Povere creature! recensione

Povere Creature!: Il potere del Corpo nel film di Yorgos Lanthimos

Dal 14 marzo su Disney Plus, Povere Creature! è l’ultima pellicola di fantascienza del regista greco Yorgos Lanthimos, premiato al Festival del cinema di Venezia 2024 e agli oscar 2024: Miglior Costumi, Migliore Scenografia, Miglior Trucco e Miglior attrice protagonista ad Emma Stone 

Si tratta di un film che mette in scena una fiaba grottesca, dalle tinte distopiche e ucroniche, ambientata in un ottocento alternativo in cui la scienza medica è capace di vivisezioni e innesti che possono dar vita a chimere animali ed umanoidi, in uno scenario, reso da una regia dai colori trasognati e lisergici, dalla scenografia trasognata e fiabesca (meritatamente premiata agli oscar). E’ tratto dall’omonimo romanzo di  Alasdair Gray.

La trama di Povere Creature!

Il geniale chirurgo Godwin Baxter (William Defoe), mutilato a causa degli innumerevoli esperimenti del padre, riesuma il cadavere di una donna suicida che era incinta. Riesce a riportarla in vita trapiantando il cervello del feto nel cranio della madre. L’esperimento dà vita a Bella Baxter (Emma Stone), donna nel corpo, ma dalla mente infantile, che presto, guidata dal bisogno di soddisfare le sue pulsioni di godimento immediato, senza limiti, come potrebbero essere quelle di un bambino, trova la via di fuga dalla casa paterna per conoscere il mondo e capire qual è il suo vero ruolo. 

Povere creature!

Ragionare col corpo…. Potere al corpo 

Proprio per la sua dimensione fiabesca, seppure marcatamente grottesca, Povere Creature si presta ad essere definito come un coming of age, un viaggio di formazione in cui la protagonista  in seguito agli incontri fatti e alle esperienze vissute sul suo cammino, conosce maggiormente se stessa. L’unico mezzo conoscitivo di Bella, però, è, per scelta registica, il suo corpo: dagli istinti di godimento sessuale, alla libertà di avere tutto e subito.

Nel microcosmo descritto dal regista tutti i personaggi “ragionano” col corpo, sia gli uomini che le donne.

E’ con il corpo che conoscono, con il corpo che dominano e con esso possono imprigionare gli altri o venire imprigionati. Dal padre Godwin Baxter (detto God, come Dio) che, mutilato, conosce a menadito l’anatomia umana, al punto da poter “giocare” con quest’ultima vivisezionandola a suo piacimento e creando assurde chimere; all’Avvocato Duncan Wedderburn, interpretato da uno spassoso Mark Ruffalo, viveur, che vanta di essere un’amante sopraffino; alle prostitute della Casa di Piacere di Parigi e ai loro clienti, fino al possessivo generale Alfie Blessington che per il possesso esclusivo è disposto a far mutilare il corpo di qualcun altro.

Povere Creature!

A guardar bene Povere Creature! è in grande continuità con La Favorita, precedente pellicola del regista, da cui eredita non solo l’ambientazione ottocentesca e l’utilizzo registico dei grandangoli, ma anche un concetto fondamentale: quello di rappresentare le dinamiche del potere.

Se in La Favorita Lanthimos rappresenta i sotterfugi, le astuzie, i tradimenti, i sadici giochi psicologici ed emotivi che possono essere messi in atto per primeggiare e dominare sugli altri, quelli che vengono compiuti dalla protagonista del film, interpretata da una magistrale Emma Stone; in Povere Creature! il dominio passa solo attraverso il corpo, senza coinvolgimenti morali, emotivi o di altra sorta. Possedere un corpo sessualmente, poterlo vivisezionare o mutilare rappresenta il vero potere. Bella Baxter da “povera creatura” vivisezionata imparerà gradualmente quanto il suo corpo possa non solo godere, ma essere strumento di controllo, assoggettando infine altre Povere Creature.

In modo grottesco è così infatti che Lanthimos rappresenta l’umanità come un insieme di povere creature, un insieme di corpi su cui poter fare esperimenti, in una visione distopica e svilente che associa l’affetto (quello che ad esempio Godwin prova per la “figlia”) al potere scientifico di modificare l’altro a proprio piacimento. Una umanità priva di amore che uno dei personaggi del film, probabilmente un alter ego del regista,    “il cinico” filosofo della nave, che non usa il corpo, ma l’intelletto, definirà senza speranza.

Non si discosta dall’umanità ridicola di The Lobster, che per amare si concentra su similitudini marginali (portare gli occhiali), piuttosto che sull’esistenza dei sentimenti

Un Frankenstein al rovescio

Così in Povere Creature il corpo di Bella Baxter diventa lo strumento per conoscere il mondo e la sua triste verità. La sessualità assolutamente libera della donna-bambina che vuole godere sempre e subito la tramuta paradossalmente in un oggetto di piacere e rende Bella irresistibile per qualunque uomo, proprio perché rispondente ai canoni de male gaze, sguardo maschile che porta alla sessualizzazione del corpo, visto come un oggetto. Il personaggio di Bella utilizza cinicamente la sua stessa sessualizzazione esasperata non tanto per emanciparsi quanto per comprendere quale sia il vero potere e trasformarsi a sua volta da “prigioniera” a carceriera, in una visione molto grottesca e pessimistica della libertà.

Torna in questo film il tema della prigionia, molto caro a Lanthimos. Bella Baxter passa attraverso diverse prigionie, da quella del padre scienziato che la vede come un esperimento, a quella dell’amante possessivo, fino a quella del bordello. L’ironico paradosso  è che sono gli altri ad essere dipendenti da lei, imprigionati a lei, mentre la donna passa attraverso le diverse prigionie quasi senza sofferenza e con sconcertante cinismo. Si tratta di un divertimento registico che è enfatizzato dalla cornice ottocentesca in cui la libertà senza principi e limiti morali o di etichetta di Bella è  inconcepibile per tutti coloro che la incontrano, ma allo stesso tempo inesorabilmente affascinante.

Povere creature!

Nel suo viaggio di “formazione” Bella diventa sempre più consapevole del suo potere. E’ un Frankestein al rovescio: mentre la Creatura cerca di comprendere i sentimenti umani ed essere meno mostruosa, non riuscendoci suo malgrado, perché irrimediabilmente diversa e non accettata, Bella fa della sua mostruosità e della sua assenza di empatia la sua forza. Sfrutta la sua oggettivazione per fare breccia negli uomini e nelle donne da lei incontrate ne seguendo esclusivamente i suoi bisogni e il suo cinico bisogno di conoscenza corporea.

La prigionia meno sofisticata di Lanthimos

Quello di Bella Baxter in Povere Creature è come già detto un viaggio di formazione permeato dalla scelta di fondo del regista di oscurare tutto ciò che esiste oltre al corpo, ogni altra cosa è secondaria. Questa scelta originale, mantenuta in modo coerente durante tutto il film, tuttavia risulta ridondante e per certi versi stancante durante il corso della pellicola.

Lanthimos non è nuovo a rappresentare “la prigionia” dei suoi personaggi (e dell’umanità) al cinema. In The Lobster il protagonista è rinchiuso in una struttura che lo trasformerà in animale se non trova l’anima gemella in un tot di tempo; in Doghtooth i ragazzi sono vittime di una prigionia straniante e senza fine apparente da parte dei genitori; in Il sacrificio del Cervo Sacro un ultimatum vincola il protagonista ad una scelta intollerabile. In La Favorita non si capisce chi è la vittima, chi il carceriere, in un gioco di inganni, in cui l’interpretazione di Emma Stone spicca ben più che in Povere Creature. A questo proposito, nei panni di Bella Baxter, la gamma dell’espressività dell’attrice è limitata ad una recitazione corporea che la mette a nudo e “in ridicolo”, ma che non valorizza davvero il suo talento, perché ripetitiva e poco ricca di scambi emotivi.

La “prigionia corporea”, medica e sessuale cui è sottoposta Bella in Povere Creature è infatti la meno affascinante della filmografia del regista

Non è per nulla legata alla psicologia dei personaggi, o alle loro scelte, standardizzata, considerato che il copione si ripete senza grande varietà o ricchezza di colpi di scena. Questo è il difetto principale del film di Lanthimos che, compreso il gioco grottesco delle parti, non stupisce, perché rimane piatto, senza cambi repentini di direzione, volutamente spogliato di “orpelli” psicologici.

Povere creature!

La pellicola del regista, al parere di chi scrive risulta a tratti stagnante, con lungaggini grottesche che mancano della briosità di invenzioni ciniche e pure disturbanti di altri film, al netto di un’intuizione originale che ne fa comunque un film autoriale dotato di una forte impronta registica.

Nel complesso il registro grottesco, qui molto marcato, prevale sull’inquietudine psicologica di una violenza non fisica ma mentale, ben presente in altre pellicole del regista, già citate. In Povere Creature prevale il disgusto per le cavie martoriate e vivisezionate, l’orrido della mutilazione, più che il conturbante derivante da scelte ambigue e spiazzanti.       

Voto 6,5 su 10     

Una fiaba grottesca incentrata sul potere del corpo, tra le meno complesse tra le distopie di Lanthimos 

Francesco Bellia