Come il successo ha influenzato la tua vita?
Beh, mi ha permesso di farmi una famiglia e di vivere in un posto che amo. Per il resto, sono lo stesso semplice ragazzo di Nazareth, per citare quel mito di Leo Ortolani e il suo Rat-man. Scherzi a parte, il successo ha significato soprattutto avere una fonte di reddito che mi permettesse di farmi una vita mia. Per il resto, è una cosa ovviamente molto gratificante, ma un po’ effimera; occorre tenere sempre i piedi bene per terra, ma per fortuna questo mi riesce senza troppe difficoltà.
Oltre ad essere una scrittrice fantasy, però, sei un’astrofisica ed alla fine hai ceduto al “lato oscuro” con la pubblicazione di “Dove va a finire il cielo”, il tuo ultimo libro. Cosa ti ha portato, dopo tanti viaggi in universi fantastici, a scrivere di qualcosa di così concreto come la scienza?
Era una cosa che volevo fare da molto tempo, perché ho lavorato come divulgatrice per tre anni della mia vita, ed è una cosa che ho sempre amato molto. Poi per una volta mi piaceva l’idea di cercare di mettere assieme in modo un po’ più concreto le mie due passioni, quella per la narrativa e quella per la scienza. È stata una bella esperienza, molto divertente, spero che la cosa si trasmetta al lettore.
Dieci buoni motivi per leggere il tuo ultimo libro:
Non sono un granché con l’autopromozione, ma ci provo:
1. perché è divertente (spero).
2. perché non richiede grandi conoscenze di base; spiego anche la gravitazione universale, per chi se la fosse dimenticata 😛
3. perché conoscere significa avere meno paura (sì, c’è scritto anche come sapere se è vero che nella data XX dell’anno 2XXX ci cadrà in testa un asteroide)
4. perché c’è dentro tanta autobiografia, quindi è anche un modo per farsi un po’ i fatti miei
5. perché cerca di spiegare in cosa consiste il lavoro del ricercatore; non so voi, ma io quando ho deciso di farlo avevo le idee un po’ confuse, al riguardo, e si limitavano a immaginare gente col camice e i capelli sbarazzini
6. perché quest’anno ricorre il centenario della formulazione della relatività generale di Einstein, e se volete far bella figura con gli amici su questo imprescindibile argomento di conversazione spicciola, beh, dentro il libro la trovate spiegata in termini semplici (di nuovo, spero)
7. perché ho cercato di metterci anche le notizie che avete sentito al telegiornale, come il pianeta gemello della Terra, l’acqua su Marte, e quella cosa che non avete capito bene sulle onde gravitazionali
8. perché l’Universo è un posto meraviglioso, che val la pena ammirare e capire, e io ho cercato di spiegarvi il perché
9. perché anche la scienza è piena di storie, ma per capire in che senso dovete leggere
10. perché ho appena cambiato casa, e se mi date una mano col mutuo… 😛
In “Dove va a finire il cielo” parli dell’Astronomia, dell’Universo, come di un gioco senza fine. Il mondo, l’Italia soprattutto, ha bisogno che sempre più giovani si appassionino alla scienza. Qual è il tuo messaggio per loro?
Mi rendo conto di ripetermi un po’ rispetto alla domanda precedente, ma direi che il messaggio è che l’Universo è un posto straordinario, pieno di meraviglia, che la scienza che lo rivela e ce lo spiega, e che è un peccato limitarsi a quel che possiamo vedere con gli occhi e toccare con le mani, quando viviamo in un posto in cui se vai molto veloce il tempo rallenta e ci sono particelle elementari che possono passare attraverso i muri (letteralmente). E che la scienza non è quella cosa noiosa che nessuno capisce davvero; richiede impegno, certo, ma come tutte le cose belle della vita. Se si fa questo piccolo sforzo, si scopre un mondo pieno di paradossi fantastici e di esperimenti divertenti.