La Scozia dice “No” alla Brexit

Della Brexit ne abbiamo “parlato” moltissimo. A fine 2020 la Gran Bretagna è uscita dall’Unione Europea. La Scozia però, che già nel 2016 si era opposta a questa scelta, adesso sembra ritornare alla carica, rivendicando la sua voglia di tornare a far parte dell’Unione. Il grande problema è la Scozia potrebbe tornare a farne parte solo ed esclusivamente se riuscisse a diventare indipendente dalla madre patria.

Già per fine 2021 gli scozzesi, ed in particolar modo il Partito Nazionale Scozzese, vorrebbero indire un referendum per scegliere il da farsi.
Ian Blackford, leader del Partito Nazionale Scozzese, ha dichiarato “La chiave sarebbe mettere in atto circostanze che consentano di svolgere un voto per chiedere l’indipendenza della Scozia. Voglio che il referendum si svolga il prima possibile. È nell’interesse di tutti. Ma ovviamente dobbiamo portare a termine le elezioni, assicurarci che l’SNP venga nuovamente eletto al governo e rafforzare il mandato per un referendum. C’è un disegno di legge che verrà pubblicato nelle prossime settimane e che potrà essere approvato una volta che saremo oltre le elezioni”.

Prima la pandemia, poi la libertà

L’attenzione è tutt’ora rivolta alla pandemia da Covid-19 che ha duramente colpito il Mondo intero. Ma è anche vero che proprio nell’ottica della ripresa economia post-Covid, gli scozzesi sono fermamente convinti che non far parte dell’U.E. potrebbe segnare definitivamente la crisi di alcuni settori chiave della loro economia.

Considerando che la Gran Bretagna aveva una situazione di “vantaggio” rispetto agli altri Paesi membri, avendo mantenuto la propria moneta, per gli scozzesi la Brexit ha solo portato importanti svantaggi economici, in settori chiave come la pesca. Anche coloro che credevano anche la Brexit avrebbe portato benefici economici, sembra (almeno da quanto riportato dai media locali) che si stiano ricredendo.

Sia le importazioni che le esportazioni sono crollate dopo la Brexit. Secondo il Financial Times, nel frattempo il traffico ha iniziato a spostarsi dai porti inglesi. Ne hanno beneficiato alcuni attracchi francesi, come Cherbourg, Roscoff e Dunkirk, e Rosslare, nell’Éire. Da quando è fuori dall’Ue, le spedizioni verso la Gran Bretagna sono più laboriose, perché vanno riempiti moduli con fino a 41 campi per l’export e 29 per l’import. In alcuni casi, i dazi gravano anche sul commercio on-line.

La posizione di Londra

Boris Johnson, dall’altra parte, fa il pugno duro con il scozzesi. Nessuna possibilità di indire un nuovo referendum, questa è la sua idea. Per il primo ministro britannico, l’unico modo per vincere la sfida economica post pandemia è quello di rimanere compatti ed uniti. In più la Scozia gli scozzesi si erano già espressi nel 2014 sulla possibilità di essere indipendenti da Westmister. All’epoca vinse il no, ma c’è da dire che la situazione sia economica che politica è completamente cambiata. Inutile quindi sostenere l’idea che il popolo scozzese abbia già “detto la sua”.

Certamente, anche visti i conflitti con l’Irlanda del Nord, il panorama per la Gran Bretagna non è certo roseo. Molti i grattacapi che Boris Jhonson e Westmister dovranno affrantare.

Sharon Santarelli