Oggi parliamo di indie, e lo facciamo insieme ai CACTUS, una giovanissima e coloratissima band originaria di Como. Noi di Social Up li definiamo come una delle nuove proposte più interessanti del panorama indie italiano. Hanno già pubblicato diversi brani parecchio intriganti e orecchiabili, come “Il mondo è un palloncino” o ancora la bellissima “Calcio saponato” e un Ep, per il momento, intitolato “Eccheccactus!”. Un solo motto per loro: divertirsi ed essere felici con la musica, poi il resto verrà! Riccardo & co. hanno risposto alle nostre domande con entusiasmo, e noi siamo felici di farveli conoscere. Siete pronti a entrare nel mondo dei CACTUS?
Partiamo un po’ da voi. Com’è nato il vostro gruppo e come vi descrivereste a chi ancora non vi conosce?
I CACTUS nascono dalla ricerca di Riccardo, il cantante della band, di alcuni compagni di viaggio che potessero aggiungere la giusta musica ad alcuni testi. Parte dei membri arrivano subito, altri si fanno desiderare, ma alla fine ciò che ne esce è un gruppo di amici che insieme si diverte come se si conoscesse da sempre. Si può dire che i CACTUS diventino effettivamente i CACTUS a maggio 2021. A chi non ci conosce piace raccontarci come “Quelli dell’indie felice”.
I vostri testi parlano di storie di vita quotidiana tipica dei ragazzi della nostra età. E’ proprio dalle vostre “vite di tutti i giorni” che nascono le canzoni o c’è altro che vi dà lo spunto per comporre un nuovo pezzo?
Per noi la musica è bella quando ti ci puoi riconoscere. Se ascoltando una nostra canzone ti viene in mente il meme di Gerry Scotti “Oddio, ma parla di me”, allora noi siamo felici di aver fatto centro.
A volte addirittura chiediamo ai fan stessi di consigliarci degli argomenti per una canzone e gliela scriviamo su misura nelle storie Instagram (seguiteli! ndr). È incredibile come spesso possiamo parlare di noi stessi parlando di tutti e viceversa.
Come vi dividete il lavoro di composizione di un brano?
Tutto parte quasi sempre dalla musica, che sia una schitarrata di Riccardo, Spoty o Nastasjia, o un riff eccentrico di Mattia. Riccardo prende il giro di accordi e ci cuce sopra un testo, inserendo variazioni che farebbero impallidire qualsiasi teorico musicale, ma che magicamente e misteriosamente funzionano. La canzone torna quindi nelle mani della band, ed ognuno scrive la propria partitura. Infine Mattia, che oltre che tastierista è anche arrangiatore, si occupa di aggiungere tutti quegli strumenti che non abbiamo: archi, ottoni e synth – oltre che di aggiustare la teoria musicale mal menata da Riccardo.
Qual è l’esperienza più bella che avete vissuto come band? O anche le esperienze, naturalmente.
Questa domanda è bellissima, perché ancora di più di quello che facciamo con la musica, ci siamo innamorati di ciò che la musica ci ha fatto fare. La prima esperienza che ci portiamo nel cuore è Modena. Noi siamo di Como, ma per qualche strano caso del destino siamo finiti a registrare il nostro secondo EP in Emilia Romagna. Abbiamo passato cinque giorni e cinque notti incredibili, tra abbuffate, sere in studio, canzoni suonate per strada e chiassose risate. Da lì in poi il nostro neonato gruppo è diventato molto più coeso.
La seconda esperienza è Area Sanremo, un concorso che ci ha portato a vivere due giorni nella città più rinomata di tutto il panorama musicale italiano. Abbiamo perso miseramente, ma ne siamo usciti diversi. Da lì in avanti abbiamo deciso di fare tutto un po’ più sul serio ed investire tempo e risorse in questo progetto.
C’è un modello a cui vi ispirate per la composizione delle vostre canzoni?
In realtà no. Il nostro modello è scrivere canzoni brutte finché non ne esce una bella. Questo è l’unico sistema che abbiamo imparato, ed è il motivo per cui le nostre nuove canzoni ci convincono sempre più di quelle “vecchie”. Stiamo cambiando in fretta, ma siamo molto contenti di come si sta trasformando la nostra musica.
Quale pensate sia il vostro punto di forza?
Che siamo un po’ testardi, un po’ ingenui, ma soprattutto tanto scemi. Testardi perché non abbiamo intenzione di fermarci. Ingenui perché siamo convinti che le nostre canzoni siano davvero speciali. E scemi perché insieme ci divertiamo da matti.
Quando si dà vita a un progetto è giusto porsi degli obiettivi per il futuro. Quali sono i vostri?
Ora come ora ce ne sono tantissimi, perché non abbiamo ancora nulla fra le mani, solo tanta passione e voglia di farcela. Puntiamo in particolare a trovare un team che creda nel nostro progetto e ci aiuti a fare il salto da hobbisti a professionisti.