Intervista allo scrittore Danilo Coppola: dalla Puglia all’hinterland milanese

Oggi abbiamo il piacere di incontrare di nuovo uno scrittore di cui avevamo già scritto in passato (potete cliccare qui): Danilo Coppola. Pugliese, ma milanese per adozione, il nostro scrittore ha fatto strada in questi anni, aggiungendo nuovi titoli al suo genere. Ripercorriamo dunque insieme il viaggio di questo impiegato-scrittore, addentrandoci sempre più nel suo mondo. E, più nello specifico, nella realtà di uno scrittore nella pandemia da Covid-19.

Caro Danilo, l’ultima volta che Social Up ti ha intervistato era il lontano 2017! Raccontaci un po’ cosa è cambiato in questi anni.

Per quanto riguarda le mie pubblicazioni, nel 2018 ho pubblicato un racconto lungo, sempre con la Youcanprint, dal titolo “Nonno Cosmico”. È la storia di un nonno particolare che vive con sua figlia e suo cognato a Baggio, un quartiere periferico ad ovest di Milano, a me molto noto per  averci abitato per circa 10 anni. Pietro Cavaliere, cioè Nonno Cosmico, è quasi novantenne e cerca di proteggere i suoi due nipoti dal logorio della vita di città e dalla colpevole assenza  dei genitori, aiutandoli ad affrontare i problemi di tutti i giorni in una metropoli dove razzismo, bullismo e omofobia continuano a rappresentare problemi del tutto insoluti.

E’ recentemente uscito il tuo nuovo libro giallo: “La pianista cinese”. Come già ci dicevi, il giallo è il tuo genere prediletto. Vuoi raccontarci come nasce l’idea di questo nuovo romanzo?

“La pianista cinese” è il mio terzo giallo, dopo “Al maresciallo piace la buona musica” (Edizioni Del Tamburino) e “Il tropico del maresciallo” (sempre edito con Youcanprint). Il personaggio principale che muove queste storie di genere mystery è un curioso maresciallo dei carabinieri, di origine pugliese, che fa servizio a Milano, nella squadra investigativa della Legione dei carabinieri di via Moscova. E’ affetto da colite e per questo beve quantità industriali di camomilla. Inoltre ama la musica classica e le buone letture, passioni che lo guidano nella scoperta dei colpevoli per le sue indagini. Qui la storia prende le mosse da un grave attentato terroristico avvenuto la notte di San Silvestro, in Corso Como, nel centro di Milano, che provoca decine di vittime. In un primo momento, le indagini si indirizzano verso ambienti del radicalismo islamico, ma la pignoleria e l’intelligenza del maresciallo Santoro scopriranno una verità molto meno scontata.

Il giallo per me rappresenta la possibilità di avere uno sguardo su ambienti e personaggi reali o fittizi, che popolano una storia imbastita per invogliare il lettore a scoprirne la conclusione. Nel frattempo, però, al lettore stesso resta impresso, quasi subliminale, il punto di vista, la visione delle cose e della vita, che l’autore fa raccontare ai suoi personaggi.

Da che cosa hai tratto ispirazione?

Come scrittore, o, se preferite, autore, non mi ispiro a nessuno scrittore in particolare e a tutti quelli che mi hanno lasciato qualcosa dentro, in generale… tra le letture di cui mi sono nutrito.  E ne cito alcuni: Bukowski , Miller e Dostoevskij, come classici. Chandler, Mankell, Lansdale e lo straordinario G.C. Izzo, come giallisti. Che poi, intendiamoci: il giallista, per me, è uno scrittore completo, globale.

Come ha vissuto uno scrittore questi mesi di lockdown? E soprattutto: com’è vivere lontano dalle tante iniziative culturali? Hai avuto modo di organizzare qualche presentazione on line nel periodo di pandemia?

Il lockdown non è stato personalmente vissuto male, almeno dal mio punto di vista. Ho fatto più o meno le cose che faccio sempre, anche in tempi normali. Certo, ho avuto molto più tempo per leggere e scrivere e ciò mi ha giovato molto. Mi ha arricchito intellettualmente.

Riguardo alle presentazioni, sicuramente mi è dispiaciuto non avere un confronto in presenza. Vorrei vedere negli occhi e in volto i miei lettori e misurarmi dal vivo con loro e con le loro emozioni. Tuttavia, il problema ha aperto anche nuove opportunità. Ho potuto presentare i miei scritti ad un pubblico più ampio, raggiungendo persone anche all’estero, in videoconferenza.

Rimaniamo sul mercato librario: il lockdown ha penalizzato un settore che già era abbastanza in crisi, quello dell’editoria. Quali sono i punti di forza e i punti di debolezza che sono emersi nel corso della pandemia, secondo te?

Il mercato librario ne ha risentito, ma secondo me bisogna fare una distinzione. Più che altro, ne hanno risentito le librerie in sé: ci sono molte persone che desiderano recarsi di persona in un luogo dove possono sfogliare i libri, prima di acquistarli. Il dover essere costretti a stare in casa potrebbe aver aumentato le vendite dei libri online. Certo: per il tipo di scrittore che sono io, che usa molto i social, per farsi conoscere, posso dire che, tutto sommato, il lockdown non mi ha penalizzato. Anzi: mi ha permesso di incrementare le vendite dei miei libri, specie in un’epoca in cui i lettori (quelli veri, gli appassionati) cercano un libro non in base a chi l’ha pubblicato, ma per l’argomento trattato e per come è scritto. Ma questa, ovviamente, è la mia opinione personale.

Secondo te, cosa deve fare un giovane autore per imporsi in uno scenario come questo, oggi in Italia?

Un giovane autore, per prima cosa, deve essere sicuro della sua scrittura. I social sono una buona platea. Ma attenzione: i likes non significano automaticamente aver acquisito dei lettori. Personalmente, non credo molto nei concorsi letterari, anche se io vi partecipo usandoli come stimolo per scrivere qualcosa a tema. E non credo neanche nelle scuole di scrittura: quando un giovane è sicuro della sua scrittura (soprattutto in un mondo in cui tutto è già stato detto e scritto), quando è sicuro di scrivere in modo nuovo o di dire cose nuove, originali, allora non deve trascurare di inviare le sue opere agli editori che vanno per la maggiore.

Il problema è essere letti da qualche editor. Spesso i grossi editori pubblicano scrittori segnalati, già noti o che scrivono su temi che cavalcano il momento. Vogliono andare sul sicuro riguardo alle vendite.  Però, c’è anche da dire che in un paese e in un momento storico in cui sono più quelli che scrivono di quelli che leggono è durissima. Comunque, oggi ci si può anche autopubblicare. Lo hanno fatto in molti, poi diventati famosi: Proust, Moravia ecc…

Stai già lavorando a qualcosa di nuovo? Puoi darci qualche anticipazione?

Sì, sto scrivendo un giallo ambientato a Lisbona, città che adoro e che ho visitato molte volte (quando si poteva…). Il protagonista sarà sempre il maresciallo Santoro, personaggio noto. La vicenda prende le mosse dal suo viaggio nella capitale lusitana per un corso di formazione interforze. Durante questi incontri, familiarizza con un agente della Guardia Nazionale Repubblicana (i carabinieri portoghesi, per intenderci) che poi viene ucciso in circostanze misteriose. Santoro resta in città per indagare. Il mio sogno sarebbe che il libro diventasse anche una guida turistica che stimolasse a visitare la capitale portoghese.