Intervista agli autori di Indie Jungle: i segreti di un figlio del lockdown

Stasera su Sky Arte verrà trasmessa una nuova puntata di INDIE JUNGLE, programma ideato e scritto da Massimiliano De Carolis e Fabio Luzietti, prodotto da ERMA PICTURES in collaborazione con Sky Arte, ATCL e Spazio Rossellini.

In onda dal 17 ottobre, disponibile on demand e in streaming su NOW TV e visibile anche sul video portale di Sky, INDIE JUNGLE è la risposta al silenzio dilagante negli stadi, palazzetti e teatri imposto dall’emergenza sanitaria causa Covid19.

Ogni sabato sera un artista della nuova scena musicale italiana per circa quaranta minuti si regala tra racconti di sé e canzoni realizzando così un mini live in cui si mette a nudo completamente nell’intimità di un palco spoglio e calpestato solo dai musicisti. Stasera sarà la volta dei Calibro 35, ma il calendario vanta nomi quali: Coma Cose (7 novembre), La Rappresentante di Lista (14 novembre), Gazzelle (21 novembre), Ghemon (28 novembre), Eugenio in via Di Gioia (5 dicembre), Colapesce Dimartino (12 dicembre), Selton (19 dicembre), Lucio Corsi (9 gennaio) e Lucio Leoni (16 gennaio).

Il programma è così interessante, ben fatto e lungimirante rispetto ai tempi che abbiamo voluto saperne di più. Ne abbiamo parlato direttamente con gli autori Massimiliano De Carolis e Fabio Luzietti.

Com’è nato Indie Jungle? Perché la scelta di questo nome?

Indie Jungle come format è nato durante il lockdown da una riflessione sul fatto che, sarebbe stato evidente, che per via della pandemia da Covid-19, la ripresa dei concerti dal vivo sarebbe stata molto difficile nel medio-lungo periodo. Ci siamo dunque posti l’obiettivo di cercare di portare la musica live in TV attraverso un format che fosse anche un racconto dei profili dei vari artisti. Il nome è nato anche da un confronto con la rete, ci piaceva l’idea che nel nome ci fosse la parola “indie” perché volevamo una rassegna di artisti rappresentativi  della scena indipendente italiana, laddove la parola “indie” è da intendere soprattutto da un punto di vista di suono e attitudine.
Jungle perché ci riporta al concetto di varietà di genere della proposta musicale, appunto una “giungla di suoni”.

Il programma è stato ideato e scritto a quattro mani e due menti. Quali sono stati i pro e i contro?

Fabio – Io e il regista-produttore del programma Max De Carolis collaboriamo insieme da diversi anni e lavoriamo anche su altri progetti, quindi il processo di scrittura del format è stato molto naturale e basato anche su una sintonia reciproca che ci ha consentito, e questo è stato indubbiamente uno dei lati positivi, di ideare e realizzare il progetto in tempi molto stretti e rapidi.

Max – Lavoro con Fabio Luzietti da diversi anni e abbiamo sempre un confronto costruttivo, non c’è mai stata nessuna difficoltà, anzi, massima sintonia ma soprattutto una visione comune su tutta la parte creativa del programma.

La forza del programma risiede in due elementi: riportare i cantanti a suonare live seppur senza pubblico e puntare su artisti della nuova generazione musicale italiana. Come sono stati scelti i cantanti? Quali sono stati i feedback che avete ricevuto? C’è stato qualche no?

Gli artisti coinvolti sono stati scelti seguendo un principio di varietà, ci piaceva l’idea che la scena musicale attuale italiana fosse rappresentata con una proposta che andasse ad indagare tra i generi musicali più vari. Abbiamo da subito avuto un feedback estremamente positivo da parte degli artisti, dei management e delle etichette discografiche senza la cui collaborazione e visione in prospettiva probabilmente sarebbe stato tutto  molto più difficile da realizzare. Abbiamo chiaramente ricevuto anche dei no, per lo più legati ad impossibilità oggettive da parte di alcuni artisti a poter dare la loro adesione al progetto.

Indie Jungle non è un vero e proprio concerto. È più uno storytelling in cui lo stesso protagonista della singola puntata racconta di sé e delle sue canzoni prima o dopo averle cantate in una dimensione intimista resa pure da una scenografia con luci soffuse. Avete posto al centro l’artista nella sua totalità. Quanto è necessario oggi puntare su una narrazione del genere, alla luce anche dell’emergenza sanitaria in corso?

Uno dei punti fermi, sin dal principio, era che Indie Jungle non dovesse essere solo un concerto. L’idea di fondo era che gli artisti coinvolti si potessero raccontare, non solo attraverso la loro musica ma anche attraverso le loro parole, gli aneddoti legati alla loro carriera e che avessero la possibilità di mettere in evidenza anche il loro lato umano, con tutte le loro ambizioni e fragilità, soprattutto in un periodo storico come questo.
Pensiamo che in musica il “racconto” sia uno degli elementi fondamentali, per comprendere al meglio l’attuale scena musicale italiana e i suoi protagonisti.

Ogni puntata non dura più di 50 minuti: un concentrato sull’artista. Quali erano le aspettative quando avete scritto Indie Jungle e cosa sperate sia arrivato a chi sta seguendo il programma?

L’obiettivo era mirare anche ad un pubblico che non conoscesse questi artisti ma che potesse, attraverso la visione delle singole puntate, riuscire a scoprire e ad appassionarsi a qualcosa di “nuovo”.
Per il pubblico più in linea con la rosa dei nomi di Indie Jungle invece speriamo che  le puntate possano rappresentare un momento di ulteriore approfondimento.

 

Il programma è trasmesso su Sky Arte ogni sabato, ma il giorno dopo è subito disponibile in video streaming sul sito di Sky. Perché puntare anche sullo streaming?

La proposta di mettere a disposizione in streaming gratuito per una settimana le puntate, dopo la messa in onda solo per gli abbonati sky del sabato sera, ci è stata proposta dalla rete e, chiaramente, abbiamo subito accettato. Questa operazione ci consente, in un momento storico come questo, di poter offrire al pubblico la visione gratuita delle puntate in  un periodo in cui, purtroppo, la musica live è in un congelatore in attesa di futuri sviluppi, speriamo, che noi ci auguriamo possano essere presto positivi.

Qual è la puntata tra tutte quelle su cui avete lavorato che preferite e perché?

Fabio – Difficile rispondere in maniera univoca anche perché, ognuno degli artisti coinvolti, si è messo a disposizione con enorme generosità. Il clima sul set è stato sempre all’insegna del divertimento e della massima professionalità da parte di tutti.  Se devo rispondere secondo un principio di gusto personale, posso dirti Gazzelle.

Max – Tutte le puntate hanno avuto un loro singolare fascino.

E’ stato molto bello lavorare con tutti gli artisti grazie alla loro grande disponibilità.

Una puntata che mi ha particolarmente emozionato è stata quella dei Calibro 35.

Ultima domanda. Indie Jungle è solo un esperimento o dovremmo aspettarci altro?

Per il momento Indie Jungle è un esperimento ben riuscito, ma la nostra volontà è sicuramente quella di poter dare un seguito a questa esperienza che rappresenta per noi anche un punto di partenza per sviluppare nuove idee.

Sandy Sciuto