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Intervista a Josh Stewart degli High Tropics: il ritorno del soud indie rock

Probabilmente non conoscete e non avete ancora sentito parlare degli High Tropics. È vero, in Italia non sono ancora molto conosciuti, ma possiamo assicurarvi che se siete amanti della musica rock e dell’indie americano loro potrebbero piacervi.

Abbiamo intervistato il loro front man, John Stewart, siete pronti a saperne di più?

Chi è Josh Stewart e chi sono gli High Tropics?

Sono Josh Stewart, un cantautore di QLD, in Australia. Come ispirazione di gestione dei meccanismi della band mi ispiro molto a quello dei  Tame Impala. Gli High Tropics esistono in due entità: la componente di scrittura delle canzoni e quella di registrazione, quest’ultima è la base del progetto e che rimane perlopiù uno sforzo solista. Per quanto riguarda la parte di live, come show e concerti, e lo spettacolo sono molto dipendente dalla mia band. Chris Pickett al basso, Pat Ferris alla chitarra, Curtis Burns anch’esso alla chitarra e Christian Dunne alla batteria.

Perchè avete deciso di chiamarvi High Tropics?

Personalmente scrivere e suonare sono il mio modo per scappare dalla realtà. Quando ho deciso di dare un nome a questo progetto ho cercato di  creare un nome che mi desse la sensazione genuina che mi trasmette la musica. Volevo un nome che esprimesse cos’è la musica per me al 100%, ma anche un nome che potesse significare qualcosa anche da solo, quindi: High Tropics.

Come è nata l’idea di creare una band?

A dire il vero, non avrei mai pensato che tutto quello che stavo facendo sarebbe potuto diventare una band. Scrivevo e registravo musica senza alcuna alta aspirazione, se non quella di cercare di creare la migliore musica possibile. Alla fine il mio sforzo singolo è stato premiato e mi è stato offerto un contratto discografico da un’etichetta a Los Angeles. Da lì è nato tutto il resto.

Come nascono i vostri brani?

Solitamente scrivo e registro in contemporanea. Questo è un processo che ho perfezionato nel corso degli anni, ma mi permette di sapere in modo migliore e in anticipo se il brano o l’idea musicale a cui sto lavorando sarà valido o no.

Cosa o chi influenza il vostro sound?

Traggo più ispirazione da canzoni o spartiti che da gruppi o artisti, ma se dovessi fare una lista dei miei 5 artisti preferiti di tutti i tempi sono gli Oasis, i Beatles, i Rolling Stones, i Killers e gli Strokes.

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Come avete reagito ai primi successi?

Fortunatamente i feedback sono stati positivi. È stato molto incoraggiante sapere che a persone al di fuori di noi piaceva ascoltare i nostri brani. Ne vale davvero la pena.

Avreste voluto esibirvi in un’altra epoca o siete felici di poterlo fare in questo periodo storico?

Gli anni ’60 o gli anni ’80 sarebbero state le epoche perfette per me e per noi.

Secondo voi, come appare oggi il panorama musicale?

Penso sia un momento estremamente emozionante ed eccitante per la musica ora. Abbiamo a portata di mano e a disposizione la tecnologia, ora l’unico reale ostacolo è la nostra mente. Per esempio si può letteralmente memorizzare un intero album all’interno del pc, è fantastico. Il mondo della musica è sovraccarico, la diversità musicale non è mai stata così eccellente come ad oggi. Se si vuole ascoltare vaporwave per il resto della tua vita, probabilmente, ci  sarebbero abbastanza canzoni da ascoltare. Paradossalmente, ora come ora, si potrebbero ascoltare canzoni dello stesso genere per almeno 20 anni senza che nessuna canzone venga ascoltata più di una volta.

Che progetti avete e cosa vi aspettate dal futuro?

Non vogliamo sbottonarci troppo, ma se tenete occhi e orecchie aperte, potrebbe essere in arrivo qualcosa di nuovo firmato High Tropics.

Silvia Menon