Intervista a Paletti: Super è un disco estremo, con un nuovo brano per l’estate

Pietro Paletti è un’artista che ama la musica nella sua totalità.  Lo dimostra il suo percorso, le innumerevoli ed importanti collaborazioni avute e anche il suo “Super”, progetto discografico pubblicato nel gennaio 2018 per Woodworm in cui non si è risparmiato mettendosi a nudo e sperimentando sonorità.

Lo abbiamo raggiunto telefonicamente e Paletti si è raccontato liberamente tra musica ed esperienze che hanno lasciato il segno, compresa la nascita del figlio.

Parliamo del tuo ultimo progetto discografico. Perché hai deciso di intitolarlo “Super”?

Più che altro perché è proprio estremo per me nel senso che ho messo veramente tutto me stesso. Credo che mi sono anche un po’ spaventato perché è un disco molto personale che parla di me in maniera molto profonda e, in ogni caso, ho scelto di pubblicarlo. Non ho badato a nessuna conseguenza e ho detto va bene.

L’album consta di undici canzoni ed è una disamina sulle relazioni umane e con il mondo. Richiamando il titolo di una canzone, quando e perché ti sei chiesto “A che serve l’amore?”

Me lo sono sempre chiesto. La risposta non è ancora arrivata. Il disco è pieno e ricco di domande che mi faccio e di quesiti. Di solito capita che quando scrivo delle canzoni e mi pongo delle domande, le risposte arrivano dopo un anno.

In “Più su”, una delle canzoni più belle dell’album, canti dell’essere unici e della bellezza, e allo stesso tempo, della voragine della perfezione. Ci racconti come è nata?

Basta guardarsi un po’ in giro e vedere come ci si comporta sui social e nella vita reale. Siamo tutti lì a sforzarci a pretendere il meglio da noi e dagli altri, a sforzarci con cure dimagranti o filtri dimagranti su Instagram per sembrare più belli, quando invece sostanzialmente il concetto di perfetto non esiste… e menomale. Sono proprio i dettagli e le imperfezioni a rendere qualcosa interessante. La spasmodica ricerca di questa perfezione è un biglietto per l’infelicità; invece essere tolleranti verso se stessi poi porta ad essere tolleranti verso gli altri e a vivere più serenamente.

“Eneide” è la canzone scritta per tuo figlio. Quanto l’esser diventato padre ha inciso sul tuo modo di fare musica?

Tutto incide sul mio modo di fare musica e destabilizza se poi la tua scrittura parla di te. Poi avere un figlio è una di quelle esperienze più profonde e più devastanti della vita. Se sei una persona come me – egocentrica e narcisistica – l’arrivo di un figlio ti rimette al tuo posto e.. finalmente l’aspettavo proprio!

In “Chat ti amo” affronti il tema dell’amore virtuale. Come mai hai sentito questa esigenza? Come credi saranno in futuro le relazioni sentimentali?

Le canzoni vengono fuori anche da sole. Per “Chat ti amo” l’idea è venuta perché mia moglie in gravidanza guardava un programma televisivo “Falsa identità”. Ogni puntata parlava di relazioni di coppia su internet per poi scoprire che dietro il pc c’era completamente un’altra persona. Ciò mi ha fatto molto ridere, non credevo potesse accadere ed è nata questa canzone. Spero che si ritorni ad essere più sinceri, in realtà. Ho una visione ottimistica. Spero che questa bolla tecnologica di Internet porti più consapevolezza.

Un lavoro certosino anche sugli arrangiamenti. Perché una scelta più electro e con più synth?

Fa parte dell’evoluzione naturale delle cose. Se il disco precedente era già in quest’ottica qua, ora mi andava di fare una cosa più “sintetica”. È un mondo a cui mi sono avvicinato solo negli ultimi anni. Ho iniziato, essendo un rockettaro, a fare dischi con chitarre, batteria e basso e poche tastiere. Adesso, sapendone di più, ho preferito usare i sintetizzatori, sperimentare anche per la musica che ascolto di recente.

Sei autore di “Ma che ci faccio qui” inserita nell’album “Le Migliori” di Mina e Celentano. Ci racconti l’esperienza e se hai avuto modo di confrontarti direttamente con loro?

Quel brano lo scrissi per Malika Ayane tre anni fa. A Malika non piacque perché non stava cercando quell’ironia. Caterina Caselli, mia editrice a quel tempo, mi disse: “Non preoccuparti. È un brano bomba questo ed io ci credo”. Due anni dopo, Caterina l’ha fatto ascoltare a Mina e a Celentano. È piaciuto molto a Mina, meno a Celentano. L’arrangiamento era completamente diverso, però ricordo che ero a fare aperitivo con i miei amici, la Caselli mi ha chiamato dicendomi: “Ora ti chiama Mina per parlare di quel pezzo là”. Dopo due secondi, mi ha chiamato Mina ed è stata una botta totale. Ci siamo sentiti più volte per provare a sperimentare una strada diversa, invece poi siamo tornati all’idea originale. Per me è stata una bellissima esperienza perché Mina è una persona molto molto tranquilla, serena e molto simpatica. È stato davvero molto interessante sentirsi cantare al telefono la tua canzone e poi mi ha messo subito a mio agio.

Oltre Mina e Celentano, vanti altre importanti e pregevoli collaborazioni. Ti va di raccontarci uno dei tanti incontri avuti, magari a quello a cui sei più affezionato?

Partecipavo ad un film a Londra come sound designer e music editor e c’era Johnny Depp che è stato una settimana con noi. È stato figo perché è stato una persona molto simpatica e tranquilla: proprio normalissima. A parte che molti sono così se ci lavori da tanto tempo: queste persone “illuminate” non hanno bisogno di eccedere nelle pose da star. Sono star e cercano probabilmente il contrario come Mina: cioè essere persone normali. Johnny Depp, l’ultimo giorno di set, mi ha regalato un paio di Clark che poi ho perso. È stato molto carino a regalarmi un paio di scarpe e lo ringrazio ancora adesso: “Ciao Johnny, grazie ancora!”

Agenda di Paletti per il 2018: cosa c’è in programma?

Il tour è partito e sta andando molto bene. Proseguiremo con il tour. C’è qualche collaborazione interessante. Sto scrivendo un pezzo nuovo per quest’estate. È tutto molto in divenire, posso solo dire che la collaborazione sarà con un’artista nazionale anche se vi è in ballo il nome di una donna. Siamo in alto mare. Saremo anche al Miami Festival e per quest’estate abbiamo anche un calendario molto ricco.

 

Sandy Sciuto