“Missile in arrivo”, per 38 minuti le Hawaii hanno vissuto nel panico

Sabato 13 gennaio. Un sabato come tutti gli altri per gli oltre 1,429 milioni di abitanti delle isole Hawaii, intenti alle 8 di mattina a fare jogging, preparare la colazione, godersi il weekend. Ancora non sapevano che quello non sarebbe stato un sabato come tutti gli altri.

E’ bastato un secondo, il tempo di un sms sul telefonino per far sprofondare un in’isola intera nel panico di un’imminente attacco missilistico. Alle 8 del mattino, infatti, tutti hanno ricevuto un messaggio, dai propri smartphone o dalla TV, che li invitava a trovare un rifugio e spiegava che non si trattava di un’esercitazione. Il messaggio è stato diffuso per un errore di un dipendente della Hawaii Emergency Management Agency, l’agenzia governativa che gestisce questo tipo di emergenze e che da mesi si sta preparando all’eventualità di un attacco missilistico da parte della Corea del Nord.

I 38 minuti successivi, fino alla rettifica ufficiale, sono stati un incubo: gli abitanti delle Hawaii hanno avuto paura, hanno pregato, hanno cercato di nascondersi, di contattare le proprie famiglie, di passare con i propri cari quelli che pensavano sarebbero stati gli ultimi momenti della loro vita. Molti hanno abbandonato le proprie automobili e hanno informato dell’allarme i passanti ignari che incontravano. Molte persone hanno cercato di raccogliere tutto ciò che poteva servirgli e si sono rifugiate nei propri bagni, perché una delle cose da fare in caso di emergenza secondo i consigli degli esperti è quello di stare in un posto in cui si ha accesso all’acqua corrente.

La cosa più difficile è stato spiegare a i bambini quello che stava succedendo. Un genitore ha scritto su Twitter che suo figli di 10 anni era convinto che sarebbero morti. C’è chi, invece, si è trovato a dover spiegare a sua figlia della minaccia della Corea del Nord e di come mettere la testa in mezzo alle ginocchia per proteggersi. Alcuni dei messaggi che sono stati condivisi sui social network sono meno drammatici, o comunque danno un’idea più complessa delle reazioni che si possono avere quando si pensa di stare per morire per un attacco missilistico nucleare. Ad esempio un appassionato golfista ha mandato un videomessaggio alla propria famiglia dicendo che avrebbe passato gli ultimi momenti della sua vita continuando a giocare.

Proprio come in una scena di uno di quei film catastrofici che tanto ci piacciono vedere al cinema, l’isola americana, terra natale di Barack Obama, ha provato la paura incondizionata da fine del mondo. Saranno le indagini a scoprire i motivi dell’errore e ad accertare gli eventuali responsabili. Certo è che nessuno potrà mai dimenticare: se la paura fa novanta, alle Hawaii da questo momento in poi ha cambiato numero!