Contrariamente al pensiero comune, per fare styling non servono budget enormi e ricorrere a un professionista non è una prerogativa destinata ai soli VIP. Migliorare il proprio look e la propria immagine, dedicandosi del tempo e analizzando ciò che ci fa emergere di più in tutta la nostra essenza, sembrerebbe la prerogativa di questa pratica.
E lo stylist – ovvero colui che punta a prendersi cura della nostra immagine a 360 gradi – è un professionista in grado di supportarci nella ricerca del nostro stile e del nostro benessere personale, aiutandoci a rinfrescare il nostro look dopo periodi di trascuratezza o per eventi importanti. E anche se approcciato in maniera non continuativa, lo styling può comunque rivelarsi uno strumento fondamentale per imparare, finalmente, a prendersi cura di se stessi.
Proprio per questo, noi di Social Up, abbiamo intervistato Paola Farina, personal stylist, event stylist e consulente d’immagine con un’esperienza ventennale, si è formata tra il prestigioso FIT di New York e la University of Arts di Londra, per farci raccontare di più su questo mondo.
Ciao Paola, come nasce la tua passione per lo styling e perché?
Sono appassionata di moda nasce sin da quando ero bambina. I miei genitori mi regalarono “Gira la Moda”, un gioco allora molto in voga, con cui mi dilettavo a creare gli abbinamenti più improbabili. Ho sempre avuto la passione per il bello e l’arte, tanto che mi sarebbe piaciuto frequentare il liceo Artistico ma poi ho dovuto ripiegare sul Classico. Quando nel 1996 conclusi la scuola superiore, mi trovai un po’ spaesata sulla scelta da fare. All’epoca sognavo di diventare stilista, ma in famiglia non erano particolarmente entusiasti, così partecipai per gioco a un concorso per l’assegnazione di una borsa di studio per frequentare un corso per stylist e redattori moda, vinsi e il resto venne da se.
Styling: una professione che spesso viene contestualizzata solo nel mondo dello spettacolo. Come si può sdoganare questa convinzione?
In Italia c’è poca consapevolezza rispetto a questo tipo di professione e purtroppo anche il numero delle persone “improvvisate” è in costante aumento. Sui social è passata l’idea che si tratti di qualcosa che chiunque può fare, ma in realtà lavorare come professionista e fare l’hobbista è molto diverso. Il mondo dello spettacolo e quello della moda o della pubblicità sanno da tempo che esiste questa figura professionale, che ricordiamolo è nata nei paesi anglosassoni, alle persone comuni manca questo tassello, i più credono sia una invenzione recente e che basti recuperare qualche post sui social per risolvere i loro dilemmi sullo stile. Molti credono che un servizio di questo tipo richieda grossi investimenti, in realtà, per una consulenza base, bastano poche centinaia di euro. Se i social possono essere utili per mostrare la propria professionalità e il proprio portfolio, dall’altro tendono ad “appiattire” la professionalità proprio perché tanti dispensano consigli molto generici e del tutto inutili. Lo stylist è un professionista, proprio come l’avvocato o il pubblicitario, e come tale offre un servizio che va remunerato. Se è gratis il più delle volte sarà un servizio scadente. Chi si rivolge a uno stylist lo fa per rispondere a un bisogno che solo nella sua manifestazione esteriore può considerarsi frivolo, in realtà le motivazioni sono spesso più profonde. Ciò che vediamo è solo la manifestazione di ciò che siamo e a volte c’è bisogno di qualcuno che ci aiuti ad allineare questi due aspetti.
Raccontaci il tuo lavoro: come avviene una seduta di styling?
A chi si affaccia per la prima volta a questo servizio propongo dei pacchetti, che di solito comprendono lo studio dei colori, dello stile, il detox del guardaroba e lo shopping. Il tutto in più incontri, ovviamente! A chi è già cliente di solito propongo dei “seasonal update” del guardaroba insieme allo styling per eventi e occasioni speciali, come un’occasione importante, una ricorrenza o una crociera.
Quali pensi siano gli errori più comuni nella scelta di un look?
Farsi influenzare dalle opinioni e dalle pressioni degli altri e dell’ambiente circostante, non ascoltare chi siamo veramente. Temiamo troppo il giudizio e questo ci condiziona nelle nostre scelte personali, non solo in fatto di abbigliamento. Diciamocela tutta, viviamo in un’epoca di mediocri osannati come fossero dei supereroi. Paradossalmente le aspettative che abbiamo su noi stessi sono altissime, se paragonate ai “modelli” che ci vengono proposti come riferimento. Questa “ansia da prestazione” si traduce anche in scelte non molto oculate in fatto di look. Scimmiottare la modella o l’influencer magrissima se si ha qualche curva in più, può portare solo a risultati disastrosi non tanto per il nostro guardaroba ma soprattutto per la nostra autostima.
Come avvicinare le persone a questa pratica?
Questa è la domanda da un milione di dollari! Penso che se si lavora bene, onestamente e con passione anche i clienti se ne accorgano e saranno i primi a fare una buona pubblicità. Fare una corretta divulgazione sui social è doveroso affinché le persone abbiano a disposizione tutti gli strumenti per conoscere e scegliere. Poi ci vuole pazienza e anche un po’ di fortuna! A chi legge suggerisco, se lo desiderano veramente, di vivere questa esperienza senza chiusure mentali, ansie e paura del giudizio altrui. Se lo desiderate, fatelo e vivete la vostra sessione di styling come fosse un’esperienza, un po’ come andare alla Spa o dal parrucchiere.
Styling e benessere: pensi ci possa essere una correlazione?
Assolutamente sì! L’abbigliamento è un codice attraverso cui comunichiamo con gli altri e agli altri. I nostri travagli interiori si manifestano anche nel corpo e nella scelta dei colori, autostima e immagine sono due facce della stessa medaglia e vanno di pari passo. A questo proposito con la Dott.ssa Gallo, psicologa e psicoterapeuta, abbiamo ideato il percorso MIRROR, che combina la terapia EMDR con lo styling per potenziare e allenare la nostra autostima e superare tutti i blocchi che ci impediscono di crescere ed evolverci.