Intervista a Marco Greco: “Prima di essere artisti bisogna imparare ad essere uomini, sentire la vita”

Marco Casularo, in arte Marco Greco, nasce a Roma l’8 gennaio 1991. Profondi occhi neri incorniciati da due sopracciglia folte gli regalano un’espressione sempre un po’ accigliata, ma dalle sfumature immancabilmente dolci e sensibili.

Figlio d’arte – il padre, infatti, è musicista classico e docente di conservatorio – Marco sin da subito sentirà un legame viscerale con la musica, che lo porterà però col tempo ad allontanarsi dai precetti classici per seguire un suo percorso, sicuramente più tortuoso e accidentato, ma limpido e puro come solo quello di un cantautore professionista può essere.

La carriera di Marco è stata costellata da fortunati e stimolanti incontri, come quello con il Maestro Paolo Conte con cui intraprende una fitta corrispondenza artistica, disquisendo dei brani del cantautore e delle sue novità. “Bellissimi versi! Ottima narrazione concatenata!” commenta il Maestro al brano di Marco “Ortica e Rosmarino” che gli varrà l’ingresso nell’ottobre 2015 tra i 60 di Sanremo Giovani.

Successivamente, nel gennaio 2016 la carriera di Greco decolla ulteriormente: l’artista infatti vince con il brano “Sconosciuti” il “Premio Fabrizio De André“, premiazione  tenutasi all’Auditorio Parco della Musica di Roma. Tale evento segnerà ulteriormente il successo di Marco Greco grazie anche al prezioso incontro con Fausto Mesolella, anima musicale degli Avion Travel e per l’occasione giurato della premiazione.

Tra i due si instaura subito un rispetto reciproco e una stima profonda, il cui percorso porterà Mesolella a diventare il produttore artistico del primo disco di Marco, in uscita entro il 2018, il cui primo singolo “Tutta Mora” ha visto l’uscita recentemente, il 16 gennaio.

Noi di Social Up abbiamo avuto l’onore di intervistarlo, per scoprire più da vicino cosa nascondessero i suoi riccioli mori e la sua voce calda e profonda.

Con un padre docente di conservatorio e musicista classico, la tua passione per la musica non ci sorprende. Quando hai capito, però, di voler intraprendere un tuo percorso musicale personale diverso dalla musica classica?

Si probabilmente c’è qualcosa di “geneticamente tramandato” nel mio fare musica, nel senso che ho sempre avuto una predisposizione e una sensibilità alla musica, al ritmo e al suono. Ma intuivo già da piccolo che la musica classica non era la mia strada; non avevo voglia di approcciare la musica in quel modo andando subito ad affrontare l’aspetto tecnico, ma sentivo la necessità di anteporre la ricerca di un linguaggio mio personale che mi permettesse di raccontare le mie emozioni le mie domande, la mia vita.
Cosi mi sono avventurato in questo percorso, e dopo tanta ricerca posso dire di aver trovato una mia identità e un mio stile attraverso il quale mi piace raccontare le sensazioni, gli incontri, gli sguardi e i colori della mia vita, e la musica mi permette di farlo in profondità.

Se pensi all’infanzia e alla musica, qual è il tuo primo ricordo che ti viene in mente?

Mio Nonno che nelle mattine d’estate mentre facevamo colazione metteva a volume alto la voce meravigliosa di Luois Armstrong che cantava What a wonderfull world.. era come un mantra dentro casa mia.

Parlaci della tua formazione artistica: qual è l’insegnamento più prezioso che custodisci?

Sono stato fortunato negli incontri e posso dire di aver avuto due personalità guida senza e le quali forse non sarei quello che sono.
La prima è stata mia Zia, Francesca Benigni pittrice e artista eccezionale; andavo nel suo Atelier e passavamo pomeriggi interi a confrontarci su quello che scrivevo e su quello che lei dipingeva. È curioso da dire ma la mia maestra di musica è stata una pittrice.
Il secondo è stato Fausto Mesolella, musicista unico ed irripetibile che mi ha preso sotto la sua ala dopo la vittoria al Premio De Andrè e ha prodotto il mio disco d‘esordio.
Tutte e due queste figure mi hanno insegnato la stesse cose: che fare l’artista è una cosa seria che va fatta con dignità e verità per catturare la bellezza e la magia della vita, che non è un mestiere ma una vocazione e che prima di pretendere di essere artisti bisogna imparare ad essere uomini nel senso piu profondo del termine, sentire la vita.

Purtroppo tutti e due non ci sono più, ma dentro di me vivranno sempre.

La tua conoscenza musicale abbraccia i più grandi maestri della canzone italiana e non, da Modugno a Battisti, da Tenco a De André, o addirittura da Dylan a Cohen. Tra tutti, qual è l’artista che più si avvicina alla tua musica?

Di  Modugno adoro la vitalità che sprigiona la sua musica, di Battisti la delicatezza e l’intimità della sua voce unica, Dalla e Conte ognuno a modo suo sono due fuoriclasse assoluti e irripetibili, Dylan e Cohen stesso discorso; mi sento molto vicino a tutti questi nomi e ognuno di questi mi ha ispirato tantissimo poi quando devi comporre la tua musica ti devi staccare dai modelli e cercare la tua strada, la tua unicità.

Il brano “Ortica e Rosmarino” ti ha dato la possibilità di entrare tra i 60 di Sanremo Giovani: raccontaci della nascita di questo progetto e del conseguente rapporto con il Maestro Paolo Conte.

“Ortica e Rosmarino” è un brano a cui sono molto affezionato perché racchiude un po’ una sintesi del mio mondo sonoro e rappresenta bene la matrice mediterranea della mia musica; mentre lo scrivevo mi ricordo che pensavo anche a certi quadri di Chagall dove due amanti fluttuano nell aria con un mazzo di fiori in mano…è una canzone sognante.
Nel 2016 entrò nella rosa dei 60 di Sanremo Giovani  ma sono sicuro che andrà anche più lontano perché per me è un brano fortunato.

Questo, come quasi tutti i miei brani ogni tanto li mando al Maestro Conte con cui ho un rapporto epistolare e che ho avuto la fortuna di incontrare piu volte: lui mi da dei consigli preziosi e io prendo appunti.

Il tuo singolo “Sconosciuti”, che ti è valso la vittoria del rinomato Premio De André nel 2016, rappresenta la contraddizione di un amore intenso e distante. Ma cos’è per Marco Greco l’amore?

Non lo so e non credo di saperlo definire; so solo che è un enorme mistero che quando compare nella tua vita, la cambia e la accende di una luce meravigliosa. Come tutte le cose belle e profonde non si lascia catturare e imprigionare dalle parole, ma dalla musica a volte si. Una musica, e quindi anche una canzone, secondo me può riuscire nell’ impresa di raccontare o almeno di far  intravedere l’amore nelle sue infinite sfaccettature.. e forse è proprio per questo motivo che faccio il musicista.

Grazie al Premio De André hai avuto occasione di conoscere il grande Fausto Mesolella. È dalla vostra collaborazione che nasce il brano “Tutta Mora”, che anticipa l’uscita del tuo prossimo album. Anche in questo caso il protagonista del brano è l’amore, in una versione, però, più frizzante e spettinata. Come nasce questo brano e, soprattutto, quanto ha influito la collaborazione con Mesolella, non solo per il pezzo ma anche per la tua carriera?

L’incontro con Fausto è stato un incontro di quelli indelebili, umanamente e artisticamente.
Ci siamo incontrati nei corridoi dell Auditorium Parco della Musica dopo la mia vittoria al Premio de Andrè, lui era in giuria ed era rimasto molto colpito e affascinato dal mio brano, abbiamo parlato ci siamo conosciuti e ci siamo piaciuti subito; da qui è nata l’idea di fare un disco insieme.

Lavorare con lui è stato illuminante da tanti punti di vista e mi ha insegnato tantissimo: cercava sempre la bellezza e la verità negli arrangiamenti e non si faceva mai distrarre da altre logiche meno nobili di questa. Ha preso la mia musica e la ha resa piu matura e piu fruibile mettendo sempre al centro le canzoni, cosa che sanno fare solo i grandi produttori.

“Tutta Mora”, che è stato il primo capitolo del disco, è un brano ritmico ed ironico che tratta, col sorriso e la leggerezza di una “rumba mediterranea” la parabola di una storia d’amore, dall’euforia dell’inizio fino ad un inaspettato finale.

Il tuo album uscirà a breve: tre aggettivi per descriverlo.

L‘album probabilmente uscirà nell’autunno del 2018 e lo definirei con questi tre aggettivi: intenso, evocativo e soprattutto sincero.

Svelaci qualche anticipazione: che progetti hai per questo 2018?

Il 30 Marzo sarò in concerto col mio gruppo all’Auditorium Parco della Musica. Per un artista giovane calcare quel palco è sempre un grande traguardo e mi sto preparando al meglio. Sarà un gran bello spettacolo e ci sarà anche qualche sorpresa.. Vi aspetto!