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Intervista a Marcus Menniti: la moda con una nuova idea di luxury

Marcus Menniti  ha 24 anni eppure è come se avesse già vissuto due vite. Origini calabresi, cresciuto tra Roma e Stoccolma, coglie al volo una borsa di studio per studiare e giocare a calcio negli USA, dove costruirà la sua carriera. Tra Chicago e Boston, studia psicologia e lavora come modello, ma è tra una lezione ed un’altra che nasce l’ispirazione. Per lui erano solo scarabocchi per scacciare la noia e aiutare la concentrazione durante la lezione, carta straccia da gettare nel cestino.

 

Finché un giorno capì che quei disegni erano molto di più.

La tua prima grande passione, quella per il calcio, ad un certo punto sei stato costretto ad accantonarla per motivi di salute. Ma a volte non tutto il male vien per nuocere. Cos’è accaduto durante il tuo infortunio a 16 anni giocando a calcio, che ti ha tenuto chiuso a casa per più di 6 mesi?

Sai, all’epoca vivevo in Svezia. In Svezia d’inverno ci sono pochissime ore di sole e fa veramente molto freddo. In quei 6 mesi di fermo ho avuto modo di scoprire dentro di me una passione fino a quel momento inesplorata: l’arte, la fotografia, la moda. La creatività, a 360 gradi. Il mio amore per il calcio poi è continuato, tant’è che sono andato in America proprio grazie ad una borsa di studio per giocare a calcio. Ma accanto a questa passione era fiorita in me anche quest’altra.

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Infatti il tuo primo approccio al mondo della moda è stato come modello, solo dopo sei passato ”dall’altro lato” della passerella, cioè come stilista. Oggi hai fondato un brand tutto tuo: com’è nato il marchio Menniti?

Il brand nasce dal mio amore per l’Italia: proprio perché sono stato per molto tempo lontano dal mio Paese, ho avuto modo di vedere con gli occhi di uno straniero il valore dell’italianità all’estero e quanto questa venga apprezzata e adulata.

Parlando con la gente, mi sono reso conto che tutti si illuminavano quando raccontavo delle mie origini italiane, della mia Calabria, delle tradizioni del Sud Italia in particolare. Così capii che quei bozzetti che disegnavo e le mie idee sulla moda, sulla bellezza, potevano diventare qualcosa di concreto e di reale. Nella mia carriera di modello, ho avuto modo di crearmi un network nel mondo del fashion system e con l’aiuto dei miei contatti sapevo che avrei potuto farcela. Così, mi sono messo a studiare, studiare e studiare ancora per avere le competenze necessarie a far partire il mio brand.

Non si trattava solo di realizzare abiti ma anche di saper gestire una società e volevo essere competente e preparato. Ho studiato molto, per capire il settore, la creazione, dove i brand falliscono, chi ha successo ma soprattutto perché. Non ero alla ricerca di risposte ma di ampliare la lista di domande da pormi. Così mi sono trasferito a Tampa per fare un Master in Imprenditoria alla prestigiosa The University of Tampa.

Alla luce di quello che hai detto sui tuoi valori e le tue passioni, se oggi dovessi trovare solo 3 parole per descrivere il bran Menniti, quali useresti?

In inglese userei la parola brave che in italiano si traduce come ”coraggioso” ma che in realtà va anche oltre a questo concetto.

Poi sceglierei la parola sublime, ed infine unico: sembra un cliché ma con ”unico” mi riferisco all’unicità dell’idea, non tanto del capo in sé. Menniti è unico in quanto perfetta sinergia tra antico e moderno, tra passato, presente e futuro, complice la mia esperienza multiculturale che tuttavia mi tiene ancorato alla mia italianità.

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Non hai scelto la parola lusso che invece è molto presente nel concept del brand. Che cos’è per te il lusso?

La mia idea di lusso è esclusività, artigianalità, personalizzazione ma sopratutto storia. Storia nel suo duplice senso: sia come storia passata sia come storia del prodotto in sé, come esperienza. Nel mio brand rivedo questo valori perché l’acquisto dei capi Menniti sono un’esperienza di lusso. Ad esempio, abbiamo attivato una partnership  con un pittore colombiano upcoming, Esteban Mantilla, per creare un’opera di arte esclusiva Menniti che sarà spedito a chi acquista i nostri capi. L’opera è unica e numerata, assicurandone l’esclusività. Questo per noi è il nuovo ”lusso”.

A chi o a cosa ti ispiri per le tue creazioni?

Non ci ispiriamo tanto ad altri brand o ad altri stilisti. Ci focalizziamo sui contrasti e sulle differenze, esaltandole. Nel processo creativo queste si traducono in simboli, colori, tradizioni, usi e costumi di paesi diversi, lette e interpretate in chiave moderna.

Un brand giovane e contemporaneo come il tuo, come si pone verso il grande tema della sostenibilità nella moda? Quanto è importante essere green e sostenibile per la filosofia Menniti?

Questo è un tema che mi sta molto a cuore. Come dicevo, sono cresciuto in Svezia, un paese molto attento all’ecosostenibilità e non solo a parole. La gente in Svezia è nata e cresciuta con un rispetto e una missione di salvaguardia dell’ambiente: vivere lì mi ha insegnato e trasmesso molto della loro filosofia di vita. Io ne ho fatto tesoro e ne ho fatto un caposaldo del brand Menniti. La sostenibilità non riguarda solo la produzione tessile ma tutto il circolo produttivo: dalla nascita del capo, a come viene lavorato, fino al suo capolinea dopo l’utilizzo. Innanzitutto in Menniti non andiamo mai in over production, cioè non produciamo in grandi quantità: questo è il primo passo verso l’anti spreco. Secondo, abbiamo fatto una scelta forte ma ben precisa: non usiamo il denim. Il denim come materiale, per il suo trattamento, ha un altissimo impatto ambientale. Richiede l’utilizzo di moltissima acqua e gli agenti per darne il colore e il lavaggio sono molto inquinanti. Inoltre, per sensibilizzare il cliente ad una visione della moda più green, abbiamo pensato ad un piccolo gesto: per ogni capo venduto della prima collezione, piantiamo un albero.

Qual è il progetto di cui vai più fiero realizzato fino ad ora e quali sono i tuoi progetti futuri?

Il brand Menniti è un grande orgoglio per me e mi rende fiero il successo che ha riscosso e sta riscuotendo. Siamo nati da solo 1 anno eppure siamo già stati invitati alla prossima Milano Fashion Week e anche a New York. Per me Menniti è un modo per celebrare il mio essere italiano, le mie radici e la visibilità della manifattura italiana all’estero.

Viviamo in un paese meraviglioso che tutto il mondo ci invidia ed è giusto valorizzarlo senza mai darlo per scontato. Un esempio che mi ha colpito è stato quando sono arrivato a Tampa, in California: il tavolo dell’ufficio accoglienza agli studenti della University of Tampa è fatto in marmo di Carrara. Quanti altri paesi al mondo possono vantare tali eccellenze? L’Italia è un’eccellenza, partendo dalla moda ma anche per l’enogastronomia, l’arte, la cultura, le bellezze naturali e molto di più!

Per l’appunto ci tengo invece a sottolineare che per la prossima collezione la produzione sarà totalmente made in Italy, cosa che purtroppo non ho potuto fare per questa prima collezione causa covid.

Per quanto riguarda i miei progetti futuri, posso solo anticipare ai Lettori che stiamo creando qualcosa di veramente nuovo con Menniti: una delle tante è la creazione del Club Menniti. Farne parte è essere un membro di Menniti, con l’invio di capi esclusivi e molto altro che ancor non posso svelare.

 

Lucrezia Vardanega