Michele Bravi, il ritorno a Sanremo come definitiva rinascita interiore ed artistica

Al 72° Festival della canzone italiana, tra i 25 big in gara, c’è un grande e atteso ritorno, quello di Michele Bravi. Cantautore italiano che dalla sua vittoria alla settima edizione di Xfactor nel 2013, grazie alla sua voce  – ora graffiante ora soave – e alla sua scrittura così intima e profonda, ha ottenuto uno straordinario successo.

La presenza di Michele Bravi, come artista in gara a Sanremo 2022, è il culmine di un percorso di rinascita interiore ed artistica, di cui molti avevano bisogno. 

La sua ultima partecipazione in veste di concorrente risale al 2017, quando grazie a Il diario degli errori si aggiudica il quarto posto. Il brano – contenuto nell’album “Anime di Carta” – ad oggi è stato certificato doppio disco di platino ed è uno dei più rappresentativi dell’artista. Si evince proprio la peculiare capacità del cantante nello scavarsi dentro e donarsi al pubblico al contempo.

Nel 2018 risale sul palco dell’Ariston per un duetto con Annalisa, per poi partecipare nel marzo dello stesso anno a Sanremo Young. Infine, per la serata Canzone d’autore dello scorso Sanremo il cantante ha reinterpretato insieme ad Arisa il brano di Pino Daniele, Quando.

Nel 2022 Michele Bravi sarà in gara con un inedito di cui si conosce al momento solo il titolo, ma che è già tutto dire: “Inverno dei fiori”

Il testo è stato scritto dallo stesso Michele Bravi con Cheope ed Alex Raige Vella, un team che segue l’artista da sempre. Inverno dei fiori vuole riflettere sul concetto di umanità, empatia e condivisione, da sempre caratteristiche universali su cui puntare non è mai abbastanza.

Inoltre, c’è del romantico nel titolo della canzone sanremese ed in effetti si tratta proprio di una canzone d’amore. Una dichiarazione d’amore dei tempi moderni che indaga il lato più profondo dei legami umani. Anche sul versante della musica di Inverno dei fiori il cantautore ha avuto la sua parte: Michele ha composto il suo brano insieme ad altre note firme: Francesco Catitti e Federica Abbate, tra l’altro sua migliore amica.

Quando si ama non esistono le stagioni, le corse, il fiato spezzato. Il tempo si dilata, si allunga, si tende come un elastico. Chi ama ha il dono di vivere più lentamente il percorso di un’esistenza e assorbire il tempo come occasione per abitare dentro i dettagli

Così Michele Bravi parla del significato del brano, e lo fa a continuazione di un percorso iniziato nel 2021 con il suo ultimo album “La Geografia del Buio”. D’altro canto, Michele non è solo un cantante ma anche un autore e questa sensazione di narrazione è particolarmente evidente in tutto il suo percorso artistico. L’arte per lui prende forma e colore in diverse dimensioni, ecco perché ha deciso di occuparsi in prima persona, insieme a Roberto Chierici, della regia del video clip di Inverno dei fiori. L’obiettivo era quello di raccontare con un linguaggio identitario un modo di vivere la solitudine attraverso le stagioni.

Michele Bravi, classe ’94 dal coro dei bambini di Città di Castello (Perugia) all’Ariston.

Un palco che ha segnato la vita di Michele è senza dubbio quello di Xfactor dove ha saputo farsi spazio nella squadra capitanata da Morgan, arrivando fino alla fine come vincitore. La vita e la felicità non è solo il titolo del suo primo EP e del singolo scritto per lui da Tiziano Ferro, ma una vera e propria dichiarazione d’intenti tra Michele e il suo pubblico. Così recita, infatti, il ritornello:

E l’estate che non passerà si troverà una soluzione. La vita e la felicità. Nessuna via, nessuna convinzione. Qui mi troverai. Qualunque volta vorrai rivedermi. Qui a sognare se vorrai tornare. Io rimango qua

Dall’estate che sembrava non passare a l’Inverno dei fiori che sta per arrivare, Michele è rimasto. Persino quando sembrava essere scomparso non ha perso fiducia nelle persone che davvero dimostravano un affetto profondo nei suoi confronti.

Alla sua vena artistica così intimistica e riflessiva sulla vita è riuscito ad aggiungere nel tempo anche un tocco di leggerezza. Nero Bali ne è esempio lampante. Frutto della collaborazione con Elodie, il singolo doppio platino del 2018 dona libertà e freschezza al proprio modo di essere.

Non mi interessa più piacere a chi giudica senza conoscere, preferisco il confronto alle maschere

Frasi chiave del tormentone estivo che forniscono un ulteriore aspetto dell’arte di Michele Bravi: riuscire ad essere se stessi fregandosene del giudizio altrui.

Non è un caso che nello stesso anno di Nero Bali, pubblica per la Mondadori anche il suo primo romanzo che si chiama proprio “Nella vita degli altri”. Si denota, quindi, un percorso professionale che accompagna quello personale e in cui passo dopo passo l’artista si scopre e diventa sempre più consapevole di sé. Degli errori che ha commesso, delle imperfezioni che lo identificano, dell’amore provato e della rabbia sentita.

Michele Bravi, accettandosi nelle sue canzoni permette a chi lo ascolta di immedesimarsi completamente ed essere capiti. La consapevolezza è, infatti, un’altra specialità firmata Bravi. La presa di coscienza di ciò che si è a prescindere dagli altri è la più alta forma di intimità che il cantante ci dona.

Sul palco dell’Ariston per la serata delle cover confermerà la sua indole intimistica omaggiando la coppia artistica Lucio Battisti e Mogol, con la canzone del 1972 “Io vorrei…non vorrei…ma se vuoi”.

Un intreccio di sensazioni umane e reali che prescindono dal mero ambito lavorativo, seppur nel suo caso prendono forma in questo, nella musica.

Ciò è reso ancora più evidente nei suoi ultimi lavori. La vita breve dei coriandoli – presentato per la prima volta nel programma Amici Speciali di Maria De Filippi – ha segnato il ritorno di Michele sulla scena dopo un periodo particolarmente difficile che lo ha portato ad interrogarsi ancora di più sul concetto di “vita”. Mantieni il bacio, invece, ha aperto ufficialmente le porte a La Geografia del Buio, di fatto una serie di canzoni che l’una dopo l’altra offrono delle linee guida su “su come orientarsi nei luoghi oscuri dell’anima”.

Capire, quindi, di stare male per via di un trauma senza soffocarvici dentro, bensì abitandolo, gestendolo. Ciò gli ha poi permesso di ricominciare non da zero ma con quel +1 che gli ha lasciato il dolore e con cui grazie alla terapia è riuscito a convivere. Le sue canzoni rappresentano la sintesi perfetta e immediatamente percepibile di quanto vissuto.

A Sanremo2022 Michele ha deciso di inaugurare nuovo universo narrativo. Liberato dalla paura e dal pudore dell’esperienza del 2017, è pronto a portare in alto la sua arte. Una dimensione artistica che si espande oltre la voce anche nel look, curati da Fausto Puglisi della Maison Roberto Cavalli. Un universo anche a tratti onirico, in cui potere sbocciare – come i fiori del titolo della canzone – non solo a primavera, ma soprattutto in inverno, quando tutto pare essere più difficile.

Giulia Grasso