Intervista a Samira Zuabi Garcìa: la felicità? Uno stile di vita

Quando ci si siede di fronte a Samira Zuabi Garcìa non si può che essere contagiati dal luminoso sorriso che la caratterizza; una felicità visibile nei suoi occhi, sinceri e pieni di vita.

Una Felicità con la F maiuscola, riconquistata fortemente dopo un viaggio personale alla ricerca della vera bellezza dell’esistenza, dei momenti di gioia che si possono trovare nonostante le difficoltà.

La scrittrice originaria di Siviglia ci porta attraverso il suo “diario” #365 Days Happy nel suo mondo fatto di emozioni vere, tra pensieri, parole e immagini che insieme creano un’armoniosa volontà di vivere la vita nel migliore dei modi, godendosi ogni momento e affrontando le avversità sempre col sorriso e la giusta determinazione.

Un anno, 365 giorni ed infiniti momenti per ricadere nella tristezza del ricordo di una storia d’amore, ormai conclusasi, oppure rialzarsi giorno dopo giorno ritrovando l’energia, la solarità e la forza necessarie per dire al mondo io ci sono ancora più felice e forte di prima.
Un’opera letteraria quantomai attuale, sia per la tematica esistenziale che per l’associazione parole ed immagini tipica dei social network da cui parte l’intero progetto letterario.
Un vulcano emozionale in cui tutti possiamo ritrovarci e, forse, capire veramente cos’è per noi la felicità.

Noi di SocialUp abbiamo avuto modo di fare due chiacchiere con l’autrice, ecco cosa ci ha detto.

Cosa ti ha spinto a scrivere un libro come questo, partendo dal presupposto che raccontare ad altri una propria esperienza di vita negativa non è una cosa facile?

L’ho fatto diventare un libro vero, perchè il progetto è veramente esistito. Il tutto è nato da una necessità di voler stare bene. All’inizio era stato scritto per amici più stretti che conoscevano molto la mia situazione ed erano coinvolte nella mia vita e man mano che andava avanti il progetto si sentivano vincolati a questo stato di ricerca della felicità, trovando anch’essi la loro calma e la loro gioia.
Sono stati loro a dirmi che sentivano la necessità di leggere il mio libro perchè si chiedevano come facessi a trovare un sorriso nonostante una possibile giornata negativa. Secondo me aiuteresti tante persone se lo pubblicassi mi dicevano; da lì mi sono messa in gioco portandolo alla pubblicazione. E’un libro che parla di una verità che accade a tutti quanti noi, sia per un amore rotto, un parente venuto a mancare, un lavoro perso. Ci sono momenti della vita in cui tutto sembra caderci addosso, l’importante sta nel riuscire a trovare il bello anche se a volte una giornata può sembrarci buia.

In questa ricerca della felicità nell’arco di questi 365 giorni, quante volte ti sei sentita non sicura di te stessa mentre scrivevi il libro e come hai affrontato questi momenti più tristi?

Siccome è nato da un periodo buio e triste all’inizio per me l’importante era cercare di iniziare ad essere felice anche cinque minuti al giorno. Io non mi chiedevo più di cinque minuti di sorrisi. Sapevo di non poter e non dover forzare me stessa, raccontandomi delle bugie. Quindi è stato un qualcosa di graduale; una persona costantemente riesce a trovare la felicità. Nei momenti un po’ più negativi cercavo comunque di trovare un qualcosa che mi potesse far star bene quei cinque minuti che mi ero promessa, anche andando a leggere barzellette.

Tu parli di ricerca della felicità; per te che cosa è la felicità?

Per me è uno stato mentale, personale. Una persona può essere felice perchè ha acquistato l’ultimo smartphone, altre per motivi differenti. Ciascuno è capace di percepire la felicità in modo diverso; per me però è uno stato mentale, basta che tu capisca le cose che possono essere le più importanti per te. La felcità può essere sia materiale che personale e non si può criticare il motivo per cui una persona è felice. L’importante è che si abbia la consapevolezza di quali sono le cose che ti rendono davvero felici e quando arrivano apprezzarle e godersele.

A livello di scrittura e stile, il libro è diviso in 365 giorni. Nel momento della scrittura hai seguito la successione temporale oppure hai fatto una sorta di collage finale dei giorni?

E’ stato un vero e proprio diario, iniziato il primo gennaio di pochi anni fa e finito il 31 dicembre del medesimo anno. Ogni momento di felicità raccontato è stato scritto alla fine di ogni giorno, raccontando delle cose che davvero per un intero anno sono avvenute e accadute. Il periodo triste della vita è partito al novembre dell’anno prima e l’idea di ripartire alla ricerca di questa felicità con un progetto come questo è maturata a fine dicembre e far partire col nuovo anno il progetto è sembrata la cosa più ideale.
E’stata in parte una coincidenza che tutto si sia svolto così ma dall’altra era importante dare un’idea di ciclicità al mio percorso di ricerca.

Come racconti nel libro, hai vissuto ai Caraibi; un posto paradisiaco in cui però non riuscivi ad essere felice. Quanta voglia di aiutare le persone che potevano trovarsi nella tua situazione c’era quando hai iniziato a scrivere il libro?

Io non sono un insegnante della felicità, io non posso pretendere di dire alle persone cos’è la felciità. Io racconto come sono riuscita a riconquistare la felicità, il mio metodo. Io ero partita con l’idea di un anno in cui sarei riuscita a riottenerla. Me lo sono imposto. Considero che un anno sia il tempo giusto per superare ogni cosa.
C’è una ciclicità in un anno che aiuta a migliorarsi e a riscoprire il proprio benessere mentale.
La cosa bella è che leggendo il libro e avendo scritto solo momenti felici, io rileggo il tutto e penso questo è un libro felice che dà serenità, che fa stare bene.

La cosa interessante è che tu sei anche fotografa e nel libro compaiono anche numerose fotografie. Raccontaci un po’che significato hanno.

Il progetto vero e proprio è #365 Days Happy ed è partito sui social con delle immagini, nello speifico proprio 365. Ogni giorno postavo una fotografia che potesse essere scattata da me o presa su internet ma esemplificativa di un momento felice che avevo passato quel giorno. Cercavo delle immagini che potessero rappresentare al meglio quel momento di gioia e felicità. Come quella volta nell’Aereoporto di Santo Domingo quando non avevo lo smartphone perchè mi si era rotto, allora aperto il computer ho cercato la foto dell’aereoporto stesso perchè in quel momento stavo bene e raffigurava un momento felice da ricordare. Alla foto accostavo sempre un commento che raccontasse cosa avevo passato.
Le foto non sono mai perfette proprio perchè era un momento talmente spontaneo che fermarsi per scattare una foto avrebbe reso il tutto finto e non genuino come la felicità che andavo ricercando.

L’idea di aggiungere le fotografie la avevi già a monte del progetto oppure è stata una cosa che hai deciso in seguito?

Il progetto è proprio nato con l’idea di accostare parole e immagini nella data del 1 gennaio. Il progetto vero è nato sui social, con l’hastagh #365DaysHappy ma visibile inizialmente solo ad amici stretti. Io ogni giorno postavo una foto e raccontavo cosa mi era successo, anche se mancava internet o avevo impedimenti di ogni tipo la foto del giorno e il relativo commento venivano pubblicate, magari anche con un po’ di ritardo ma mai tralasciate. Terapeuticamente parlando io l’ho fatto tutti i giorni, pensando a ciò che dovessi scrivere e all’immagine da associare ad ogni giornno.
Ora come ora ho un proprio gruppo in cui persone condividono e mi scrivono momenti di felicità gionalieri. Persone che non conosco ma che mi rendono partecipi ugualmente di questo momento di felcità dal quale ognuno può ricavarne la propria.

Nel corso di 365 giorni quando ti sei veramente accorta di essere cambiata, di essere più felice?

In realtà è successo proprio a Milano. Il progetto è partito per via di una rottura netta col fidanzato che mi ha fatto stare male; casualmente proprio quando me lo sono ritrovata di fronte ho capito che andava bene così senza rimpianti. In quel momento mi sono resa conto di essere cambiata ed è stata un bel momento.
Un altro aneddoto che mi ha portato ad essere cambiata nel mio mood è stato in Islanda quando ho ricevuto una mail negativa di lavoro, molto critica.

Quando ho ricevuo questa mail, mi sono detta dopo ci penso e vivendola con questa serenità e tranquillità ho affrontato questa cosa con la giusta fermezza evitando di farlo diventare un dramma. In quel momento ho capito che il mio modo di percepire le cose negative era cambiato.

Durante i tuoi viaggi hai conosciuto tante persone. Quanto ti ha stimolato entrare in contatto con stili di vita così differenti e quanto ti ha aiutato a raggiungere la felicità?

Mi ha stimolato tantissimo, perchè ho incontrato persone diversissime, sia a livelo sociale che culturale. Ogni persona con la propria vita, i propri problemi e le proprie gioie. Ho visto persone entusiaste, altre tristi e questo mi ha fatto capire che la vita è la medesima anche per gli altri. Mi davano vita sia nella loro tristezza che nella loro gioia; mi davano la certezza di essere viva e di dover ringraziare anche loro di quel poco o tanto che riuscivano a darmi.

Hai pensato di tradurre il libro in altre lingue?

Ho iniziato a tradurlo in spagnolo; è strano che l’abbia scritto in italiano verrebbe da pensare, dato che sono di Siviglia. C’è una motivazione però, ovvero il fatto che entrambe sono mie lingue; perlopiù penso in italiano, perchè vivo in Italia e mi relaziono con italiani. Mi viene automatico pensare in italiano.
Per me è stato più facile e necessario farlo in questa lingua, io in questo momento concepisco la vita in italiano.