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Lo Stato Sociale: a Sanremo per portare la voce di tutti, nessuno escluso

Curiosità, sorriso e riflessione sono solo tre delle reazioni generate dall’ascolto de Lo Stato Sociale sul palco del Festival di Sanremo. Reazioni arrivate mercoledì, in occasione del debutto sul palco dell’edizione 2021 con il brano “Combat Pop” e poi replicate ieri sera durante la serata della canzone d’autore.

Lo Stato Sociale: Combat Pop come contraddizione quotidiana

Lo Stato Sociale si presenta a Sanremo in maniera inedita, con un Lodo presente ma non presente, lontano dal microfono e la scena si sposta su Albi (Alberto Cazzola), la scelta azzeccata per dare il giusto risalto a Combat Pop.

Il pezzo si concentra sulla situazione dell’attuale mercato discografico italiano, chiedendosi perché si è arrivati ad essere fermi, ad essere inondati di pubblicità, sacrificando il fulcro principale, ossia la musica. Una denuncia in pieno stile Stato Sociale, una critica sociale ragionata in stile “pop”, con un messaggio dietro che arrivi a tutti.

Nella serata della canzone d’autore anche la cover viene utilizzata come strumento di denuncia, nel momento più difficile per il mondo dello spettacolo. Lo Stato Sociale, attraverso “Non è per sempre” degli Afterhours, sceglie di fare da cassa di risonanza dell’urlo di disperazione di un intero settore, spostando l’attenzione sui “pesci piccoli”, sviscerando l’enorme ed importante calderone dello spettacolo in tutte le sue sfaccettature.

Lo Stato Sociale: una cover per dare voce a chi viene ignorato

L’assenza alla voce di Lodo è stata registrata anche ieri sera, a cui però è stato affidato il nobile compito di lanciare il messaggio di denuncia del mondo dello spettacolo. Ma Lodo non era solo, ma in compagnia di Emanuela Fanelli e Francesco Pannofino, ma anche di Fabrizio Cotti e Morris Donini, rappresentanti rispettivamente del mondo dei club e del cinema di provincia indipendenti. Nomi di club e cinema elencati, che fanno emozionare, ma soprattutto riflettere sulla situazione tragica del settore . Una denuncia che crea speranza, perché tutto ciò «non è per sempre».

 

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Cotti e Donini hanno ringraziato i ragazzi in conferenza stampa, riconoscendo in loro dei veri devoti alla causa, criticando allo stesso tempo la decisione di Sanremo di far andare in scena un’esibizione così importante all’una di notte, ennesimo segnale forse della bassa considerazione forse nei confronti dei “piccoli” dello spettacolo. I due, però, ci tengono a ricordare che «se va in onda un telegiornale, uno show televisivo Sanremo stesso» è solo grazie ai lavoratori dello spettacolo, fondamentali in un momento in cui lo svago è affidato quasi totalmente al piccolo schermo.

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Emanuela Fanelli e Francesco Pannofino, invece, ci hanno tenuto a ricordare che si sono sentiti onorati di poter dar voce a parte dei loro colleghi, quasi invisibili agli occhi del Governo, avendo l’opportunità di mandare «un messaggio emozionale di grande impatto in pochi secondi».

Lo Stato Sociale: non solo musica, ma anche illusionismo e trasformismo

Tornando alle esibizioni della band bolognese, non sono passate inosservate le “coreografie” messe in scena dai regaz. Se nel 2018 abbiamo avuto il piacere di assistere alla “vecchia che balla”, il 2021 è l’anno dell’illusionismo e trasformismo, affidati a Luca Lombardo, in arte Mr. Poubelle. Le idee messe in scena sul palco nascono in primis da un brainstorming generale, in cui si fa a gara a «chi la spara più grossa», ma il vero finalizzatore è Lodo Guenzi, come prevedibile d’altronde.

Lo Stato Sociale non passerà inosservato nell’edizione di Sanremo 2021, non sappiamo ancora se per merito del brano in gara o meno, ma sicuramente per l’enorme funzione sociale che stanno svolgendo. Complimenti ragazzi, non è da tutti.

Paride Rossi