La pubblicità occulta che piace ai social

Sembrava una soleggiata giornata d’estate come tante, quando improvvisamente una foto su Instagram raccoglie più di 4 milioni di like, scoppia la polemica e la Federal Trade Commission si fionda all’attacco. La protagonista di questo scatto “scandaloso” è Selena Gomez e il post incriminato la ritrae mentre beve languidamente una Coca Cola. Qual è allora il problema? Vi chiederete… Secondo i conti fatti dalla rivista specializzata Adweek, quel singolo post valeva 550 mila dollari, parametrati sul numero di persone che avrebbero visto l’immagine.

Esiste un mondo dietro il bel visino di tanti Influencer in cui ogni “pollicione in su” rappresenta una miniera d’oro. Il paradosso dell’era moderna vuole che se da una parte evitiamo come la peste la pubblicità tra uno spezzone e l’altro dell’Isola dei Famosi, dall’altro basta una foto di Chiara Ferragni che scende da una Maserati pubblicata su Instagram, per catapultarci nel mondo della pubblicità. Forse non ce ne rendiamo conto, perché la tattica è molto più subdola di uno spot in tv, ma giornalmente veniamo bombardati da centinaia di pubblicità non controllate veicolate attraverso foto di personaggi famosi, influencer, post sponsorizzati sui social e tanto tanto altro. Basta una foto “innocente” di Anna Tatangelo dove a margine si vede il detersivo per piatti appoggiato casualmente sulla lavastoviglie, o Fedez appena sveglio intento a godersi la prima boccata della sua sigaretta elettronica ed ecco che la pubblicità è servita su un piatto d’argento.  Come scrive Business Insider, se l’Istituto di autodisciplina pubblicitaria dà un codice con linee guida a soci sottoscrittori nella televisione pubblica e privata nazionale sul tema della pubblicità, sui social invece esiste un altro tipo di advertising che nessuno sa e può verificare.

Il mondo della pubblicità sui social, che non sono editori e quindi non sottostanno alle regole imposte dal  l’Istituto di autodisciplina pubblicitaria, si basa essenzialmente su due tipologie che adesso vi spiegheremo. Le sponsorizzazioni (contenuti testuali, video, ma anche di link o pagine aziendali) rappresentano un mercato in costante crescita che, secondo stime rivelate da Italia Oggi e mai smentite, solo su Facebook nel nostro Paese lanno scorso ammontano ad almeno 250 milioni di euro. Ma se questo tipo di Advertising è dichiarato rimane comunque non controllato; Facebook, infatti, passa al vaglio le inserzioni per verificare che non contengano contenuti illeciti o proibiti dal regolamento interno (droghe e armi, per esempio), ma non controlla la veridicità delle stesse, né esiste alcun codice di disciplina da rispettare. L’altra faccia della medaglia è rappresentato da quella tipologia di Advertising che non si dice ma si fa, detto in termini estremamente banali si chiama pubblicità occulta. In questo ambito le fashion blogger sono le protagoniste indiscusse, da Chiara Ferragni a Chiara Nasti e Belen Rodriguez, un loro post sui social permette ad un’azienda di incrementare sensibilmente il proprio fatturato. Il problema è: non sarebbe più giusto che il pubblico fosse a conoscenza di quello che sta vedendo? “Il problema è che non abbiamo gli strumenti – spiega a Business Insider Benedetta Liberatore, dirigente dell’AgCom, l’autorità garante per le comunicazioni- Il nostro potere di vigilanza e sanzionatorio, stabilito dalla Direttiva Servizi e media audiovisivi, si applica solo agli editori e alla televisione. I social network, e il web in generale, non sono considerati editori e sono fuori dal nostro controllo. Noi possiamo solo provare a sederci al tavolo con Facebook per intavolare delle discussioni. Per poter intervenire sui social e su Internet dobbiamo aspettare l’iniziativa dell’Europa, che sta rivedendo la direttiva comunitaria per includere anche il web“.

E’ facile da intuire che in tempi così tristi per l’economia la nostra cara e vecchia Unione Europea non abbia poi così tanta voglia di accelerare il processo di regolamentazione. Intanto nel mondo del web l’advertising ufficiale sui social cresce del 33% annuo, e Google raccoglie (sempre secondo i dati pubblicati da Italia Oggi) almeno 1,1 miliardi di pubblicità all’anno. Dal canto nostro vi invitiamo a fare un po’ di attenzione, adesso che ne siete a conoscenza, il vostro like vale tanti soldini!

Claudia Ruiz