eventi sportivi del 2020
Da unicaradio

L’Italia e il CIO: perché abbiamo rischiato di non partecipare alle Olimpiadi

La querelle tra Italia e CIO è giunta finalmente a una conclusione, positiva per l’Italia. Ripercorriamo le fasi di quello che è stato un problema che si conosceva da anni, ma mai risolto.

La riforma dello sport, approvata dal primo governo Conte (Movimento 5Stelle e Lega) nel 2018, priva privato il CONI dalla sua indipendenza. Ciò è in contrasto con le normative del CIO (Comitato Internazionale Olimpico) il quale non permette ai Paesi che non rispettano questo parametro di partecipare alle Olimpiadi. Gli atleti italiani quindi rischiavano di partecipare alle Olimpiadi di Tokyo 2020 come atleti indipendenti cioè senza la possibilità di essere associati all’Italia. Avrebbero dovuto partecipare sotto la bandiera del CIO senza la possibilità di mostrare il tricolore ed ascoltare l’inno di Mameli in caso di medaglia.

La non-autonomia del CONI (Comitato Olimpico Nazionale Italiana) violava l’articolo 27 della Carta Olimpica e già nel novembre 2018 Bach, presidente del CIO, aveva sollevato il problema della nuova riforma dello sport. Durante la cerimonia di assegnazione dei Giochi Olimpici invernali del 2026 (giugno 2019) Bach aveva avvertito direttamente Conte del problema. Malagò, presidente del CONI, sollevò più volte la questione a partire dall’estate del 2019. Il cambio di ministri, Giorgetti-Spadafora, non ha risolto la situazione. La situazione non si è sbloccata fino all’ultima settimana di gennaio 2020, quando il tempo ha iniziato veramente ad essere una minaccia. Il CIO si sarebbe riunito il 27 gennaio e avrebbe potuto deliberare l’esclusione dell’Italia dalle Olimpiadi di Tokyo. Questa decisione avrebbe potuto seriamente compromettere anche lo svolgimento delle Olimpiadi di Cortina 2026, già assegnate.

La soluzione è quindi arrivata in extremis: uno degli ultimi provvedimenti firmati dal Conte-bis ha salvato la situazione a tempo ormai scaduto. Conte ha infatti firmato un decreto legge che restituisce al CONI la sua autonomia. La bandiera e l’inno sono quindi salvi. L’Italia evita una figuraccia planetaria in extremis ma quello che rimane è la testimonianza di una Nazione poco attenta allo sport e ai suoi valori. Ci sono voluti oltre due anni per risolvere una problematica nota sin dall’inizio, che violava i principi del CIO. A lungo sono rimasti quasi inascoltati i richiami di Malagò e numerosi atleti. Era proprio necessario arrivare a correggere il problema a tempo quasi scaduto? Non sarebbe stato più serio ed intelligente risolvere per tempo il problema?

Italia e CIO la bandiera "rischaita" dall'Italia
Da Interris

Non sarebbe stata però la prima Olimpiade con gli atleti azzurri sotto la bandiera del CIO (la famosa bandiera bianca con i cinque cerchi). Già in occasione delle Olimpiadi di Mosca 1980 gli atleti azzurri e  quelli di numerose nazioni europee parteciparono sotto la bandiera del CIO per protestare contro l’attacco dell’allora URSS nei confronti dell’Afghanistan avvenuto nel 1979.

Tommaso Pirovano