Intervista a Paolo Becchi – Italia e UE aria di crisi o di cambiamento?

Dalle ultime elezioni politiche del 4 Marzo ad oggi, l’Italia ha vissuto un momento di incertezza politica. Il risultato elettorale non ha garantito la formazione di un governo di maggioranza stabile e sono stati necessari circa 80 giorni di consultazioni e un contratto tra i due partiti con il più alto numero di consensi, M5S e Lega, affinché si giungesse alla nomina di Giuseppe Conte come Presidente del Consiglio e a lui l’onere di formare il nuovo governo. Il contratto tra M5S e Lega costituisce la base sulla quale il nuovo governo deve fondare il suo operato e sui tavoli della politica si sono rispolverate tutte quelle questioni irrisolte e spinose, che coinvolgono sia l’Italia, ma anche la sua posizione all’interno dell’Unione Europea: la gestione dei flussi migratori, i forti scetticismi sull’Euro, l’aumento dei consensi in tutta Europa di movimenti anti europeisti, la tenuta dell’asse M5S e Lega e la legge elettorale.

Paolo Becchi
Paolo Becchi professore

Su alcune questioni abbiamo chiesto l’opinione del professor Paolo Becchi, filosofo e accademico, attualmente professore ordinario di Filosofia del Diritto presso la Facoltà di Giurisprudenza di Genova. Il professor Paolo Becchi ha collaborato con diverse riviste accademiche ed è editorialista di Libero, numerose sono anche le sue pubblicazioni su temi di filosofia del diritto, bioetica e storia della cultura giuridica ed è stato tra i primi in Italia a mostrarsi critico sull’adozione della moneta unica in Europa. Molti dei suoi interventi politici sono raccolti nel suo blog personale.

In Italia e in generale nell’UE stiamo assistendo ad uno sgretolamento di tutto ciò che sembrava solido nelle sue fondamenta. E’ un momento storico cruciale di lotte tra fazioni: chi invoca una svolta progressista e chi, invece, auspica ad un rafforzamento della sovranità nazionale. Quali sono, a suo avviso, gli errori di questa crisi geopolitica?

“Non si tratta di errori, ma più semplicemente di un cambiamento di paradigma. Noi siamo stati abituati a ragionare in termini politici di sinistra e di destra e quello che sta avvenendo è un cambiamento di questo paradigma che nasce proprio dalla sconfitta di una sinistra. Questa, in realtà, non svolgeva più il suo ruolo di sinistra, ma era una sinistra neo liberale, vicina alla destra. In questo modo l’opposizione che ha costituito l’asse portante della politica novecentesca, cioè l’opposizione tra destra e sinistra non esiste più e si va a configurare a livello italiano, europeo e globale la distinzione tra globalisti da una parte, cioè coloro che vogliono continuare questo processo di globalizzazione e coloro che, invece, ritengono che questo processo abbia fatto dei danni enormi e quindi parlano di un ritorno ad una sovranità nazionale. In questo senso si parla di sovranismo, altri adoperano la parola populismo. Ecco, io direi che il populismo è una categoria generale che al suo intero ha una sottospecie che qualifica ulteriormente il sovranismo. Detto in altro termini il sovranismo è il modo con cui si sta esprimendo oggi il populismo in Europa.”

Uno slogan che ormai sentiamo da circa un decennio a questa parte è quello di un’Italia fuori dall’Euro. Secondo Paolo Becchi è davvero possibile per l’Italia tornare a coniare una sua moneta nazionale?

“Secondo me, non solo è possibile, ma addirittura auspicabile. Il governo attuale, che nasce dal compromesso contrattualizzato tra due forze politiche, ha messo da parte il tema dell’Euro, in quanto non è più considerata una priorità. Sta di fatto che se la situazione dovesse peggiorare e questo governo, come dice, facesse gli interessi nazionali, non vedo perché non possa prendere in considerazione anche il tema dell’uscita dall’Euro. Io sono convinto che questa moneta e, questo tutti lo riconoscono, è stata fallimentare e il punto sarebbe quello di trovare un modo per uscirne senza creare grossi danni. Insomma, come esiste il divorzio tra persone che non si riconoscono più in una vita comune, non vedo perché non ci possa essere un divorzio che consenta ad alcuni paesi di abbandonare l’Eurozona.”

I libri di storia sono pieni di tragici epiloghi di imperi che sono caduti anche a causa dei flussi migratori, siano stati essi “barbari” o intestini. L’Europa in passato ha dimostrato di sapersi misurare con questi eventi perché, adesso, i flussi migratori stanno mettendo in crisi il sistema Europa? 

“Io credo che la politica migratoria dell’Unione Europea sia stata sin dall’inizio fallimentare, pensare che attraverso gli accordi di Dublino tutti i migranti dovessero fermarsi in Italia è stato un grave errore. E’ incredibile che tutti i governi italiani abbiano rispettato quel trattato fino ad oggi. Ma ora la musica è cambiata. Il nuovo governo ha fatto sentire la sua voce in Europa e lo ha fatto in modo molto netto. Penso che al di là degli errori della politica migratoria, il problema non sia quello di capire dove trasferire i migranti, il vero problema è che l’Africa avrebbe diritto a sviluppare una sua propria economia e, invece, tutto è bloccato, soprattutto da alcuni paesi europei come la Francia. E’ la Francia che blocca lo sviluppo dell’Africa. La Francia ha il suo “euro” in paesi africani. Teniamo presente che non esiste più il Franco perché c’è l’Euro, ma esiste il “Franco neocoloniale” e con questo stanno distruggendo l’Africa stessa. Coloro che ci dicono che siamo “lebbrosi”, in realtà stanno distruggendo l’Africa e pretendono di scaricare tutti i problemi in Italia. Tutti sappiamo benissimo cosa succede ogni giorno ai confini tra Ventimiglia e la Francia.”

Tornando in casa nostra e di preciso alla situazione politica italiana. L’asse Lega-M5s, a suo avviso, è stabile o ritorneremo presto alle urne?

“Se stiamo a quello che dicono i giornali e le televisioni avremo presto una crisi di governo. Io non credo che ciò succederà, per lo meno fino alle prossime elezioni europee, quindi l’anno prossimo. Cosa succederà durante e dopo, francamente non lo so, perché bisogna vedere che posizione assumeranno i due partiti che formano la coalizione di governo. Da una parte la posizione euro-scettica della Lega resterà presente, cosa farà, invece, il Movimento 5 Stelle in vista delle europee? Farà parte del blocco dei sovranisti o dei globalisti? Questo è un problema che al momento resta aperto, perché sul tema dell’Euro e dell’Unione Europea le posizioni del M5S sono molto più ambigue rispetto a quelle della Lega. Bisognerà vedere. Fino alle elezioni questa maggioranza reggerà e l’unica cosa che dovrà fare al più presto è quella di intervenire nella gestione del servizio radioteleviso. Questo è estremamente importante, perché i telegiornali pubblici sono diretti da personaggi che occupano posti dirigenziali perché fedeli a Renzi. Insomma, la televisione e la radio devono essere al più presto “derenzizzate”. Un discorso a parte riguarda poi giornali come La Repubblica, ma per fortuna, ormai, si tratta di un giornale che ha sempre meno lettori. Quello che bisogna evitare è che le notizie riportate da questo giornale di propaganda antigovernativa finiscano quotidianamente nei programmi radiotelevisivi.”

Legge elettorale, in tanti, hanno provato a modificarla con esiti discutibili. Parlando della nostra forma di governo, è necessaria una riforma costituzionale che regoli un’elezione diretta del governo?

“Le leggi elettorali sono leggi ordinarie, se si vuole modificare la legge elettorale non è necessario modificare la Costituzione. Si può modificare la legge elettorale, certo, è successo tante volte dagli anni novanta in poi, senza però, modificare la Costituzione. E’ sicuramente una legge importante, tra quelle fondamentali, ma resta ordinaria. Basta una maggioranza che si forma in parlamento per cambiarla. Io, però, credo che nella situazione in cui siamo, sia l’ultimo dei problemi quello di apportare cambiamenti alla legge elettorale. Le questioni fondamentali, oggi, sono altre: il controllo dei flussi migratori a cui sta cercando di porre rimedio il Ministro degli Interni e poi la questione del lavoro, che è al centro dell’attenzione del nuovo Ministro del Lavoro e del Sviluppo Economico. Proprio al lavoro bisognerà dare grande importanza, pensando alla grande disoccupazione giovanile. La situazione che c’è in Italia per i giovani è drammatica, l’unica possibilità che i giovani hanno è quella di emigrare. Noi accogliamo tanti migranti, ma costringiamo i nostri giovani laureati, già qualificati, a lavorare all’estero. E’ veramente paradossale. Adesso parlare di legge elettorale a pochi mesi dalla chiusura della campagna elettorale non mi sembra particolarmente intelligente e mi pare che nessuno, abbia in programma di cambiarla. Consentimi un’annotazione conclusiva, bisognerebbe anche pensare eventualmente a riformare la Costituzione, ma certo in un modo diverso da quello che ha fatto Renzi. Io, come molti italiani, ero contrario a quella riforma costituzionale, ma questo non vuol dire che una riforma costituzionale sia necessaria. Sotto questo profilo non mi pare che il governo finora abbia manifestato intenzioni rilevanti. Ad esempio, con il governo Monti è stato introdotto l’obbligo di pareggio di bilancio nella nostra Costituzione. Un fatto simbolico sarebbe quello di abrogare con una nuova legge costituzionale proprio l’introduzione di questo obbligo. I governi che ci hanno governato nell’ultimo periodo erano “progressisti”. Qualche volta ritornare indietro sui propri passi può essere una buona idea.”

Benito Dell'Aquila