Intervista a Sara Jane Ceccarelli: “Milky way è un disco che mi somiglia”

È uscito l’11 giugno per Parco della Musica Records “Milky Way”, secondo album della cantante italo-canadese SARA JANE CECCARELLI.

Dal 2014 Sara Jane è una delle voci soliste dell’Orchestra Nazionale Jazz Giovani Talenti diretta da Paolo Damiani, ed è stata voce della Med Free Orkestra, esibendosi sul palco del Concertone del Primo Maggio a Roma sia nel 2015 che nel 2016.

Nel 2015 una collaborazione prestigiosa è stata quella di backing-vocalist per Francesco De Gregori nell’album “Amore e Furto” dedicato a Bob Dylan, un’esperienza che l’ha arricchita moltissimo.

Nel 2017 ha preso parte, nel ruolo di Pamina, alla rilettura de “Il flauto magico” dell’Orchestra di Piazza Vittorio ed è impegnata, ormai da alcuni anni, in spettacoli di teatro-canzone con l’attore e musicista David Riondino. Tra gli spettacoli cui ha partecipato “Cantacronache del 2015, “I cantautori sono Canadesi” del 2019 e “TG Suite” del 2020.

Nel 2016 esce “COLORS” debutto discografico a proprio nome pubblicato da iCompany e ottimamente recensito.

Nel tour che lo segue arriva all’Indiegeno Fest 2017, dove apre il concerto di Niccolò Fabi; nello stesso anno si esibisce anche in apertura della band francese Nouvelle Vague in una delle tappe del loro tour mondiale, per la rassegna Parioli Sounds.

Da sempre attiva nella difesa dei diritti umani, a giugno 2018, in occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato, prende parte al doppio album “Yayla – Musiche ospitali” (Appaloosa Records/Centro Astalli) presentato a RadioRai3 in cui interpreta “Deportee” di Woody Guthrie (nell’album anche Antonella Ruggiero, Edoardo Bennato, Erri De Luca, Neri Marcorè, Valerio Mastandrea e tanti altri).

A Maggio e Giugno 2019 è fra i giudici dello show musicale “All Together Now” condotto da Michelle Hunziker e J-Ax su Canale 5.

Nel 2019 vince il primo premio come miglior autrice a “L’artista che non c’era” aggiudicandosi il Premio NuovoImaie 2019/2020 con il finanziamento di un tour nazionale. Nel 2020 partecipa all’album “Ci stiamo preparando al meglio” del cantautore lucano Canio Loguercio.

Ha collaborato o diviso il palco con molti artisti tra cui Francesco De Gregori, David Riondino, Natalio Luis Mangalavite, Monica Demuru, Mario Tronco e L’Orchestra di Piazza Vittorio, Paolo Damiani, Andrea Satta e i Têtes de Bois, Lavinia Mancusi, Canio Loguercio

“Milky Way” esprime l’indole dell’epoca in cui viviamo, che non allontana l‘idea di contaminazione ma anzi ne vuole esaltare la forza.

Dieci brani, nove in inglese e uno in italiano, in cui trovano posto la rielaborazione, con testo originale di SJC, di “Children’s Song No. 3” di Chick Corea (con titolo alternativo The Silent Choir), e la reinterpretazione con riscrittura, in inglese della canzone “Del tempo che passa la felicità” di Motta. In mezzo il viaggio di SJC spazia dall’Africa al funk, dal jazz al folk nordamericano, dal pop al reggae.

“Milky way” è il tuo secondo progetto discografico: qual è il suo messaggio? 

La sensazione è che il secondo album mi somiglia più del primo. E’ un disco che tocca vari generi musicali, quelli che hanno caratterizzato gli ascolti miei e dell’arrangiatore, pianista e produttore artistico del disco Edoardo Petretti: folk, pop, jazz, hip hop, reggae. Canzone d’autore che convive con la musica improvvisata, in un gesto forse inconsapevole ma assai a fuoco di non avere timori nello sperimentare e nel contaminare, essendo noi figli dei grandi maestri della contaminazione.

L’album contiene dieci brani, nove in inglese e uno in italiano. Quali sono i brani più rappresentativi del disco e quali sono quelli che più hai amato realizzare? 

Sono assai affezionata a Im-perfect, brano voce e chitarra con una pennellata di mandolino nel ritornello che riporta alla dimensione perfomativa che più amo e ho amato negli anni, il duo acustico. Il testo racconta di come le nostre imperfezioni altro non sono che la nostra armatura dorata, che ci protegge da un perfezionismo poco utile. There was an innocent dog ha qualcosa per me di molto potente, un brano che ho scritto ispirandomi ad autrici come Florence and the Machine e Alice Phoebe Lou, con una destrutturazione della forma canzone più classica che sfocia in questo ululato collettivo. E devo ammettere che il mio primo brano in italiano, La tua canzone, sta piacendo moltissimo e la reazione del pubblico mi convince che posso cantare e scrivere anche in italiano, nonostante la mia predilezione da sempre per l’inglese da buona bilingue italo-canadese.

Vi è la reinterpretazione con la riscrittura di un brano di Motta: perché questa scelta?

Del tempo che passa la felicità, brano dal primo album di Motta prodotto da Sinigallia, è un brano molto potente. E un giorno, per gioco, ho provato a tradurlo. Ma come spesso succede, tutte le scelte che sembrano casuali trovano il loro senso nel tempo ed ora è là, nel mio secondo disco, con tanto di approvazione e complimenti dello stesso Motta, che non smetteremo mai di ringraziare. Un brano che ci piace molto suonare.

Nel tuo curriculum d’artista, tante esperienze importanti. In cosa speri artisticamente per il tuo prossimo futuro? 

A me piace stare sul palco. Sognare fa sempre bene quindi se potessi vorrei rinascere Caterina Valente, che come Raffaella Carrà era l’emblema di quelle sublimi creature che sapevano fare bene tutto: la show-girl. In un modo o nell’altro, a seconda dell’arte perfomativa richiesta, sapevano fare esattamente quello che veniva richiesto, e l’unico loro luogo finiva per essere sempre e comunque il palco. Non mi dispiacerebbe quindi prendere altre forme!

Sandy Sciuto