Ora Dante si suona – Intervista al musicista Daniele Montagner

Immaginatevi lo scenario medievale di un castello, durante un lauto banchetto, con le tavole imbandite, il re e la regina che assistono ai giochi dei menestrelli. Insomma: immaginate di proiettarvi in una fiaba con principi e principesse. Sicuramente tutti penserete che non c’è sottofondo migliore delle musiche medievali con tamburelli, flauti e liuti. Ma le cose non sono così semplici: spesso ricostruire la musica medievale è difficile e quello che noi ci immaginiamo è solo una riproduzione moderna, stravolta da film o magari videogames a noi più noti.

Ma c’è chi ha voluto cimentarsi nella riproduzione di musiche medievali e ha deciso di musicare il Sommo Poeta Dante Alighieri. Chi si è proposto questo obiettivo è stato Daniele Montagner, fondatore dell’Ensemble Voyager’s. Oggi noi di Social Up! vi raccontiamo la storia di un’iniziativa, che ci accompagna in un bellissimo viaggio nel tempo. Nel tempo della musica che fu… 

1) Come nasce e quali obiettivi si pone Ensemble Voyager’s?

L’Ensemble Voyager’s nasce da una mia idea di costituire un gruppo musicale “aperto”, dedito all’esplorazione senza remore e pregiudizio alcuno di gioielli musicali che vanno dalle radici della civiltà occidentale alle tradizioni delle culture extra-europee, passando per le musiche medievali fino ai giorni nostri. Viviamo in un mondo e in un tempo di tradizioni musicali multiple ed eterogenee: è importante quindi conoscere la Storia per radicare il futuro. Non esiste una direzione univoca verso il futuro: esistono una pluralità di ramificazioni storiche e temporali che vanno sia verso il passato che verso il futuro e che si ramificano nel presente. Esiste un tempo “aperto”, multiplo ed eterogeneo. Il centro “tonale” e temporale di ogni istante è ciascuno di noi, con la propria consapevolezza e percezione.

Un Ensemble senza frontiere quindi, perché non ci sono frontiere nella musica. La musica è dialogo e confronto ed ha la capacità di unire animi ed emozioni senza fanatismi, aiutando a rinnovare la propria identità. E’ vitale inoltre uscire da accademismi dal sapore troppo formale e quasi rituale che ingessano sopratutto la cultura occidentale europea.

2) Parlaci un po’ di che cosa ti occupi nello specifico.

Nell’Ensemble suono i flauti traversi e ne sono il direttore: faccio quindi un po’ da parafulmine e un po’ da antenna ricevente e trasmittente…

3) Perché è stato deciso di musicare proprio due sonetti di Dante?

L’idea di musicare brani improntati alla poetica di Dante è nata inizialmente da una situazione contingente: una richiesta di cui, come talvolta accade, non se ne fece nulla.

L’idea però ci piaceva e decidemmo di commissionare due “canzoni”, una forma compositiva popolare e conosciutissima in ogni tempo, ma che ha radici profonde. Dante appunto ne scrive nel De Vulgari Eloquentia: “Canzone null’altro è se non opera compiuta di chi compone con arte parole armonizzate per una modulazione”. Abbiamo così chiesto al compositore milanese Paolo Coggiola. Coggiola ha scelto liberamente questi due sonetti, sottolineando la particolare musicalità (ad orecchie contemporanee) di questi due gioielli letterari. Generalmente, musicare Dante è oggi, per una serie di ragioni, cosa difficilissima, anche per la stessa lingua e accentuazione dantesca. La musica scritta da Coggiola ci piacque moltissimo e decidemmo di realizzare un “45 giri” digitale per la Preludio Music facilmente fruibile.

4) La scelta del soggetto è certamente intrigante: spesso pensiamo a Dante solo in riferimento alla Divina Commedia o al solo Inferno. Perché concentrarsi su questo in ambito medievale?

Non ci interessa solo il periodo di Dante: per esempio vorremmo in futuro tentare qualcosa con testi di Petrarca e di Boccaccio.

5) Della musica antica noi non conosciamo molto, salvo ricostruzioni. Anzi spesso non conosciamo nulla. In che modo avete realizzato queste composizioni?

In realtà, della musica antica conosciamo molto, grazie al lavoro di tanti studiosi. Sappiamo addirittura che nel Medioevo vi erano dei personaggi tipo “talent-scout” che segnalavano alle corti i migliori e più talentuosi esecutori, novità, caratteristiche, costi ecc… La composizione è stata scritta da Paolo Coggiola che ha entusiasticamente e coraggiosamente accettato la commissione di scrivere due brani di musica utilizzando un consort di strumenti antichi. Per un gruppo musicale è importante confrontarsi con tutta la musica, uscire dalle nicchie abituali. Utilizzare sonorità antiche su scrittura moderna era un’idea che ci piaceva: abbiamo sempre messo al centro la musica e la musica non ha confini. La musica non è solamente suono organizzato: la musica è o non è.

Nella società attuale assistiamo all’avverarsi di una profezia del musicologo americano L.B. Meyer che nel 1907 disse : “Non solo i diversi stili contemporanei potranno svilupparsi fianco a fianco, ma gli stili del passato saranno in grado di coesistere con gli attuali come costruzioni valide, coerenti e potenzialmente vitali. Il mutamento sarà possibile e dal momento che il nuovo non è migliore del vecchio, non vi sarà bisogno di ricercare ossessivamente l’innovazione.”

6) I musicologi spesso si sono interrogati a lungo sulla querelle “approccio filologico o meno”, ossia come cercare di rendere al meglio la musica antica. Questo dipende da tanti fattori, come la nostra concezione di musica, gli strumenti diversi che utilizziamo, l’organizzazione di un coro, ad esempio. Come la pensate a riguardo?

Ricordiamo che la musicologia nacque con le necessità culturali del nazismo e del comunismo e da lì si sviluppò e se ne emancipò divenendo uno strumento utilissimo per conoscere e confrontarsi.

F. Couperin in “L’art de toucher le clavecin” dichiarava: “Noi scriviamo in modo diverso da come eseguiamo”. Una corretta prassi è interfacciata con lo strumento suonato: se suoniamo su un virginale elibettiano originale del ‘500 va da sé che utilizzeremo un tocco ed una pratica diversa da quella che eserciteremo su un fortepiano di epoca mozartiana: è impossibile suonare con lo stesso tocco e tecnica e, suonando, probabilmente capiremo il perché di quella musica.

Infatti, dopo attente ricerche e confronti, dopo aver provato varie soluzioni e realizzazioni, ho fatto costruire un consort di flauti medievali da un bravissimo artigiano. La musica ha bisogno di mediatori, cioè gli strumentisti, che hanno il compito di rendere fruibile il pensiero del compositore. La capacità improvvisativa, la sensibilità e l’intelligenza creativa dell’interprete sono però fondamentali per non trasformare l’esecuzione in una mera comunicazione dattilografa invece che in un momento artistico. La musica è energia, energia senza fissata massa, come amo definirla, e questa energia si cristallizza e prende forme differenti a seconda dei canali culturali, sociali e personali in cui scende. L’interpretazione musicale è il punto di incontro tra il mondo del compositore, il prisma delle personalità degli esecutori e dell’epoca e dei tempi in cui sono inseriti.

7) Di Dante avete in mente di musicare altro? Su che cosa state lavorando ora?

Stiamo proseguendo il viaggio musicale con alcuni canti della tradizione di Okinawa, passeremo poi ai miti della musica della Grecia antica e una puntata tra sacro e profano nel Medioevo cristiano.

Ringraziamo dunque Daniele per questo approfondito confronto. Vi invitiamo infine a seguire l’Ensemble Voyager’s sui canali Facebook e YouTube.