facile conseguenza è che il ragazzo sia cresciuto leggermente “deviato”. La sua carriera da serial killer fu breve, durò circa un anno, ma la particolarità sta nel fatto che le prime vittime morirono per arma da fuoco e andando avanti nel tempo Ramirez affinò la sua tecnica o meglio l’arricchì di altri particolari non limitandosi più a sparare.

LA CARRIERA

Il 17 marzo del 1985 per Ramirez doveva esser uno di quei giorni partiti male, infatti ecco la sua prima vittima, Angela Barrios di 22 anni freddata fuori la sua abitazione e una volta entrato in casa, la stessa fine toccò Dayle Okazaki di 34 anni. Ma mentre il ragazzo perse la vita la Barrios dovette ringraziare la buona sorte (nella cattiva strada). La ragazza miracolosamente sopravvisse perché il proiettile rimbalzò sulle chiavi di casa che teneva nelle mani portate a protezione del corpo. Ramirez non si rese conto che rimase viva quindi uscì dall’abitazione e si recò a Monterey Park dove lì uccise Tsai-Lian Yu. Si avvicinò alla sua auto, aprì la portiera e la trascinò fuori per poi spararle due colpi. Come dicevamo affinò la tecnica e infatti 10 giorni dopo sparò a Vincent Zazarra di 64 anni e a sua moglie Maxine di 44 anni, ma la particolarità sta nel fatto che il corpo della donna venne ritrovato con sopra diversi colpi di coltello effettuati post-mortem e non contento, incise la lettera, T sul seno sinistro cavandole per finire gli occhi. Il giovane ragazzo preso dall’euforia del momento si dimenticò di cancellare le tracce e questo dato fa pensare che ancora non aveva un piano ben definito sul come far fuori le vittime, ma bensì si lasciò andare alla frenesia del momento. Grave errore questo visto che la polizia locale da quel giorno ebbe il secondo indizio importante: il primo è il tipo di arma da fuoco, identica a quella utilizzata per la sua prima vittima. La notizia fece subito il giro della città accompagnata dal panico degli abitanti alla notizia che un Serial killer si aggirasse per le loro strade e infatti passarono altri due mesi e Ramirez uccise una coppia di cinesi, lui fatto fuori con un colpo secco alla testa mentre la donna venne legata, picchiata e violentata, ma nonostante questo la lasciò viva e con lei lasciò anche altri indizi utili alla polizia, forse dovuto al fatto che questi impulsi omicidi diventavano sempre più incontrollabili.

E’ il 29 maggio del 1985 e Ramirez aggredì Malvial Keller di 83 anni e la sorella disabile Blanche Wolfe di 80 piacchiandole entrambe con un grosso martello e non contento cercò anche di violentarle. Per l’occasione  preferì lasciare a casa la pistola ma nello stesso tempo diede sfogo alle sue visioni dipingendo con un rossetto, un pentacolo sulla parete di casa e una sulla coscia della donna, ma anche questa volta una delle due rimase miracolosamente viva. La mattina dopo per Ramirez doveva essere stata un’altra giornata partita col piede sbagliato, infatti legò, picchiò e sodomizzò Ruth Wilson di 41 anni. Nei due mesi successivi ormai era evidente che perse il controllo delle sue visioni ed azioni, uccise in poco tempo tre donne: due furono trovate con la gola tagliata e una massacrata di botte e tutte e tre furono ritrovate nella loro abitazione. Da quel giorno persero la vita, con le stesse modalità Whitney Bennett di 16 anni e Linda Fortuna, di 63. Chitat Assawahem, la moglie Sakima di 29 anni, Maxson Kneiding di 66 anni e sua moglie Lela, anche lei 66 anni, Ahmed Zia 35 anni e poi violentò Suu Kyi, 28 anni.

Ma la svolta nelle indagini avvenne quando lasciò Los Angeles per San Francisco il 17 agosto quando picchiò una donna lasciandola viva. Grazie alla sua testimonianza la polizia finalmente aveva un identikit del serial killer, ma non solo, il 24 agosto 1985 irruppe nella casa di Bill Carns spaccandogli la testa e di Inez Erickson che venne violentata, costretta a gridare il nome di Satana e quindi ad iniziare un rapporto orale, successivamente invece di fumarsi una sigaretta la legò e andò via ma la ragazza riuscì a strisciare fino alla finestra e riuscì a vedere tutto, ovvero la macchina, una Toyota station wagon arancione, la targa e la precisa descrizione di Richard, ispanico, capelli lunghi. L’auto rubata venne trovata qualche giorno dopo, gli agenti presero le impronte digitali e videro che combaciavano con quelle che avevano e due giorni dopo, la sua foto segnaletica iniziò a girare per tutta la città.

Ogni notiziario parlava di lui, era scattata la caccia all’uomo. Ma lui continuò a restare impassibile nella sua follia e come se nulla fosse portò da Phoenix un carico di cocaina e in più girò per la città fregandosene di tutto quanto, infatti un giorno venne fermato e inseguito da persone che lo avevano riconosciuto in tv e addirittura la polizia fu costretta ad intervenire in suo soccorso per proteggerlo dal linciaggio. Bisogna ricordare che comunque aveva alle calcagna almeno 200 investigatori e l’FBI, quindi sarebbe stata questione di pochi giorni e lo avrebbero arrestato.

IL PROCESSO

Naturalmente il processo, come anche la vita del condannato non poteva svolgersi normalmente, infatti rimarrà nella storia per una serie di motivazioni, perché cominciò con 3 anni di ritardo, cambiò circa 13 avvocati, ci furono oltre 3.000 giurati fino ad arrivare a 12, il processo costò allo Stato americano circa 3 milioni di dollari e a tutto questo va aggiunto lo show che dedicò ai suoi fan durante tutto l’arco del processo. Ma andiamo con ordine.

Fu accusato di 13 omicidi, 5 tentati omicidi, 11 violenze sessuali e 14 furti con scasso. L’udienza preliminare iniziò il 22 luglio 1988 e si concluse il 20 settembre 1989 per essere condannato a morte il 7 novembre 1989.

Durante la fase processuale a più riprese minacciò di morte i parenti delle vittime cantando frasi sconnesse mentre mimava pose diaboliche, il 14 di agosto il processo venne interrotto perché uno dei giurati, Phyllis Singletary, non si presentò in aula e solamente dopo venne trovato il cadavere freddato con un colpo di arma da fuoco, ma in realtà fu uccisa dal suo fidanzato che in seguito si suicidò, ma nonostante questo dettaglio la giuria, e non solo, iniziò ad aver seriamente paura.

Il processo viene ricordato anche perché l’accusato si presentò in aula con un pentacolo tatuato sul palmo di una mano.

Durante la detenzione nel braccio della morte di San Quintino ricevette numerose lettere d’amore dalle sue fan e una di queste fu scritta dalla giornalista Doreen Lioy che dopo una fitta corrispondenza amorosa accettò di sposarlo. Lei fu convinta da sempre della sua innocenza e ha sempre dichiarato che si sarebbe tolta la vita se avessero giustiziato Ramirez. Durante la sua villeggiatura nel braccio della morte si dedicò molto all’arte dipingendo quadri che oggi hanno raggiunto quotazioni importanti e in quei giorni trascorsi nel carcere di San Quintino, le guardie raccontarono anche di aver sentito Ramirez che diceva di voler sparare al procuratore distrettuale in aula e infatti da quel giorno, in aula venne installato un metal detector.

MORTE

Richard Ramirez fu  condannato nel 1989 alla camera a gas per 41 crimini, tra cui 13 delitti, la sua esecuzione fu prevista nell’estate 2006, ma nel 2007 la Corte Suprema rigettò l’ultimo appello facendo slittare l’esecuzione a data da destinarsi, ma come si dice…anche la morte si era annoiata ad aspettare e se lo prese il 7 giugno 2013. Morì nel carcere di San Quintino per insufficenza epatica all’età di 53 anni, a circa 28 anni dalla sua cattura.

“Voi non mi capite. E neppure mi aspetto che lo facciate, non ne siete capaci. Sono al di là della vostra concezione, sono al di là del bene, al di là del male. Non credo nei dogmi ipocriti e moralistici della cosiddetta società civile. Non ho bisogno di guardare al di là di questa corte per vedere tutti i bugiardi, gli assassini, la gente piena di odio, gli sbandati, i codardi paranoici. Vermi, mi fate schifo! Legioni della notte, progenie del buio, non ripetete gli errori del Night Prowler e siate spietati. Sarò vendicato!”
(Ricky Ramirez, dichiarazione di fine processo, il 20 settembre 1989)

redazione