Milano Korean Film Fest 2019: il regista Park Jung-bum ospite a Milano

Resoconto della prima edizione del Milano Korean Film Festival

Sabato 23 Novembre si è tenuta la prima edizione del Milano Korean Film Festival, presso il Palazzo del Cinema Anteo: un festival vivace che ha visto una buona partecipazione da parte del pubblico e che ha proposto un interessante programma con la presentazione di due lungometraggi del regista coreano Park Jung-bum, presente in sala per dialogare con il pubblico, assieme al critico coreano Lee Sang-yong, uno dei programmatori del Busan International Film Festival, tra i festival cinematografici più significativi in Asia.

Le due pellicole di Park Jung-bum sono state precedute da una rassegna di cortometraggi di giovani registi coreani A seguire “ The journal of Musan ”, film del 2011 del regista Jungbum, che, partendo da una vicenda reale, racconta il dramma di un disertore nordcoreano che cerca di vivere una vita normale in Sud Corea.

Nel secondo film “ The height of the waves ” Park Jung-bum descrive con efficacia le promiscuità e gli alterati codici morali ed etici di una piccola comunità stanziata su un’isola. Gli equilibri fino ad allora immutati degli abitanti vengono modificati dall’arrivo di una straniera: una donna, ispettore di polizia, che vi si trasferisce con la figlia. Animata da un esigenza personale di fuga dalla città, dovuta ad un tempestoso divorzio, la poliziotta si ritroverà ad indagare sulla giovane Yeu-eun, la quale, arrivata sull’isola da bambina, in seguito ad un naufragio in cui persero la vita i suoi genitori, è di fatto facile preda dei desideri sessuali degli uomini dell’isola. A volte viene pagata come una prostituta.Risultati immagini per height of the wave film corea

E’ consenziente? Oppure è costretta dal non aver altro ruolo che questo all’interno della comunità che la ha accolta? Diversi gli interrogativi cui la poliziotta dovrà rispondere, anche personali, relativi al suo legame con la figlia, la quale è stata costretta a trasferirsi all’improvviso dalla città all’isola, “trasportata” dalla madre come un bagaglio scomodo.

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Park Jung-bum (director)

Film ben costruito, asciutto, dalla fotografia plumbea, The height of the waves è, come ci ha detto il regista rispondendo ad una nostra domanda, un film sul nascondimento”. Le onde del titolo fanno riferimento proprio alla verità che spesso cerchiamo di tenere nascosta, sott’acqua, ma che tende a riemergere quando le onde del mare (i nostri rimorsi, il nostro senso di realtà) si ritirano e si palesa ciò che è nascosto sotto la superficie. Il regista mette in mostra le contraddizioni di questa piccola comunità. Così gli uomini dell’isola che pure hanno accolto la giovane orfana, offrendole una casa e facendola crescere, sono anche coloro che approfittano di lei, trattandola come una prostituta, e che nel momento in cui la legge della città entra nel loro territorio, sostituendosi alle consuetudini isolane, cercano di sbarazzarsene.

A muoverli, come per il sindaco, è la prospettiva di un guadagno migliore: sbarazzarsi dei problemi scomodi per incentivare il turismo. Tra i problemi: i cinghiali e Yeu-eun, messi sullo stesso piano dagli isolani (e provocatoriamente dall’autore coreano). Allo stesso modo la poliziotta, che vuole far valere la legge, è sull’isola per nascondere i propri problemi irrisolti, sotterrarli per non farli venire alla luce, stesso atteggiamento della giovane Yeu-eun che non ha mai affrontato davvero la sua paura dell’acqua.  Junbun affida a se stesso, anche attore, la parte più scomoda di tutte: l’isolano che ospita la giovane nella sua casa, ma che, allo stesso tempo, pur considerandola come un figlia, si macchia di imperdonabili omissioni. Un ruolo che per sua ammissione era talmente ombroso e contraddittorio da dover essere recitato in prima persona. 

Molte le domande per il regista che si è speso ampiamente per rispondere alla curiosità del pubblico. Una prima edizione questa del Milano Korean Film Festival che promette bene per il futuro. L’evento è organizzato dall’associazione Italcinema, che da 11 anni promuove l’Italian Film&Art Festival per la visione di film italiani di successo in Corea (tra i meriti del Festival ricordiamo la proiezione in anteprima della pellicola italiana Perfetti Sconosciuti del 2016, che ha ispirato la versione coreana Perfect Strangers uscita nel 2018) e Harmonie, la società che si occupa principalmente di promuovere la propria linea di Interior Design e di promuovere cooperazioni artistiche tra Corea ed Europa. 

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Importanti le collaborazioni dei film indipendenti del Jeonju International Film Festival (Jeonju IFF) e Asian Studies Group, associazione milanese che 13 anni si dedica all’insegnamento delle lingue orientali e all’organizzazione di eventi finalizzati a sostenere e sviluppare rapporti culturali tra Europa e Asia.  L’evento è stato patrocinato dal Consolato Generale della Repubblica di CoreaMilano, con ingresso libero fino ad esaurimento posti.

Francesco Bellia