La Spagna sotto il segno di Irene Montero approva la legge “Solo sì è sì”

Colpisce ancora la femminista Irene Montero, ministra dell’Uguaglianza della Spagna, che sta decisamente svolgendo un ruolo di fondamentale importanza all’interno del governo spagnolo. Soprattutto nei confronti di leggi che riguardano e tutelano le donne sotto diversi punti di vista.

Dopo aver fatto diventare la Spagna il primo paese europeo a garantire alle donne lavoratrici un congedo mestruale retribuito di massimo tre giorni, adesso con la legge “‘Solo Sí es Sí” segna un ulteriore traguardo. Un risultato che sarà in grado di apportare una nuova sensibilità nei confronti del consenso sessuale. Tanto in Spagna, quanto nel resto del Mondo che potrà seguirne l’esempio.

La legge del “solo sì è sì” proposta da Irene Montero e approvata dal governo di coalizione spagnolo, di fatto, converte la libertà sessuale in un diritto.

La stessa ministra dell’Uguaglianza definisce questa nuova legge spagnola come la legge del “sorella io ti credo”. Si tratta di un tentativo di rendere ancora più effettiva la necessità di proteggere le donne vittime di stupro. Le quali sono spesso costrette al silenzio per paura di non essere credute, come più volte capitato.

Da diversi anni, ormai, sono tante le proteste che vengono organizzate in nome di una volontà collettiva di difendere le donne che hanno subito violenze sessuali e soprattutto cercare di fare qualcosa per frenare il fenomeno. Dal #metoo americano al #cuentalo – la versione spagnola del movimento nato contro le molestie sessuali dell’ex produttore cinematografico Harvey Weinstein – le donne hanno trovato la forza di urlare: “basta non vogliamo più subire”. La loro azione, però, mira ad abbattere quel muro di silenzio e a far conoscere al mondo intero le brutalità a cui molte bambine, ragazze e signore sono costrette in tutte le parti del mondo. Per questo vi è la necessità di stimolare – attraverso proteste – delle concrete risposte che non rendano le loro urla vane.

Una risposta è arrivata dalla Spagna lo scorso 27 maggio, quando il Congresso dei deputati approvando la legge del “solo sì è un sì” ha reso la Spagna – citando Irene Monteto – “un Paese più libero e sicuro per tutte le donne”.

La maggioranza del centrosinistra – 201 voti a favore contro 140 contrari – ha reso possibile un simile successo. Un successo che riguarda tutti. Poiché si tratta di una norma che rende le figlie, le mogli, le amiche di tutti noi meno restie a denunciare gli abusi subiti, perché d’ora in poi saranno sostenute dallo stesso governo.

Infatti, una delle problematiche che l’aver subito un atto di violenza sessuale comporta è il sentimento di vergogna della vittima che ne consegue. Una donna ferita fisicamente e moralmente da un “uomo”, si sente sbagliata e sotto giudizio. Proprio la paura di essere giudicate o di non essere credute ha spinto per anni le donne a fare finta di nulla. A sorvolare sopra un danno così grave, decidendo consapevolmente di convivere con un trauma psicologico. Questo anche perché esistono delle differenze – anche in termini giudiziari – con rispetto all’atto subito, le quali negli anni hanno di fatto generato l’esistenza di molestie di serie A, B, e C.

“Abuso sessuale” e “aggressione sessuale” saranno, adesso in Spagna, considerati come sinonimi che implicano violenza. E la violenza, di qualsiasi natura essa sia, non può essere tollerata.

Se una delle due persone coinvolte nel rapporto sessuale non abbia espresso chiaramente il proprio consenso, la loro unione sessuale sarà, secondo la legge “solo sì è sì”, considerata in quanto stupro. Questo perché la Spagna sotto il segno di Irene Montero e della sua squadra si sta riscoprendo più attenta alla libertà di scelta di una persona, in particolare di una donna.

La tematica del consenso sessuale deve essere capita e persino studiata. Ecco perché – come riporta il Corriere.it – la legge prevede, tra le altre cose, misure che riguardino l’introduzione di un obbligo di frequenza di corsi di educazione sessuale per i minori che commettono reati sessuali. Così come anche la creazione di una rete di centri di crisi aperti 24 ore su 24 per le vittime di violenza sessuale e i loro familiari. Ed ancora, il testo della legge si dimostra inclusivo e all’avanguardia, poiché conia il concetto di «violenza digitale», per sottolineare i casi in cui vengono diffuse senza consenso della persona immagini intime.

Si ricorda che la legge spagnola ha ricevuto così tanto clamore perché è frutto di un’esperienza concreta di mancata tutela ad una donna vittima di stupro.

Il caso del 2016 riguarda una donna che durante la tradizionale festa spagnola di San Fermín a Pamplona fu stuprata da cinque giovani ragazzi. Questi furono inizialmente condannati solo a pochi anni di prigione, non per stupro ma per abuso sessuale continuato. Un esperienza brutale in cui la donna palesemente sofferente, non oppose resistenza all’atto sessuale. Tale “spiegazione” bastò ai giudici per evitare di parlare di stupro.

La Spagna del 2022 rispetto a quella di sei anni fa sarà in grado di far valere i diritti di ciascuna donna a prescindere dal suo modo di vestire e dal suo livello di resistenza all’abuso. Non ci saranno più, dunque, giustificazioni che potranno affermare che quel rapporto sessuale sia consenziente al di fuori del sì della donna.

Perché ci sarebbe bisogno di leggi simili anche in Italia?

In Italia, come testimoniano anche i dati Istat suddivisi per tipi di violenza subita, non esiste una legge sul consenso sensuale. In più, ancora oggi è elevato il numero di donne che non denunciano la violenza subita. Così com’è elevata la percentuale (44%) di chi non considera neanche reato l’abuso.

Fondamentali risulterebbero essere non solo delle politiche di sensibilizzazione che mirino a far sì che le donne possano denunciare la violenza, ma anche chiedere e ricevere aiuto. Una legge come quella spagnola aiuterebbe, inoltre, a rendere più consapevoli non solo gli uomini ma anche le donne che solo sì vuol dire sì.

Giulia Grasso