“Mi chiamo Francesco Totti”: Er Pupone inedito tra retroscena e calcio

Risiede una grande fortuna in chi ha la possibilità di vivere contemporaneamente a delle leggende che si sono distinte nello sport scelto.

Più che fortuna, è un onore aver potuto assistere alle imprese calcistiche di Francesco Totti e aver potuto assaporare ogni prestazione attuata in campo partita dopo partita.

Non volendo togliere lavoro ai matematici che coi numeri si sanno destreggiare molto meglio di chi scrive, Francesco Totti ha giocato per 25 stagioni nella Roma, la squadra in cui ha voluto fortemente rimanere, collezionando ben 786 presenze e 307 gol. Nella Nazionale italiana, invece, 58 presenze, 9 gol e un Mondiale, quello del 2006 che è valso all’Italia quel popopopo incessante e il titolo di Campioni del Mondo.

Francesco Totti è per i romani di Roma e tifosi del club romano l’Ottavo Re di Roma. Per il mondo calcistico e i colleghi calciatori, invece, è di certo uno dei migliori giocatori mai visti sul campo.

Non c’è da meravigliarsi quindi se Alex Infascelli ha realizzato un documentario sull’eterno e indiscusso Capitano della Roma dal titolo “Mi chiamo Francesco Totti”, nel quale il campione del mondo viene raccontato attraverso immagini di repertorio commentate e accompagnate dalla sua stessa voce.

Il racconto è collocato temporalmente ai minuti prima che precedono l’entrata in campo di Totti per il saluto finale allo Stadio Olimpico e ai suoi tifosi ossia a quel mondo che gli ha regalato successi, amarezze, soddisfazioni e consapevolezze sul suo talento.

Si viene catapultati in quel 28 maggio 2017, quindi, e Francesco Totti in un perfetto flashback ritorna alla sua infanzia e al rapporto viscerale da subito con la palla. Il documentario accompagnato dalla voce strisciante di Totti scorre veloce toccando tutti i momenti più importanti della vita calcistica e privata del calciatore che nel frattempo snocciola aneddoti, commenti e pensieri su quanto ha vissuto.

La voce non spicca per particolari caratteristiche da speaker, ma è quella di Francesco Totti e ciò dona al documentario autenticità e veridicità perché si consegna a chi guarda un prodotto unico nel suo genere: un calciatore che col senno di poi svela debolezze, ironie, retroscena dei momenti vissuti. È piacevole sentire Totti descrivere i suoi gol o la certezza di Ilary come donna della sua vita o la tristezza per il grave infortunio. È molto interessante il modo in cui racconta senza polemica il rapporto con i vari allenatori della sua vita anche se dal tono della voce arriva netto il profondo apprezzamento per Zeman.

È determinante sentire parlare Totti di sé e della popolarità che non lo farà essere mai più semplicemente Francesco ma che lo ha relegato ad un vero monumento di Roma come le fontane, le piazze e le chiese così dandogli un ruolo che nessuno ha mai avuto a Roma e allo stesso tempo privandolo della libertà di essere un uomo qualunque.

Ma il documentario mostra tanto e tanto altro ancora tra filmati inediti del matrimonio e quelli legati alla ripresa atletica di Totti dopo l’infortunio per poter giocare il Mondiale decisivo.

ROME, ITALY – MAY 28: Francesco Totti greets the fans after his last match during the Serie A match between AS Roma and Genoa CFC at Stadio Olimpico on May 28, 2017 in Rome, Italy. (Photo by Paolo Bruno/Getty Images)

Alex Infascelli ha fatto un ottimo lavoro perché col documentario ci ha consegnato il calciatore Totti ma anche l’uomo arrivando alla conclusione che Totti uomo non sarebbe mai stato quello che è senza il calcio e Totti calciatore non sarebbe la leggenda senza gli affetti importanti della sua vita.

Per questo Totti è stato soprannominato Er Pupone: il calciatore non si è mai tolto i vestiti di figlio, amico, fratello e indossando i panni di marito e padre si è identificato ancora di più con quell’idea di lui: un uomo e un calciatore legato alle sue radici, ai suoi affetti e alla sua grande passione che è il calcio.

“Mi chiamo Francesco Totti” non racconterà nulla di nuovo al tifoso sfegatato o all’amante occasionale del calcio, ma decisamente spiega senza mezzi termini che esiste un solo Francesco Totti, e per fortuna, ce l’abbiamo avuto solo noi!

Sandy Sciuto