Sempre più spesso i giovani che desiderano realizzare i propri progetti lavorativi sono costretti a lasciare l’Italia in cerca di fortuna altrove. Si parla tanto di “fuga di cervelli”, un fenomeno che durante il periodo pandemico è stato frenato, ma non cancellato del tutto. In virtù di tali considerazioni è, allora, estremamente interessante conoscere l’esperienza di chi ha fatto, invece, inversione di rotta. Come Luigi Cervone ed Elena Pavia, compagni sul lavoro e nella vita che dopo aver viaggiato per il mondo, hanno deciso di ritornare in Italia per lanciare la propria realtà: Seozen.
Scopriamo di più di questa startup insieme a Luigi Cervone, il quale ha raccontato a Social Up anche le ragioni che hanno spinto lui e la compagna a puntare ancora sull’Italia.
Quando e perché nasce Seozen?
“L’importanza di farsi trovare su Google per i servizi e prodotti offerti è diventata ancora più chiara in questi anni, condizionati da una crescita esponenziale del commercio elettronico, ed un aumento dei costi costante di altri canali di acquisizione, tra cui le sponsorizzate. Infatti, è grazie esclusivamente alla visibilità online che le aziende possono continuare ad acquisire traffico e clienti.
Ecco allora la scommessa: creare una piattaforma dove professionisti e neofiti della SEO possano essere guidati a 360° nel migliorare la visibilità organica di siti web.
Seozen nasce come idea e come concetto in piena pandemia nel febbraio 2020 da una visione ben chiara: aiutare marketer, e-commerce e web agency a migliorare la visibilità organica di siti web e contenuti online grazie a tool innovativi e guidati, ed offrire così un’alternativa alle costose e complicate SEO Suite. Abbiamo così rivoluzionato il settore con un approccio guidato offrendo in un solo luogo: strumenti, suggerimenti personalizzati e un servizio di assistenza dedicata”.
Luigi, ti sei laureato in Economia in Italia, ma ti sentivi poco valorizzato ad investire nei tuoi progetti prima di Seozen. Raccontaci di quel momento e delle motivazioni che vi sono dietro la scelta successiva, di fare le valigie alla ricerca di un posto nel mondo per le tue idee. Avete vissuto due anni in Australia e poi in Inghilterra, a Brighton. Che tipo di esperienza è stata e quanto vi ha arricchito dal punto di vista professionale e personale?
“La mia affermazione ‘Per gli altri stavo solo facendo giochetti al pc’, in realtà non mira a dire che mi sentivo poco valorizzato. 10 anni fa il settore digital in Italia era agli albori e sarebbe emerso solo anni dopo. Eravamo molto giovani, avevamo intuito che il mondo digitale sarebbe stata la strada che avremo percorso, ma avevamo bisogno di evadere da una realtà locale per coltivare le nostre idee.
All’estero il mondo digitale non era percepito come qualcosa di nuovo, le aziende erano già preparate ad investire in questa nuova forma di marketing emergente ed io ed Elena abbiamo beneficiato soprattutto del fatto che queste aziende investissero nella nostra formazione.
Abbiamo trovato persone che parlavano la nostra stessa ‘lingua digitale’, ci hanno aperto la mente, ci hanno permesso di concretizzare maggiormente quello che poi è diventata la nostra professione, poi la nostra impresa”.
Uno stile di vita, quello in Inghilterra, che poco si sposava con l’obiettivo primario della vostra scelta della partenza: realizzare il vostro personale progetto. Ma se questo era stato anche il limite che vi aveva imposto di lasciare casa qualche anno prima, perché ritornare in Italia?
“Mi piace pensare all’Italia non come un limite, ma un punto di partenza. Le esperienze all’estero ci hanno poi permesso di crescere personalmente e professionalmente, ed acquisire consapevolezza maggiore sui nostri progetti.
Avremmo potuto lasciare il nostro lavoro fisso e far partire il nostro progetto sempre in Inghilterra, ma è stato lo studio del settore che ci ha fatto capire che sarebbe stato più interessante poter iniziare ad investire in Italia.
Dopo 10 anni dalla nostra partenza, l’Italia era digitalmente pronta ad accogliere la nostra soluzione.
Abbiamo così inviato diversi questionari ai proprietari di piccole e medie imprese, chiedendogli di cosa avessero davvero bisogno in campo SEO. Cosa è emerso?
Diversi aspetti che ci hanno permesso di definire le fondamenta di Seozen. Gli imprenditori volevano avere un supporto umano e costante nelle migliorie SEO per il loro sito; molti pagavano un tool senza ottenere i risultati che avevano in mente; molti pagavano un tool ma ne utilizzavano solo il 10% perché difficile e complicato da usare. Raccolte queste informazioni, poteva nascere Seozen”.
Il sogno, tra i tanti ostacoli, si è poi realizzato. Ed oggi la vostra startup, Seozen ha raggiunto i 100.000€ di fatturato nel primo effettivo anno di attività. È stata selezionata tra le migliori 100 startup in Italia secondo DigithON 2022 e ha ottenuto il riconoscimento Best Practices per l’Innovazione da Confindustria di Salerno. E voi, inoltre, avete vinto il premio Silver Marketers Award 2022. Cosa significano per voi questi risultati?
“Dall’inizio, abbiamo deciso che Seozen doveva essere people-oriented, più di qualsiasi altro Saas SEO in circolazione. In un mondo di software SEO freddi e impersonali, il nostro doveva essere ‘umano’ e accogliente. Questi risultati hanno contribuito a validare la nostra idea.
Cosa significano questi primi risultati? Sono certamente da motivazione, ci portano a pensare di investire sempre più su formazione e sviluppo del progetto”.
Mi ha colpito molto una vostra dichiarazione che riporto qui di seguito:
Crediamo profondamente che il marketing possa essere utilizzato per portare positività, in un modo che dia alle persone ciò di cui hanno bisogno (e stanno ricercando) cambiando così la loro vita.
Questa frase riassume un po’ il vostro viaggio, che è poi è anche lo stesso della vostra impresa. Da un’idea, Seozen, si è concretizzato in un progetto che è diventato la prima piattaforma di Search Marketing che guida imprenditori e founder all’ottimizzazione del proprio sito web al fine di incrementare il traffico organico da Google, combinando Intelligenza artificiale e supporto personalizzato. Cosa vuol dire, però, oggi dare valore positivo alle operazioni di marketing? E perché gli imprenditori, pmi, startup e web agency, dovrebbero essere coscienti di vantaggi offerti dal vostro servizio?
“Io ed Elena, così come nel resto del mondo siamo esposti ad un numero incredibile di messaggi pubblicitari tramite un marketing aggressivo e tecniche psicologiche per un acquisto immediato e inconsapevole. Il problema è che la nostra mente non ha un processore mentale talmente potente per poter contrastare l’ansia che si genera nel dover prendere tutte queste decisioni in maniera razionale. E questo ci porta ad consumo sfrenato di cose inutili.
Noi promuoviamo un consumo consapevole, sostenibile e il ritorno alla semplicità, aiutando i nostri iscritti con la Search Engine Optimization, con un marketing che dia alle persone ciò di cui hanno realmente bisogno (e stanno ricercando) cambiando così positivamente la loro vita”.
In Italia, ma nel mondo in generale, c’è ancora un divario molto forte tra uomo e donna quando ci si affaccia al settore degli imprenditori startup e del digital tech. Che contributo volete dare a tal proposito?
“Questa riflessione è per noi molto importante, la nostra mission con Seozen è anche quella di contribuire ad eliminare il gender gap. Secondo un recente sondaggio solo il 25% delle persone che lavora nel campo tech è donna, un dato che è sicuramente molto discriminatorio. Elena è a tutti gli effetti co-founder di Seozen, e questo non può che essere un valore aggiunto per la nostra startup e non solo.”
Luigi, questa tua risposta mi spinge a ricordare, allora, ancora una volta a chi ci legge – ragazze che vorrebbero lavorare in questo settore o datori di lavoro in cerca di figure da inserire nel proprio team – che competenza e professionalità non hanno genere!
Molte giovani menti si trovano ogni anno a compiere delle scelte difficili, come quella di lasciare l’Italia per cercare di inseguire i propri sogni altrove. Voi, che avete viaggiato molto prima di comprendere le possibilità che l’Italia poteva offrirvi in questo settore, che messaggio vorreste che passasse dalla vostra esperienza di vita e di lavoro?
“Noi tutti siamo oggi il risultato delle scelte ed esperienze fatte in passato. Sicuramente partire per uscire da quella che chiamiamo comfort zone, ci ha fatto vivere moltissimi momenti difficili, momenti in cui pensavamo di non farcela. Così ci siamo circondati di persone che ci hanno stimolato, aiutato a crescere in un ambiente ricco di stimoli, insegnamenti e nuove visioni.
Lasciare l’Italia per poi tornare è il nostro esempio, la nostra storia. Tornassi indietro ripartirei altre 100 volte.
Ma questo tipo di esperienza non è per tutti – e va bene così. Ogni giorno possiamo trovarci a compiere delle scelte difficili. Il nostro consiglio quindi è non rimandare quel sogno nel cassetto, non restare bloccati in una vita che non ci rende felici, ma di superare la paura di lasciare il porto sicuro, e capire quanto è bello il mare”.