La vera storia che ha ispirato il mostro Leather Face

Non aprite quella porta (The Texas Chaingsaw Massacre) è uno dei più importanti film horror della storia del cinema. Uscito nel 1974 e diretto dal grande Tobe Hooper, la pellicola narra di un gruppo di ragazzi texani che finiscono nelle grinfie di una famiglia di cannabili tra i cui componenti spicca Leatherface.

Questo personaggio divenne presto un icona grazie alla sua maschera di pelle umana,alla sua motosega e al suo grembiule insanguinato ma, anche, per essere stato creato ispirandosi ad un uomo realmente esistito; uno dei serial killer che più ha terrorizzato l’America e il cui nome è “Ed Gein”.

Nato nel 1906 a La Crosse, Ed visse un’infanzia terribile caratterizzata dall’alcolismo del padre e dal fanatismo religioso della madre. Quest’ultima, infatti, vedeva le donne come dei demoni e pensava che il sesso dovesse esistere all’unico scopo di procreare. Sotto questi insegnamenti, Ed, sviluppo presto una mentalità malata andando ad isolarsi e ad evitare i rapporti di qualsiasi tipo con il sesso opposto.

Suo padre morì nel 1940 mentre suo fratello perse la vita in un incendio nel 1944. Ed rimase dunque a vivere con la sua amata madre ma, per sua sfortuna, anche lei morì circa due anni dopo a causa di un ictus.

L’amore che Ed riservava per sua madre Augusta era qualcosa di estremamente forte e lo portò a piangere istericamente al suo funerale. La sua morte significò per Ed la perdita dell’unico filo che ancora ne preservava la sanità mentale.

Il 17 novembre 1957 la commessa di una drogheria di nome Bernice Worden sparì nel nulla. Uno dei maggiori sospettati era proprio Ed Gein.

La squadra dello sceriffo si divise in due gruppi: uno concentrato a catturare Gein e l’altro avente il compito di ispezionare un capanno di sua proprietà. Gli agenti di quest’ultima squadra fecero una scoperta sconcertante una volta entrati nel capanno: il cadavere di Bernice Worden era appeso per le caviglie, senza testa e aperto in due a partire dagli organi sessuali. Le sue viscere erano state conservate in dei sacchetti di plastica mentre, la sua testa, venne rinvenuta in un’altra stanza della casa, con due chiodi conficcati ai lati: Ed desiderava appenderla al muro come un trofeo.

Dalle indagini si scoprì che la donna venne uccisa con una carabina calibro 22 e che le mutilazioni e le torture le vennero inflitte postmortem.

Dopo la macabra scoperta, le autorità ispezionarono la casa dell’uomo e si ritrovarono catapultati in un luogo spaventoso, dove era possibile notare i gravi disturbi mentali di Ed da ogni angolo dell’abitazione.

Ecco una lista di alcuni oggetti raccapriccianti ritrovati nella sua casa:

– la testa di Mary Hogan appesa al muro come un trofeo da caccia
– organi umani nel freezer
– quattro nasi umani di cadaveri decomposti
– ossa umane
– alcuni teschi
– dieci teste di donne come decorazioni nella camera da letto
– pelle umana usata come tappezzeria per lampade e sedie
– calotte craniche trasformate in ciotole
– due labbra umane che decoravano una finestra in salotto
– un tamburo fatto di pelle umana
– femori usati come gambe per un tavolo
– nove maschere fatte di pelle umana
– una lampada con una colonna vertebrale come manico
– vestiti femminili fatti di pelle umana

Inquietante fu anche una dichiarazione dello stesso Gein che affermò, durante gli interrogatori, di non aver mai ucciso un solo cervo durante le sue sessioni di caccia. Ciò nonostante, l’uomo, era solito offrire “carne di cervo” ai suoi vicini e ai suoi amici. Probabilmente si trattava di carne umana…

Gli psicologi che si occuparono del caso affermarono che Gein soffrisse di un disturbo maniacale associato alla sessualità. Molti dei resti umani rinvenuti in casa sua, infatti, erano stati trafugati dal cimitero locale per soddisfare le sue perversioni sessuali legate alla necrofilia.

Inoltre pare che ad Ed piacesse indossare la pelle di alcune sue vittime donne, probabilmente per assomigliare il più possibile alla sua amata madre, dettaglio che ispirò il film Psycho.

Ed Gein venne giudicato mentalmente instabile e incapace di sostenere il processo nel momento del suo arresto. Passò il resto della sua vita in un istituto psichiatrico dove morì all’età di 77 anni.

Purtroppo, quasi sempre, la vita è assai peggiore di un film horror e “Non aprite quella porta” ne è un esempio calzante: un film crudo e violento dove, comunque, la realtà che ne sta dietro, è stata addolcita in modo massiccio per rendere il tutto fruibile al grande pubblico.

redazione