Karneval der Kulturen: il multietnico Carnevale di Berlino

Si ringrazia Dario Spoto per la collaborazione attraverso il materiale fotografico.

Berlino è considerata una delle capitali più interculturali d’Europa. Per festeggiare proprio questo melting potogni anno in primavera, in particolare nel fine settimana di Pentecoste, si svolge una nota manifestazione culturale urbana che accoglie circa un milione e mezzo di persone tra residenti e turisti, il cosiddetto Carnevale delle Culture, in tedesco Karneval der Kulturen.

Nato sulla scia sia del Notting Hill Carnival a Londra che di quello di Rio de Janeiro, il Carnevale di Berlino però supera entrambe per dimensione, durata e numero di visitatori. Tutta la città è coinvolta, dalle famiglie con i bambini agli anziani, senza distinzione sociale, di razza e sesso.

Le strade son piene di gente, migliaia se non milioni si amalgamano in una danza di colori, e c’è musica, la si sente dai locali sottoterra, nelle metro, per le strade, dagli iPhone appena sfornati. Una cadenza senza caducità alcuna. Per l’ennesima volta Berlino si mostra senza un’età ben precisa: una bambina in attesa della disoccupazione, bella ma in riabilitazione da decenni. Il carnevale, qua, non è incentrato molto sul mostrarsi ma nel confondersi tra gli altri mutanti.

Quest’anno il Carnevale si è svolto dal 13 al 16 maggio nel quartiere di Kreuzberg a Blücherplatz, il più multietnico della capitale tedesca e che ospita la principale comunità turca. La manifestazione è composta da due filoni principali: la Strassenfest e la Street Parade.  

La Strassenfest, ovvero la street fest ricca di stand con specialità culinarie, arte e artigianato da ogni parte del mondo e palchi di musica che hanno accolto centinaia di artisti di strada, concerti e varie esibizioni. Domenica 15 è stata poi la volta di una delle attrazioni principali del Carnevale delle Culture, ossia la grande parata dei carri nota con il nome di Street Parade. Decine di carri rappresentanti varie nazioni, associazioni e club sfilano tra le strade di Kreuzberg a partire da Hermannplatz, proseguendo su Hasenheide, Gneisenau e Yorckstraße, fino a Möckernstraße.

L’atmosfera si respira vagando da uno Spätkauf all’altro per riempire zaini di bottiglie di birra a prezzi maggiorati. Notare un paio di persone più strane del solito in mezzo alla parata e magari mettersi a ballare all’arrivo degli ultimi carri che, come tutti sanno, sono discoteche techno ambulanti; passare a casa di amici per trovare 40 persone in 30 metri quadri improvvisando una festa con gente appena sconosciuta; seguire qualcuno in un bar e giocare a biliardo con dei vecchi berlinesi reduci dall’era punk degli anni ’80; entrare per raccomandazione all’inaugurazione di un locale sotterraneo dove la gente che piscia in angoli troppo bui ti ricordano ciò che in realtà quel luogo era fino a qualche anno fa: un bagno pubblico allagato. Questo e molto altro è tutto ciò che un berlinese vive durante quei folli giorni.

È un’evento che si protrae per tre giorni, senza sosta. Come se non ci fossero già abituati gli abitanti provvisori di questa città povera ma sexy, ai party per quattro giorni di fila, tirando avanti ad anfetamine e club mate. Ed in questa cornice effimera, stranamente ognuno trova il proprio angolo fatto di centinaia di persone che si somigliano, per quanto strani o fuori dagli schemi siano.

Berlino è una città dove chi arriva non resta quasi mai, un luogo in cui dare sfogo ai propri istinti reconditi per poi andare avanti. È una festa fatta più per la città stessa che per il singolo individuo, creata apposta per quel blocco di persone che brulicano nelle metro. E così, il Carnevale non diventa un giorno particolare ma quasi il giorno in cui la città si leva quell’ultimo barlume di maschera che di tanto in tanto la mamma Germania tenta di rimettergli.

 

 

 

Alice Spoto