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L’82% degli italiani crede alle fake news: ignoranza o pigrizia?

Le statistiche parlano chiaro, gli italiani sono dei ”creduloni”.

Le bufale, conosciute nel web come fake news (notizie fasulle) traggono in inganno  l’82% degli italiani sui social network.  Questi sono i dati allarmanti che emergono dal rapporto “Infosfera”  realizzato dal gruppo di ricerca sui mezzi di comunicazione di massa dell’Università Suor Orsola Benincasa. Il professor Umberto Costantini, docente di Teoria e tecniche delle analisi di mercato,  in collaborazione con Eugenio Iorio, docente di Social media marketing, hanno svolto per la seconda volta questa interessante ricerca, pubblicata per intero sul sito web dell’Ateneo di Napoli.

Più di 1500 cittadini italiani si sono messi in gioco in questo ”esperimento”: un numero elevato che garantisce una buona attendibilità dei risultati, dal momento che il margine di errore statistico si aggira intorno al 2,5%.

I docenti Francesco Pira e Andrea Altinier, autori di “Giornalismi- La difficile convivenza con Fake News e Misiformation” hanno commentato così le rivelazioni del rapporto: ”I dati di questa ricerca ci dicono che non si sono ancora formati gli anticorpi alle fake news che quotidianamente coinvolgono politica, aziende e persone. Si tratta di un fenomeno preoccupante che non si placa come conferma la ricerca in questione. Oggi vi è un pericolo ancora maggiore che emerge sempre con maggior forza: le fake news concorrono a formare la percezione dell’opinione pubblica. Le fake news plasmano il sentiment presente oggi nella società“.

Com’è possibile che le notizie fasulle che popolano il web facciano breccia su un pubblico così ampio? Come si spiega questo uragano inarrestabile di menzogne?

Siamo tutti ignoranti o creduloni?

Forse non è solo la teoria dei caproni che corrono dietro alla massa ad alimentare il successo delle fake news.

Un altro studio condotto su oltre 3.000 persone ha messo in luce un’altra possibile risposta: potremmo essere facili prede delle bufale per una sorta di pigrizia mentale.

Gli psicologi David Rand (MIT Sloan School of Management) e Gordon Pennycook (University of Regina Hill-Levene, Usa), hanno sottoposto più di 3.000 persone ad un test chiamato Cognitive reflection test (CRT); ai volontari sono state mostrate alcune notizie di Facebook veritiere e alcune fake news in linea con le opinioni politiche della persona o diametralmente opposte.

Le persone che dai test precedenti si erano mostrate più riflessive e accorte, sono state anche più abili a distinguere le bufale, a prescindere dal loro contenuto politico. Al contrario, quelle più impulsive ci sono cascate spesso, perché più propense a credere a ciò che leggevano.

Per natura, l’essere umano è progettato per risparmiare energia: tendiamo a risparmiare risorse, anche quando si tratta ragionare. Il pensiero automatico è veloce, richiede il minimo sforzo e molto spesso questo meccanismo è fondamentale per il nostro organismo, ma il risvolto negativo è che in questo modo ricadiamo con maggiore facilità in semplificazioni, pregiudizi e pericolose banalizzazioni.

”Servono strategie di comunicazione integrata in grado di posizionare le corrette informazioni nella mente del consumatore mediale. È una questione seria che bisogna affrontare in modo sistemico ed in cui la comunicazione gioca un ruolo chiave”.

Le parole dei docenti di comunicazione che hanno seguito la ricerca fanno emergere tutta la loro preoccupazione di fronte ai dati raccolti durante il report statistico di ”Infosfera”.

Per l’87,24% degli italiani i social network non offrono notizie attendibili. Eppure il 98,75% ritiene che la presenza delle fake news massicce che minano il sistema di informazione non dimostrano una debolezza  della democrazia italiana. Possiamo dedurre quindi, che secondo gli italiani sistema di informazione e qualità della democrazia non sono strettamente in relazione. Nel complesso delle valutazioni la libertà garantita in rete è percepita positivamente, tanto che il 77,30% degli italiani ritiene che le fake news non indeboliscono la democrazia.

Per l’87,76% l’informazione che circola in rete è professionale, quindi è attendibile. Contraddizione? Sì, esattamente.

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Se da un lato è vero che, come sostenuto da Eugenio Iorio, docente di Social media marketing all’Università Suor Orsola Benincasa e coordinatore scientifico della ricerca: “I cittadini/utenti, sprovvisti dei più elementari strumenti di analisi e di critica della realtà e privi di qualsiasi strumento di difesa, tendono ad avere una visione distorta della realtà”, è anche vero che la capacità di ragionamento e di analisi critica è insita in ognuno di noi, va solo ”allenata”.

“La tendenza a impegnarsi nel ragionamento è altra cosa, rispetto alle abilità di ragionamento”, spiega Rand, lo psicologo che ha guidato il Cognitive reflection test “Quando ti fermi a pensare potresti giungere alla risposta corretta o a quella sbagliata, ma a prescindere da questo, ti importa, fermarti a pensarci un attimo?”.

La mente è come un paracadute: funziona solo se aperta.

Lucrezia Vardanega