Intervista a Vanessa Jay Mulder – Il suo debutto sul palco del Big Mama

In occasione del concerto che terrà il 22 dicembre 2017 al BIG MAMA, locale storico nel cuore di Roma, in cui presenterà “The butterfly experience”, il suo nuovo lavoro da solista, abbiamo raggiunto telefonicamente Vanessa Jay Mulder per farci raccontare sensazioni ed emozioni.

La cantante Vanessa Jay Mulder vanta un curriculum pieno di collaborazioni e soddisfazioni. È stata vocalist di Zucchero e Raf, ha partecipato al Pavarotti & Friends ed ha aperto i concerti di star del calibro di Lauryn Hill e Rita Marley. Un’artista poliedrica e versatile è Vanessa Jay Mulder che quest’anno ha pubblicato “The butterfly experience”, album dal quale è stato estratto ad ottobre il secondo singolo “Magic Love” del quale ha detto: “MAGIC LOVE, l’amore vero, quello magico che quando arriva nella tua vita. Ti trasforma sia come persona che nella tua visione delle cose, rendendo magico tutto ciò che ti contorna. Il brano è stato scritto prendendo ispirazione da quella sensazione di benessere legata all’arrivo di qualcuno che è capace di rendere magico ogni momento della nostra vita. È di buon auspicio per tutto l’amore del mondo.”

Durante l’intervista ci ha raccontato di sé, dell’esperienza di lavoro con Zucchero e Raf e di molto altro ancora….

Vanessa e la musica: quando è nata e come si è evoluta questa passione? Quando hai capito che sarebbe diventato il tuo lavoro?

Diciamo che l’ho capito subito, molto presto. La musica ha sempre fatto parte della mia vita ed è stata una conseguenza naturale cercare di esprimermi anch’io attraverso la musica.

Sei stata la vocalist di Zucchero e Raf. Come ci sei riuscita e cosa non dimenticherai di quest’esperienza?

Ci sono riuscita perché ho fatto dei provini e quindi mi hanno scelta loro. Di questa esperienza mi è rimasto tanto perché penso che per qualsiasi artista soprattutto facendo esperienza con dei grandi artisti da cui poter imparare e da cui poter pian piano attingere è comunque una bella cosa. È stata una bellissima esperienza in tutti e due i casi.

Ormai la musica sembra quasi essere legata al mondo dei talent. Hai mai pensato di partecipare a questo tipo di format televisivo?

No perché anche se sicuramente è una bella platea per chi fa musica ed hai possibilità di farti vedere immediatamente da un pubblico più grande, io ho scelto “la strada alternativa”, ossia quella della classica gavetta e quella di proprio fare esperienza sul campo e lasciare andare le cose come devono andare piuttosto di un talent.

Secondo te, qual è lo stato attuale della musica italiana?

Io non so se sono in grado di dare una precisa analisi perché è una questione abbastanza complessa. Penso che potrebbe mancare quel fattore di osare e dare spazio anche a cose un po’ alternative che non sono del tutto uguali ai canoni a cui siamo stati abituati finora. Ormai il mondo è diventato globale. Ciò che succede oggi in America, noi in tempo reale lo viviamo di riflesso sul web, quindi credo che sarebbe bello se anche la musica rispecchiasse questa diversa capacità e si lasciasse influenzare. Siamo una società multietnica quindi penso che se avessimo delle influenze etniche nella musica italiana sarebbe fichissimo, ma ovviamente questa è una mia personale opinione.

“The butterfly experience” è il tuo ultimo lavoro da solista. Perché hai scelto questo titolo e qual è la storia che racconta?

Ho scelto questo titolo per l’evoluzione della farfalla che da bruco si trasforma in farfalla e ha questa crescita interiore. Mi sono un po’ ritrovata in questo concetto. Poi in questo album abbiamo preso spunto da diversi stili musicali tra cui l’acid jazz, l’RnB e il funky. C’è qualcosina di disco anni ‘60. Quindi è proprio il concetto della farfalla che va da fiore in fiore per impollinare il fiore e da qui è nato il titolo “The butterfly experience”.

Nell’album c’è un featuring con Henry Padovani, fondatore dei Police. Come è nata questa collaborazione?

Io e Henry siamo amici da tantissimo tempo perché lui è stato il manager di Zucchero nel periodo in cui lavoravo con lui. Ci siamo conosciuti in quell’occasione lì e da lì è nata un’amicizia che, dal momento in cui ho deciso di fare il mio lavoro da solista, è stata quasi una conseguenza che in qualche modo Henry ha fatto parte di questo progetto. Infatti, un giorno mi ha fatto sentire questa canzone che si intitola “Baby you left me with nothing”, mi ci sono innamorata subito e così abbiamo deciso di metterla nell’album.

Il 22 dicembre sei in concerto al Big Mama. Quali le sensazioni e cosa ti aspetti da questa serata?

Le sensazioni sono molto belle perché il BIG MAMA è un locale storico ed il palco è stato calpestato da tantissimi artisti di grandissimo livello quindi c’è anche una dose di giusta soggezione perché un palco che racconta una storia dà sempre emozioni. Quindi spero che per questa serata sia noi che il pubblico possiamo divertirci e passare un momento di spensieratezza e anche di benessere e di buone vibrazioni attraverso la musica che noi proponiamo.

Siamo nel periodo natalizio. Cosa ti aspetti di trovare sotto l’albero e cosa ti auguri per l’anno nuovo?

Io sono una di quelle persone che festeggia poco le festività però, simbolicamente, sotto l’albero mi aspetto un anno meraviglioso come quello appena passato che per me è stato un anno di grandi cambiamenti e di grandi soddisfazioni. Mi aspetto e mi auguro soprattutto di poter avere armonia in generale nella mia vita e in quella del nostro paese. Più armonia e più tolleranza. Meno razzismo e più amore è quello che mi auguro per il nuovo anno perché secondo me il mondo ha bisogno di belle cose.

Invito i lettori il 23 dicembre 2017 a vedere Rai Uno perché all’interno del Telethon farò una canzone con un coro gospel e per noi anche questo è un appuntamento molto importante. Canterò un bellissimo brano e ci sarà la possibilità di un gesto di solidarietà per aiutare la ricerca.

Sandy Sciuto