Gigi Proietti tra Romeo e Giulietta: il Maestro si conferma

Di Sergio Campisi per Social Up!

Ci sono storie d’amore che non stancano mai, specie se vengono proposte sempre in modo innovativo ed originale ed in questo ancora una volta Gigi Proietti si dimostra un grande maestro.

A dimostrazione di tutto ciò, al Silvano Toti Globe Theatre, all’interno del suggestivo scenario di Villa  Borghese a Roma, unico teatro elisabettiano d’Italia,  da giorno 16 Settembre fino al 2 Ottobre va in scena, nell’ambito del ricco cartellone della stagione 2016 (cartellone che ormai da alcuni anni conta più di 50.000 spettatori a stagione),  va in scena Romeo e  Giulietta di William Shakespeare, per la regia appunto di Gigi Proietti.

Ma non aspettative la solita messa in scena tradizionale, perchè Proietti continua a stupire con le sue idee innovative e moderne, rielaborando il mito, trasformarlo, attualizzandolo, per creare una maggiore empatia e coinvolgimento con il pubblico di ogni età.

E lui stesso ad Introdurre lo spettacolo ringraziando gli spettatori e continuando declamando il  prologo della tragedia di Shakespeare “Due casate pari per dignità, nella bella Verona, dove noi collochiamo la nostra scena, per antica faida prorompono a nuovi disordini in cui sangue civile sporca mani civili dai fatali lombi di questi due nemici, i Capuleti e i Montecchi, a vita una coppia di amanti, avversati dalle stelle. Il pauroso tragitto di questo amore e il persistere dell’odio dei genitori, che soltanto la morte dei figli placa, è quanto vi presenteremo stasera su questo palcoscenico e se guarderete con occhi attenti e con orecchi pazienti alle eventuali lacune cercherà di supplire la nostra fatica”.

Lo spettacolo ha quindi  inizio e subito  si ha la sensazione che la scena sia ambientata ai giorni nostri, con le due fazioni dei giovani Capuleti e Montecchi, vestiti con abiti moderni, che sembrano gang di periferia, bastoni come armi al posto delle spade, salti e duelli animano la scena, musiche rap ritmano le azioni, facendo pensare allo spettatore che sia un riadattamento ai tempi moderni del testo shakespiriano.

Andando avanti con la messa in scena si capirà che non è così.

L’occasione del ballo in maschera, in casa Capuleti, porta finalmente gli attori ad indossare abiti consoni alla novella. A spezzare la serietà imposta dagli abiti ci pensa il brano Video Killed the Radio Star usato come pretesto per aprire le danze. È su questo che si basa principalmente lo spettacolo. Giocare, senza dissacrarlo, con il testo originale, aggiungendo giochi linguistici e interpretazioni ironiche alle azioni compiute dai protagonisti della commedia.

Da lì in avanti, in modo magico, la storia viene proiettata in un epoca lontana, dove nessuno dei due giovani amanti supera il confine della maturità e nessun adulto e’ in grado guidarli sul sentiero di una vita senza invidie, senza rivalità e senza odio. Due realtà, due diverse epoche storiche, sociali e culturali, al tempo stesso così lontane e così vicine, in cui  la vicenda si sviluppa sino al suo tragico epilogo, passando dal gioco alla tomba – come può accadere in ogni tempo – nella distruzione del futuro.

Ecco il commento dello stesso Gigi Proietti alla sua innovativa messa in scena: “Ho sempre pensato che la festa a casa Capuleti fosse una specie di sliding doors che, attraversata o evitata, conduce a storie diverse. Se Romeo decidesse di non andare alla festa? E se tutta la storia fosse solo il sogno di una giovane mente eccitata dall’amore? E se fosse proprio l’amore la chiave che apre le porte del tempo proiettandoci nell’eterna favola dei due innamorati? Da qui sono partito per decidere di collocare la prima parte ai nostri giorni. La festa è un ballo in maschera , che dopo il primo sguardo e la fatidica scintilla si trasforma  in un sogno di epoche lontane. Il pubblico si vedrà riflesso nella storia, in un gioco di specchi in cui si raccontano due realtà, due secoli, due mondi.

Così, se nella prima parte gli amici e Mercuzio danno voce alle loro passioni come rapper leggeri e Giulietta è una ragazzina di buona famiglia che canta e suona rock e tutto è un vortice di energia e di gioia, poi la musica cambia, ci porta in un altro tempo e rigenera il mito. La storia si ripete e il rituale d’amore e odio non va a buon fine, come un rito iniziatico in cui l’eroe non riesce a superare la prova. Nessuno dei giovani oltrepassa il confine della maturità, nessun adulto li sa accompagnare nel viaggio. Si passa dai giochi alla tomba, come in ogni tempo può accadere, in una tristissima favola avvelenata dall’odio, che si trasforma nell’ecatombe di un futuro.”.

Assolutamente straordinario l’intero  cast  (24 interpreti), giusto mix di esperienza e giovinezza ,di ironia e drammaticità.

Tra questi un plauso speciale va fatto alla bellissima Mimosa Campironi (Giulietta) ed al talentuoso Matteo Vignati (Romeo), straordinari interpreti di due amanti che riescono a far innamorare il pubblico, a Gianluigi Fogacci (che  interpreta magistralmente Frate Lorenzo), all’intensa Francesca Ciocchetti (balia di Giulietta) e al grande Martino Duane (Padre Capuleti).

 Maritano infine una citazione speciale alcuni giovani talenti che danno saggio della loro bravura durante le quasi 3 ore di spettacolo: Alessandro Avarone (Mercuzio), Guglielmo Poggi (Benvoglio) e Sebastian Morosini (Paggio di Mercuzio), che tra l’altro, giorno 26 Settembre, sempre al Globe Theatre, sarà, nel ruolo del Conte di Southampton, uno dei sorprendenti interpreti dell’ultima replica de Sonetti d’Amore, intenso ed intimo viaggio in versione rock tra i più bei versi di William Shakespeare.

redazione