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Intervista a Ivan Granatino, King della scena urban rap napoletana

Ivan Granatino è un artista che non può più essere contenuto nei confini astratti di una regione, quella campana. La sua musica, ma soprattutto la sua perseveranza nella contaminazione di più generi hanno fatto scuola e le cifre lo confermano. Con 30 milioni di stream su Spotify e 86 milioni di visualizzazioni su YouTube, Ivan Granatino si conferma una delle voci più interessanti della “Nuova Napoli”.

Sì, è così che si è presa l’abitudine di definire quell’insieme di sound che si strutturano con e sul dialetto napoletano e, che stanno investendo la scena urban, rap, RnB di tutta Italia. Negli ultimi anni non c’è album in cui non trovi spazio la “Nuova Napoli” ed Ivan Granatino si può considerare il king di questa lunga tradizione che ora si sta imponendo ovunque. Ivan si può definire un precursore che ha saputo plasmare il neomelodico svezzandolo dalla matrice di preconcetti che l’accompagnavano. Si potrebbe con molta tranquillità affermare che Ivan Granatino ha fatto scuola senza la quale non esisterebbero giovani cantautori che ora solcano la scena rap italiana.

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Ivan Granatino ha rilasciato recentemente il suo Ingranaggi 2.0, un doppio album che raccoglie le canzoni più importanti pubblicate negli ultimi anni. La special edition contiene 34 tracce, tra cui due brani presenti nella colonna sonora di “Gomorra 5 – l’ultima serie”, “Napule Allucca” e “L’addore Forte D’o Mare”. Il disco contiene anche la canzone “Tutto Apposto” presente in “Gomorra 4” e “Guagliuncè” scelto per l’ultimo film “Mancino Naturale” dì Salvatore Allocca con Claudia Gerini e Massimo Ranieri.

Attualmente è in radio il singolo “Mentirosa Mia”.

Il tuo ultimo progetto Ingranaggi 2.0, conta ben 34 tracce… Com’è nato?

Ingranaggi 2.0 è la fine di un percorso e l’inizio di un qualcosa di nuovo. Non è solo una raccolta, ma anche un CD. All’interno c’è Ingranaggi uscito nel 2017, ma anche diversi singoli pubblicati nel tempo fino ad oggi e ben altre 10 tracce inedite. Così nasce Ingranaggi 2.0. Un progetto iniziato nel lontano del 2015, da quando ho iniziato a scrivere Ingranaggi. Nel percorso sono diventate 34 tracce. Ci sono alcuni pezzi come Napule Allucca, L’addore Forte D’o Mare e Tutto Apposto, che fanno da sfondo a Gomorra. Guagliuncè che è colonna sonora del film Mancino Naturale di Salvatore Allocca .

Un progetto anche ricco di collaborazioni. Ci sono numerosi feat, da Franco Ricciardi ad Andrea Sannino, a Clementino. Nell’insieme c’è anche un concerto, registrato nel 2018 alla Casa della Musica di Napoli. Un QR code, così chi vuole può scanerizzarlo e tramite link potrà guardare il concerto, dalla regia di Luciano Filangieri.

Come mai la scelta di fare anche un’edizione limitata di 500 pezzi fisici?

E’ una scelta dettata dal tempo. Il supporto fisico è diventato un oggetto da collezione per i fan più affezionati. Ormai è tutto in formato digitale. Mi sarebbe piaciuta la realizzazione di un vinile, ma il progetto è così corposo che avrebbe richiesto ben 4 vinili. Ho preferito, quindi, un doppio CD in serie limitata. 500 copie numerate per i fan più affezionati, per coloro che vorranno conservare  e stringere tra le mani qualcosa di fisico.

Per i fan, ma anche per i nostalgici… Un po’ come i libri.

Esatto. E’ un po’ triste che il digitale con tutti i suoi vantaggi abbia spazzato via la sensazione dell’avere tra le mani un oggetto fisico. Anche i social che hanno aperto a chiunque una finestra sul mondo, portano con se questa sensazione di astratto. Parto dalla mia esperienza. Sono nato come artista locale che pian piano ha cercato d’oltrepassare la propria regione per diffondere la mia musica a livello nazionale. Oggi, invece, con il digitale e i social, dal giorno zero, si nasce come artisti su grande scala. La rete apre uno spiraglio ovunque, non si è più limitati alla radio e alla televisione. Sebbene io non sia ancora un artista da alta rotazione ho la mia fan base che mi segue in tutta italia.

La rete offre molte opportunità, ma accelera anche i tempi di fruizione…

E’ vero. I social hanno velocizzato tutto, anche la fruizione e i tempi della musica. In passato, un brano che diventava hit faceva da traino ad un intero album. Chi voleva ascoltare quel singolo comprava e magari ascoltava l’intero album di un artista. Ora, invece, con strumenti come Spotify si cerca un brano specifico e una stessa hit ha tempi che non superano i 3-4 mesi. Inoltre, automaticamente, queste piattaforme ti offrono una selezione di musica e di artisti simili, allontanandoti dalla tua ricerca primaria…

Secondo te com’è cambiata la scena urban rap napoletana?

Noi artisti campani abbiamo da sempre il nostro seguito. Anche se si ascoltano artisti come Gué o Marra, rimane sempre un attaccamento e un legame con i nostri suoni, legati alla nostra cultura e alla nostra musica. Che piaccia o no, il Napoletano è una lingua, ma anche un genere. Si passa dal neomelidoco al rap al neo urban di cui mi occupo. Noi abbiamo la nostra musica. Ricordo quando Vasco Rossi, in un’intervista affermo: “Venire a Napoli e riempire lo Stadio San Paolo è una doppia soddisfazione, perché non è semplice, in quanto Napoli ha la sua musica.” La musica napoletana è ascoltata in tutta Italia ed è davvero l’unica che ha solcato il mondo.

Si può parlare dunque di filone o scuola per questa tipologia?

Sicuramente. Io che provengo dalla musica partenopea, la “neomelodica”,  ho cercato di contaminarla, con il rap insieme a Franco Ricciardi, per renderla appetibile a tutti e far cadere quei pregiudizi che l’accompagnano. L’urban rappresentato da me o da Geolier, tra linfa dalla neomelodica. Questo genere è la più alta forma di urban che possa esistere. Più musica da strada della neomelodica non esiste nulla.

Come nascono gli incontri con Ricciardi e Sannino?

Con Ricciardi abbiamo iniziato a collaborare già 15 anni fa. Con A’ Storia e Maria, abbiamo cercato di sdoganare quel genere di nicchia che era il rap/hiphop napoletano. Grazie a Franco che è sempre stato super popolare siamo riusciti a portare questo mood nelle case delle persone e da lì che nasce questa contaminazione tra la musica napoletana e il rap napoletano. Questa fusione a distanza di anni ci ha dato ragione. Le collaborazioni nascono innanzitutto da una stima artistica e poi quando c’è aggregazione nella musica è la cosa più bella. Cito il maestro Avitabile: “La musica è aggregazione!” E deve essere così. Al di là dell’aiutarsi è un’esigenza espressiva di collaborare.”

I tuoi brani sono colonne sonore di Gomorra e di film… Com’è sentire i propri brani sulle immagini?

Dopo anni mi sono un po’ abituato. Ho provato la prima forte emozione 15 anni fa, quando Matteo Garrone mise la A’ Storia e Maria come colonna sonora del suo film Reality. Lì fu una forte emozione. Poi è iniziato Gomorra, con la prima stagione e, anche lì, è stata ripresa la stessa canzone. Adesso guardando l’ultima puntata di Gomorra 5, in cui è stato scelto il mio pezzo, L’addore ro mar, con una sincronizzazione emozionante… Non ti nascondo che mi sono scappate delle lacrime. E’ stata data anche giustizia a un pezzo sottovalutato e meno commerciale. Grazie a Gomorra è arrivato ai cuori delle persone un brano che a mio avviso merita tantissimo.

Per il futuro oltre ai firma copie che programmi ci saranno?

Ripartirò con un tour da Napoli, dalla città che mi ama e mi sostiene di più, ma farò il giro di tutta Italia.

Benito Dell'Aquila