L’amore al tempo degli Dei

Credete davvero che l’amore senza Whatsapp e senza i social network possa essere più semplice?
Ecco dieci esempi di storie d’amore a dir poco travagliate, tratte dalla mitologia, che vi faranno ricredere.

Non può che rientrare nella top ten la sventurata Didone, che si innamorò perdutamente del pellegrino Enea, giunto per volere del Fato sulle coste della sua città, Cartagine. Dopo vari tentennamenti dovuti alla memoria del marito defunto, la donna cadde tra le sue braccia.
Peccato che mentre lei aveva già cambiato lo status di Facebook in “fidanzata ufficialmente”, lui avesse già deciso di ripartire – per volere degli dei – così diceva… Insomma, Enea la abbandonò senza neanche avere il coraggio di dirglielo e lei si uccise trafiggendosi con la spada che l’amato le aveva lasciato in ricordo, senza neanche potersi togliere la soddisfazione di bloccarlo su Whatsapp!

“Didone ed Enea” di P. N. Guérin

Non da meno è la storia di Dafne, ninfa bellissima che per questo aveva attirato le attenzioni di Apollo. Dal momento che la fanciulla non aveva la minima intenzione di cedere alle sua avances, il dio divenne un vero e proprio stalker in termini moderni, infiammato da un amore ardente. Alla fine la povera Dafne fu costretta ad invocare l’aiuto dei genitori immortali, i quali la trasformarono in una pianta di alloro, che da quel momento sarebbe divenuta la pianta sacra per il Dio Apollo.

Apollo e Dafne di G.L.Bernini

Quello tra Paride ed Elena, d’altro canto, fu certamente un amore più felice, se non si considerano le conseguenze disastrose. A chi non è capitato di rubare la fidanzata all’amico e magari di beccarsi qualche pugno per questo? Qui si fecero le cose in grande però. Mi hai rubato la moglie? Bene: io ti distruggo la città! Insomma, forse una reazione un po’ eccessiva… È certo però che Menelao riuscì nell’intento di avere indietro Elena, lasciando a bocca asciutta quello sprovveduto di Paride.

“Paride ed Elena” di J. L. David

Nella triade delle donne più sventurate non possono che rientrare, insieme a Didone, Arianna e Medea.
La prima, figlia del re di Creta, aiutò il coraggioso Teseo nell’impresa di uccidere lo spaventoso Minotauro, rinchiuso all’interno del famoso labirinto. Non tutti sanno però che nel frattempo si innamorò perdutamente di Teseo e decise di seguirlo nel suo ritorno in patria. Tuttavia, il giovane non fu molto d’accordo con questa decisione visto che pensò bene di abbandonarla sull’isola di Nasso (alcuni ritengono proprio che l’espressione proverbiale “piantare in asso” sia riconducibile a questo episodio).
Poco male: dopo un breve periodo in cui probabilmente Arianna avrebbe alternato frecciatine e frasi strappalacrime su Instagram, la fanciulla si consolò con il bel dio Dioniso, che sicuramente avrebbe avuto più follower del mortale Teseo!

“Arianna” di Alessandro Turchi

Molto simile è la vicenda di Medea, ripudiata per un’altra donna senza mezzi termini dopo aver aiutato il furbo Giasone nella conquista del Vello d’Oro. Insomma: usata e gettata, probabilmente per una più giovane e più bella, ma soprattutto più ricca. Nella migliore delle ipotesi Medea sarebbe potuta scappare con i figli senza lasciare tracce. Pensò bene invece di uccidere tutti i cari dell’odiato consorte compresi i pargoli indifesi. Quando si dice mai ferire l’orgoglio di una donna!

Medea coi figli

Per fortuna, qualche volta venne punito anche lo smisurato ego maschile, di cui Narciso è divenuto emblema, da cui il termine “narcisista“. Il giovane, dopo aver rifiutato una bellissima ninfa, morì annegato in uno specchio d’acqua in cui aveva visto riflessa l’immagine di se stesso. Lui, il vanitoso per antonomasia, sarebbe stato certamente, in età moderna, un “postatore seriale di selfie” in primo piano su Instagram, magari con annesse didascalie filosofiche.

“Narciso” di Caravaggio

A pagare per la propria curiosità fu invece Psiche, la giovane istigata dalle sorelle che proprio non riuscì a trattenersi dallo spiare nella notte Amore, che l’aveva salvata e accudita alla sola condizione di non essere visto. L’occasione fa l’uomo ladro e la povera fanciulla ci cascò, rischiando così di perderlo per sempre.

Simon Vouet, Il Tempo vinto dalla Speranza e dalla Bellezza

Assai più struggente è la storia d’amore di Piramo e Tisbe, i Romeo e Giulietta della mitologia. Costretti a parlarsi attraverso la fessura di un muro, il loro amore nacque di nascosto e terminò troppo tragicamente senza neanche essere potuto sbocciare; morirono entrambi, convinti che l’altro, prima di loro, si fosse tolto la vita.

Piramo e Tisbe di Pierre Gautherot (1799)

Ma chi se la passò peggio, in tutto il novero degli dei, se non Era, Giunone nella mitologia romana? Moglie devota del supremo Zeus, archetipo del donnaiolo moderno, sopportò ogni tipo di tradimento. Il famoso Dio non si trattenne dall’assumere qualsiasi forma animale e vegetale pur di sedurre le tante creature di cui si infatuava giornalmente, seminando così figli per tutto il mondo, conosciuto e non.
Sicuramente, se fosse vissuto ai nostri tempi, avrebbe fatto largo uso di siti d’incontri o, perlomeno, di innumerevoli profili falsi con cui abbindolare fanciulle indifese.
Non da meno fu la stoica Penelope, che rimase fedele al marito Ulisse per dieci lunghi anni, mentre quest’ultimo girovagava per il mar Mediterraneo. Certo, un peregrinare voluto dagli dei, ma che al re di Itaca non sembrò pesare più di tanto, viste le diverse donne (per non parlare dei banchetti imbanditi) che si lasciò alle spalle, dopo essersela spassata a sufficienza. Diciamo un “coast to coast” tutto da instagrammare: anche questo, per certi versi, è il mondo classico. Questo è l’amore che mai nessuno vi racconta sui libri.

Beatrice Anfossi