Piero Armenti si definisce un urban explorer ma per tutti noi è Piero, l’italiano a New York che ci fa conoscere tutte le stranezze della città più sfavillante del mondo. Cellulare alla mano, porta i suoi follower sempre con lui, mostrando le pietanze (rigorosamente ipercaloriche!) che ordina al ristorante, facendo shopping nei negozi meno convenzionali, presentando tutta la sua famiglia quando lo vengono a trovare in ”Ammevica”. Non è un travel blogger, non ci sono video o fotografie impostate o ”perfette” sui suoi social: c’è solo Piero, la Città e il suo modo di vedere il mondo con ironia e autoironia.
E’ così che è nato il blog Il mio viaggio a New York, un successo eclatante. Oggi Piero conta più di 1 milione di followers sulla sua pagina Facebook ed ha dato vita ad un’agenzia viaggi con sede a due passi da Times Square che ti permette di organizzare un viaggio perfetto alla scoperta della Grande Mela.
1) Ti ricordi la prima volta che sei stato a New York? All’epoca avresti mai pensato di trasferirti e cominciare una nuova vita nella Grande Mela?
La prima volta sono arrivato a New York un po’ per caso, e sono rimasto tre mesi per scrivere un saggio su uno scrittore che mi piace molto, Junot Diaz. Mi ha subito colpito l’estrema libertà che si respira nelle strade di New York, questa sensazione che ogni vita sia favolosa, che ognuno abbia qualcosa di raccontare. Mi ha spaventato da subito invece il costo della vita, molto alto se paragonato all’Italia, anche se poi alla fine bisogna abituarsi. Non immaginavo di venire a vivere qui, ma ho sempre saputo che la vita fa dei giri strani, accadono cose imprevedibili. Se penso a me oggi qui, a ciò che ho costruito, a cosa sono diventato, posso dire che sicuramente non me lo sarei mai aspettato.
2) Tu sei un giornalista e la tua avventura a NY è sfociata in un blog che ha fatto appassionare il web. L’agenzia ‘Il mio viaggio a New York’ invece è nata in un secondo momento. Com’è nata questa idea? Come hai potuto realizzare questo tuo ambizioso progetto?
Nulla di tutto ciò che ho fatto sarebbe stato possibile senza i social, e nello specifico Facebook che è stata la mia piattaforma principale. Mi ha dato la possibilità di raggiungere migliaia di persone, ed è una cosa importantissima. Poi dopo che hai creato un pubblico, una tua community, puoi pensare al secondo passo, cioè come rendere concreto in termini economici questo seguito. Per me aprire il tour operator Il Mio viaggio a New York è stata la maniera migliore, perché il turismo è un settore in crescita, allegro, si regalano momenti emozionanti. Siamo stati i primi ad inventare il tour delle terrazze panoramiche, e gli unici ad avere un ufficio nel cuore di Times Square, e non è cosa da poco.
3) Più di 1 milione di followers sulla tua pagina Facebook e quasi 260 mila followers su Istagram: i social sono sicuramente il tuo cavallo di battaglia! Qui solitamente posti dei video ( visualizzati da migliaia e migliaia di persone!) in cui registri le tue esperienze girando per New York: secondo te perché questo piace tanto alla gente?
La gente ama New York, ma per la prima volta con me ha la possibilità di vederla in maniera realistica, attraverso uno smartphone. E’ una rivoluzione narrativa di enormi dimensioni. Tu vedi un video in diretta di una persona che cammina per New York, e ti sembra di esserci anche tu. Questo prima non era possibile né immaginabile. New York la vedevi nei film che sono pur sempre una sofisticazione della realtà, dove tutto appare perfetto. Qui ci immergiamo nella realtà.
4) Come reagisci con i tuoi haters ( se ne hai)? Si sa che sei molto ironico e auto ironico ma a volte i leoni da tastiera sanno essere molto sgradevoli….
Non sono tantissimi, sono fisiologici, e di solito poi vengo difeso dai miei fan. Quindi alla fine ti dico che non sono un problema. Infatti è molto raro che io banni qualcuno, lasciamo alla gente uno spazio per sfogarsi.
5) E’ da tanti anni ormai che vivi nella Grande Mela eppure è una città talmente dinamica, esilarante e strampalata che non ci si annoia mai. Anche quando si pensa di averle viste tutte, ecco che la città ti sorprende ancora! Tuttavia si sa che noi italiani siamo molto legati alla nostra terra… ti è mai venuta voglia di tornare in Italia? C’è qualcosa che ti manca del Bel Paese che New York non è in grado di darti?
Una domanda che ti fanno spesso è se voglio tornare in Italia. Ma la mia risposta è la più onesta possibile. Non lo so, non lo so come si potrà evolvere il mio futuro. Chi lo sa cosa succederà tra dieci anni, magari sarò tornato in Italia, sarò in un’altra città. Tutto può accadere. L’Italia è un posto meraviglioso e complicato allo stesso tempo, sicuramente però esercita un suo fascino; città come Milano sono piene di vita e modernità, mentre Napoli per esempio mantiene una sua identità che la rende incredibilmente affascinante.
6) Cosa consiglieresti a chi ha intenzione di mollare tutto e venire a vivere a New York? Cosa non dovrebbe mancare nel bagaglio di un italiano che si appresta a vivere una lunga avventura nel cuore pulsante dell’America?
Non credo che uno possa dire mollo tutto e vado a vivere a New York, perché i visti lo impediscono. Di solito si arriva qui attraverso amici che ci sono già stati, ti dicono vai in questo ristorante magari cercano qualcuno. Si lavora un po’ così sottobanco, e nel frattempo si hanno le idee più chiare su cosa si vuole dal futuro. Ammiro coloro che si fanno un’esperienza a New York, e poi riescono a costruire qualcosa di importante in Italia. Ci sono tanti camerieri che poi tornano in Italia e si aprono un loro locale, e sono felici di essere nella loro terra. New York è un’esperienza di vita, può durare mesi, anni, o tutta la vita.
Ma in ogni caso ne è valsa la pena.