Intervista a Giuseppe Scionti: “Ecco il futuro in cui la carne si stampa in 3D”

Giuseppe Scionti è un ingegnere biomedico. Se descrivessimo così il suo lavoro, molto probabilmente saremmo pressapochisti (e noi, lungi dall’esserlo). Giuseppe, in realtà, è un giovane come noi. Di diverso (oltre alla sua grandissima intelligenza), c’è che si è davvero rimboccato le maniche, cercando di fare la differenza.

Dopo essersi laureato in Ingegneria Biomedica presso il Politecnico di Milano nel 2008, ha deciso di lasciare l’Italia per iniziare una vita come ricercatore all’estero. Prima a Göteborg (Svezia), dove ha ottenuto la Laurea Magistrale in Bioingegneria nel 2010, poi a Granada (Spagna), dove si è specializzato in Ingegneria Tissutale e Biomedicina con un Master e un Dottorato cum laude. In seguito, ha lavorato come ricercatore per rigenerare vari tessuti umani tra l’UCL di Londra e Santiago del Cile, utilizzando una varietà di bio-materiali di origine naturale. Nel 2015, è stato richiamato in Europa dal Politecnico della Catalogna, per lavorare come professore e per sviluppare una tecnologia d’avanguardia chiamata “biostampa”.

Da ricercatore, ha partecipato a diversi progetti di ricerca internazionali, ha pubblicato ed è revisore di numerosi articoli pubblicati su importanti riviste scientifiche. Ha pubblicato, nel 2014 come co-autore, un brevetto internazionale per lo sviluppo di biomateriali “smart” contenenti nano particelle magnetiche. Nel 2018, ha inventato e brevettato una nuova tecnologia, unica al mondo, che permette di produrre, con una stampante 3D, carne vegetale con la consistenza e le proprietà nutrizionali della carne animale, ma utilizzando unicamente ingredienti naturali, non di origine animale, e tecniche all’avanguardia di gastronomia molecolare e di biostampa.

E oggi?

Questo 2019 a Giuseppe ha portato davvero tantissime soddisfazioni. Una, sicuramente, il poter parlare al TedX di Treviso di quest’anno, raccontandoci di ciò che ama, del suo lavoro e di come dovremmo rendere anche noi, nel nostro piccolo, la terra un posto migliore.

Ingegnere di giorno e inventore di notte (magari anche viceversa), ma i sogni da realizzare di Giuseppe, quando era bambino, erano proprio questi?

Sì, penso proprio di sì. O, per meglio dire, sapevo ciò che mi interessava: la bioingegneria, la medicina, la medicina sportiva e anche tanto l’ambiente. Alla fine, sono riuscito ad unire tutte le cose; in particolare modo la bioingegneria e l’ingegneria ambientale, utilizzando le tecnologie per realizzare tessuti, normalmente utilizzati per la medicina, creando invece un pezzo di carne che potrebbe contribuire alla lotta contro il cambiamento climatico.

Dagli ultimi risultati si è evinto che l’impatto ambientale della filiera della carne è elevatissimo, sia in termini di emissioni di gas serra sia di consumo delle risorse. È la stampante 3D, inventata da te, colei che può essere in grado di finalmente mettere un punto a questo scempio?

In realtà la stampante di mia invenzione serve a creare i prototipi iniziali e a dimostrare che la tecnologia in questo ambito può funzionare. Permette anche di collaborare con alcuni ristoranti, per migliorare i prototipi, o con agenzie aerospaziali o ospedali per creare alimenti personalizzati. Per avere impatto sul pianeta, in realtà, vorremmo cercare di farlo più efficientemente possibile. Attualmente la stampante in sé non è molto efficiente. Sarà più utile, una volta ottimizzato il processo, cercare di utilizzare macchine più veloci.

Il progetto per il 2021 è proprio quello di avere una Pilot Plant, cioè una macchina pilota molto più grande, differente da una stampante ma molto più simile ad un estrusore classico, e cercare di produrre in massa questi alimenti. Sarebbe ancora meglio riuscire poi a dotare le aziende di carni, che vogliono ampliare le loro linee di produzione, di queste tecnologie. Trovare un’alternativa vegetale valida nei supermercati o nei ristoranti sarebbe meraviglioso. Solo in questa maniera potremo dare un impatto ambientale minore. Nel breve termine, entro il 2020, vorremmo riuscire a fornire un prototipo perfetto in forma, sapore, consistenza e valori nutrizionali, così da arrivare al 2023 con questo progetto su scala italiana.

Di tutti i pro che abbiamo visto, ci saranno sicuramente anche dei contro, possibilmente legati ai costi di produzione di questa invenzione. È corretto?

I contro possono essere molti, per cui bisogna scegliere bene i collaboratori, i partner e gli ingredienti. Perché, per esempio, si possono sbagliare le fonti degli ingredienti e sceglierne di non sostenibili, sani o che non sono adatti a rappresentare il cibo del futuro. Quello che però si dovrebbe cercare di fare è di immaginare un futuro distopico in cui il cibo tecnologico “in pillola” possa prendere il sopravvento. Noi, nel nostro, lavoriamo ogni giorno per far sì che questo progetto porti a dei risultati reali, concreti, ma soprattutto funzionali per quella che è la nostra concezione di cibo.

Sappiamo perfettamente che sarà difficile. Soprattutto nei Paesi in cui si tiene tantissimo a ciò che si mangia e si ha una grandissima cultura del cibo, ma vogliamo farcela. Possiamo riuscire a dimostrare al mondo intero che è possibile rinunciare alla carne, evitando tutti i problemi di filiera che ne conseguono e che non necessariamente tutto questo dev’essere visto e vissuto come un sacrificio. In Europa e in America si mangiano proteine fino a quattro volte in più del dovuto: questo non fa bene a nessuno.

Per chi non sapesse come funziona, com’è in grado di creare della carne una stampa in 3D partendo da zero?

Su piccola scala, si tratta di una bio stampante che, invece di estrudere fibre utilizzabili per la ricostruzione di organi artificiali, si occupi di utilizzare ingredienti vegetali per la creazione di cibo edibile. In pratica, si tratta di ordinare le fibre vegetali, a livello microscopico e nano-metrico, e truccarne le proteine, in maniera tale che si orientino e si distribuiscano come se fossero animali piuttosto che vegetali. In natura, una cosa del genere, non è mai stata necessaria; lo è diventata adesso perché l’essere umano è sempre più attratto dalla carne, senza rendersi conto di cosa comporti l’eccessivo e immotivato utilizzo di queste materie prime. Avere un’alternativa più sana nei confronti di tutti si può ottenere e questa stampante è ciò che sta cercando di mettere in atto.

 

Dove possiamo posizionare l’Italia nell’impegno e nella ricerca per debellare le problematiche ambientali? Esiste qualcosa che ognuno di noi potrebbe fare nel proprio piccolo?

In Italia abbiamo avuto sempre grandissime personalità, proprio perché siamo un paese molto creativo. Bisogna approfittare di questo nostro estro per cercare di creare. Dovremmo evitare che la crisi economica, la sfiducia nelle istituzioni, nei giornali o negli esperti, porti ad essere tutti estremamente frustrati e pessimisti. Cercare di essere costruttivi, niente di più. Ognuno di noi, nel proprio piccolo, dovrebbe cercare di apportare il proprio aiuto come può. Criticare è molto facile, rischiare ed impegnarsi a cambiare, invece, è difficilissimo.

Avere un’idea e portarla avanti, nonostante la possibilità di avere sbagliato, è aberrante, lo so. Se però nessuno tenta, non saremo mai in grado di fare la differenza per un futuro moderno ma perfettamente ecologico e funzionante. L’Italia deve comprendere che abbiamo, adesso e in passato, un potenziale incredibile; la critica, se non è costruttiva non serve a niente. Dovremmo tutti rimboccarci le maniche in maniera positiva, cercando di migliorare ogni cosa a priori. Non provando a trovare soluzioni quando ormai sembra già tardi. Un futuro migliore lo si può ottenere, basta provarci sul serio.

Nel nostro piccolo, è possibile mettere in atto qualche cambiamento, volto ad aiutare il pianeta in cui viviamo?

L’atto più concreto che ognuno di noi dovrebbe fare in piccolo, non riguarda necessariamente l’ambiente. L’importante è che ognuno di noi faccia qualcosa di buono per la comunità in cui vive. La maniera più semplice, che promuove anche David Attenborough sui suoi documentari trasmessi su BBC Earth, è: sprecare meno. Sforzarsi di non consumare in maniera inutile energia, cibo o qualsiasi cosa compriamo.

Dovremmo farci ricordare, nelle generazioni future, come coloro che hanno almeno tentato di fare qualcosa contro la crisi ambientale, non passando per chi non si è accorto del problema. Dobbiamo essere i primi ad aver lottato per questa crisi globale che ci portiamo dietro da intere generazioni passate.

Alessia Cavallaro